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Ilva, fu 'disastro ambientale'
Condannati sia i Riva che Vendola

La Corte d'Assise di Taranto ha condannato a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, 3anni e mezzo all'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola

Ci siamo, la sentenza è arrivata e certo poco ci rallegra riscontrare che, con la disposizione della confisca degli impianti Ilva sub judice, prende corpo con molti anni di ritardo quanto sollecitato nell'editoriale del 19 agosto 20212 correlato in calce. E' solo un primo passo, ma il segnale è importante.

Riva Ilva

La Corte d'Assise di Taranto ha condannato a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'Ilva, tra i 47 imputati (44 persone e tre società) nel processo denominato 'Ambiente Svenduto' sull'inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico. Rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all'avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. La pubblica accusa aveva chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva.  

Taranto Corte Assise Ilva

Tre anni e mezzo di reclusione sono stati inflitti dalla Corte d'Assise di Taranto all'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, sempre nell'ambito del processo per il presunto disastro ambientale negli anni di gestione della famiglia Riva. I pm avevano chiesto la condanna a 5 anni. Vendola è accusato di concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull'allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far "ammorbidire" la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall'Ilva. 

La stessa Corte d'Assise di Taranto ha condannato a 21 anni e 6 mesi di carcere l'ex responsabile delle relazione istituzionali Girolamo Archinà e a 21 anni l'ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso. E' stata inoltre disposta la confisca degli impianti dell'area a caldo, che furono sottoposti a sequestro il 26 luglio 2012 e delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva Forni Elettrici. Condannato a 17 anni e sei mesi l'ex consulente della procura Lorenzo Liberti.

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Condannato a 2 anni l'ex direttore generale dell'Agenzia per l'ambiente (Arpa) della Puglia, Giorgio Assennato, accusato di favoreggiamento nei confronti di Vendola. Secondo l'accusa, Assennato avrebbe taciuto delle pressioni subite dall'ex governatore affinché attenuasse le relazioni dell'Arpa a seguito dei controlli ispettivi ambientali nello stabilimento siderurgico. Il pm aveva chiesto la condanna a un anno. Assennato, che ha sempre negato di aver ricevuto pressioni da Vendola, aveva rinunciato alla prescrizione. 

Ilva Vendola

La reazione dell'ex governatore della Puglia, non si è fatta attendere: "Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità - ha detto Nichi Vendola dopo la sentenza - è come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l'ombra di una prova. Una mostruosità giuridica avallata da una giuria popolare colpisce noi, quelli che dai Riva non hanno preso mai un soldo, che hanno scoperchiato la fabbrica, che hanno imposto leggi all'avanguardia contro i veleni industriali. Appelleremo questa sentenza, anche perché essa rappresenta l'ennesima prova di una giustizia profondamente malata".

michele emiliano  (66)

Con una nota diffusa, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha commentato la sentenza: “La giustizia ha finalmente fatto il suo corso, accertando che i cittadini di Taranto hanno dovuto subire danni gravissimi da parte della gestione Ilva facente capo alla famiglia Riva. I delitti commessi sono gravissimi e sono assimilabili a reati di omicidio e strage non a caso di competenza della Corte d’Assise al pari di quelli per i quali è intervenuta la pesantissima condanna".

"La sentenza è un punto di non ritorno - ha sottolineato Emiliano - che deve essere la guida per le decisioni che il Governo deve prendere con urgenza sul destino degli impianti. Gli impianti a ciclo integrato, che hanno determinato la morte di innumerevoli persone tra le quali tanti bambini, devono essere chiusi per sempre e con grande urgenza per evitare che i reati commessi siano portati ad ulteriori conseguenze e ripetuti dagli attuali esercenti la fabbrica".

Ilva decarbonizzare


"L'attività industriale attuale a ciclo integrato a caldo va immediatamente sospesa - ha ribadito Emiliano - e si deve decidere il destino dell'impianto e dei lavoratori. La Regione Puglia, parte civile, ha richiesto ed ottenuto la condanna degli imputati e della società al risarcimento dei danni che saranno quantificati in separata sede ottenendo una provvisionale di 100mila euro. E pertanto ha titolo per iniziare una causa civile contro tutti coloro che hanno provocato il danno e contro coloro che eventualmente stanno continuando a cagionare danni ambientali e alla salute".

"Non ci arrenderemo mai alla sottovalutazione colpevole della tragica e delittuosa vicenda ex Ilva e agiremo su tutti i fronti che le normative italiane ed europee ci concedono. Sarà guerra senza quartiere a tutti coloro che in ogni sede hanno colpevolmente sottovalutato o agevolato i reati commessi".

GiustiziaperTaranto2

"Per quanto riguarda il risarcimento che la Regione Puglia deve assicurare, per fatti accaduti prima della attuale amministrazione, siamo pronti a far fronte alla richiesta risarcitoria ove essa sia confermata dalla sentenza definitiva".

"Siamo consapevoli però - ha cocludo Emiliano - che la Regione Puglia dal 2005 in poi è stata l’unica istituzione ad aver concretamente agito per fermare quella scellerata gestione della fabbrica, almeno fino a quando non è stata estromessa per legge da ogni possibilità di intervento sui controlli ambientali, con leggi nazionali che hanno fatto eccezione alle regole in vigore per il resto d’Italia”.

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Pronto il commento anche del senatore del Pd, Dario Stefàno, presidente della commissione Politiche europee a Palazzo Madama: "Conosco Nichi Vendola come pubblico amministratore e come uomo e non posso che comprendere la sua reazione, dopo aver dedicato la vita intera alle battaglie per la legalità e la vita. Le sentenze non si commentano mai, ma continuo a credere nella sua totale innocenza ed onestà". 

Riva Ilva

L’Avvocato Luca Perrone, difensore di Fabio Riva ha così commentato la sentenza di primo grado del processo tarantino: “I Riva hanno costantemente investito ingenti capitali in Ilva al fine di migliorare gli impianti e produrre nel rispetto delle norme. Il totale degli investimenti erogati sotto la loro gestione ammonta a 4,5 miliardi di euro, di cui 1,2 miliardi di natura specificatamente ambientale.

"Cifre e numeri che sono stati certificati dal TAR e dalle due sentenze del Tribunale e della Corte di Appello di Milano di assoluzione piena perché i fatti non sussistono, perché non c’è stato dolo e perché gli investimenti realizzati sono stati veri e cospicui. Come inoltre ammesso dagli stessi periti, sotto la gestione dei Riva Ilva ha sempre operato e prodotto rispettando tutte le normative vigenti”.

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“Come anche certificato dall’Arpa - ha aggiunto l’Avvocato Perrone - nel corso della gestione Riva sono state adottate le migliori tecniche/tecnologie allora disponibili (Best Available Technology del 2005) e come sempre i Riva si sarebbero prontamente adeguati anche a quelle del 2012 nei quattro anni successivi previsti dalle normative. Si pensi che il Piano ambientale del gestore odierno ha un termine fissato al 2023 - che verrà tra l’atro probabilmente prorogato al 2025 - che corrisponde all’adeguamento alle stesse sopracitate Bat del marzo del 2012. Nella condotta della gestione Riva non c’è mai stata nessuna forma di dolo, ma solo lo sforzo continuo di adeguare gli impianti e il loro operato ai limiti sempre più stringenti delle normative ambientali, limiti - ripeto - sempre rispettati.”

Anche l’Avvocato Pasquale Annicchiarico, difensore di Nicola Riva è intervento, ma in questi termini: “Nicola Riva è stato Presidente solamente due anni, dal 2010 al 2012 e sotto la sua presidenza si sono raggiunti i migliori risultati ambientali della gestione Riva con valori di diossina e benzoapirene bassissimi che si collocano a meno della metà dei limiti consentiti dalla legge. Risultati straordinari dovuti agli investimenti quantificabili in oltre 4 miliardi di euro e alla gestione degli impianti sempre tesa al massimo rispetto delle normative ambientali”

(gelormini@gmail.com)

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Pubblicato sul tema: Ilva Taranto, la scelta coraggiosa (di A. Gelormini)