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L’intesa Conte - Emiliano e gli inciampi pentastellati
L'intesa Conte - Emiliano si palesa sempre di più giorno dopo giorno. Gli errori dell'ala intransigente del M5S e le prospettive sul dopo tornata elettorale.
Gli irrigidimenti a prescindere, in politica come in guerra, non hanno mai pagato. La capacità di leggere la piega degli eventi e quella di adattarvi tattiche e strategie - lo hanno testimoniato a lungo i grandi protagonisti della Storia - non confligge con la fermezza nel perseguire gli obiettivi, piuttosto contribuisce ad esaltarli. A insegnarlo al mondo intero siamo stati proprio noi italiani, con Nicolò Machiavelli.
Un fronte alquanto ‘oscuro’ all’ala più integralista del Movimento 5 Stelle - quella dei ‘colonnelli’ - che in Puglia più che altrove - nella recente tornata elettorale (regionali, referendum e comunali) - ha dato prova dell’inconcludenza intransigente, sbagliandole tutte: in una sorta di cupio dissolvi da ‘resistenza bertinottiana’, solo in parte arginata dagli interventi - più o meno dichiarati - della fascia più moderata dei generali pentastellati.
Un approccio meno integralista, anche in funzione della tenuta del governo nazionale - azione prioritaria e lungimirante soprattutto nella fase critica contingente - avrebbe potuto dare spazio a un ruolo più determinante per gli esiti di un risultato che, peraltro, era ben chiaro. Tanto da suggerire alla leader pugliese, Antonella Laricchia, la doppia candidatura: quella di bandiera alla presidenza della Regione e quella ‘paracadute’ in lista come consigliere regionale.
Certamente un escamotage per non pagare politicamente la scelta perdente elettorale, ma forse l’estremo tentativo di esorcizzare quanto le antenne vive degli analisti stavano già captando: la tela tessuta da Michele Emiliano con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, funzionale a un vero e proprio asse proiettato a dopo le elezioni.
Lo avevamo letto e scritto a tempo debito: ogni mossa, ogni comportamento e ciascuna analisi delle decisioni prese o dichiarazioni rilasciate dai due interlocutori, rafforzava l’impressione di una ricerca - fatta con garbo e delicatezza, per mantenerla sottotraccia - di uno spazio ‘nuovo’ tra il PD e il M5S, per dar vita a una forza politica ‘ponte’, che potrebbe riuscire “a prendere due piccioni con una fava”. Rafforzare Conte, che formalmente è senza partito ma in costante ascesa di indice di gradimento popolare, e garantire a Emiliano un’area movimentista più libera, fuori e non lontana dal PD, capace di interloquire con entrambe le forze al di là e al di qua del ponte: a seconda di come la si vuol vedere, un ‘cuscinetto’ o un ‘catalizzatore’.
Era prevedibile e lo avevamo ribadito, indicando anche nel risultato postumo dei ballottaggi una sorta di cartina tornasole per il riscontro delle ipotesi avanzate. Anche perché, dopo il passaggio di Luigi Di Maio in Puglia, tutto centrato sulle indicazioni per il Referendum taglia parlamentari; l’endorsement dei deputati ex M5S, vicini al già ministro Lorenzo Fioramonti, a favore di Emiliano; e la verifica dei risultati che non ha evidenziato ‘voti disgiunti’, ma voti pieni anche alle liste della coalizione di centrosinistra; l’isolamento del fronte oltranzista pentastellato, che aveva chiuso la campagna elettorale a Bari con i ‘pasdaran’ Di Battista e Lezzi a sostegno del rifiuto d’ogni tipo di concertazione, si materializzava insieme all’intesa Conte-Emiliano, ricevendo il sigillo delle urne.
L’intesa è nei fatti e in occasione dell’inaugurazione dell’84^ Campionaria - Fiera del Levante a Bari, nonché del nuovo Corso di Medicina e Chirurgia a Taranto, da parte del presidente Conte, essa è risultata particolarmente evidente.
Dopotutto, progetto ed evoluzione degli eventi sono più che comprensibili. Come si diceva, il presidente Conte viaggia col vento in poppa degli indici di gradimento popolare; ruoli e funzioni affermati in Europa e Recovery Fund - senza precedenti - portato a casa, ne hanno accresciuto la credibilità e blindata la posizione istituzionale. Pertanto, dopo tanta fatica è più che legittimo presumere l’ambizione a una propria candidatura alla gestione di quanto ottenuto per l’Italia, anziché il gratuito passaggio di mano a un successore terzo.
Ma questa ambizione, ripeto più che legittima e condivisibile, prima o poi - e comunque alla fine della legislatura - avrà bisogno del supporto consolidante di un passaggio elettorale. Improbabile un terzo mandato da ‘orfano’, ovvero né tecnico e né politico. Per cui, davanti a Giuseppe Conte si aprirebbero due strade: 1) Decidere di entrare nel M5S (la vedo difficile); 2) Dar vita a una forza politica nella prospettiva indicata, tra il PD e il M5S, coalizzando una serie di personalità oggi ‘senza partito’, a cominciare proprio da un alleato potente come Michele Emiliano.
Il siparietto rivelatore si è composto all’arrivo del Presidente del Consiglio, in Fiera del Levante qualche giorno fa, dove ancor prima di entrare in Sala per l’inaugurazione della Campionaria, già durante i saluti d’accoglienza alla discesa di Conte dall’auto, Michele Emiliano gli ha consegnato una chiave, accendendo la curiosità di cronisti e fotoreporter.
Si capirà più tardi che si trattava di una chiavetta USB con la registrazione delle puntate sul web di ‘Vacanze pugliesi’ a cura di Solfrizzi e Stornaiolo per Pugliapromozione - con il tormentone promozionale su Volturara Appula - ma alla luce delle dichiarazioni dello stesso Emiliano nell’immediato pomeriggio, la cosa ha assunto un aspetto decisamente più intrigante. A proposito della necessità di rinforzare “la rappresentanza del blocco sociale popolare, con le periferie al centro, che attualmente non ha sfogo”, il neo riconfermato governatore aveva detto: “Bisognerà trovare la chiave, io faccio il presidente di Regione e non mi posso occupare di fondare nuove forze politiche. Posso solo dire che qui c’è una bellissima atmosfera”.
E per essere più chiaro, aveva poi precisato: “Per noi pugliesi Conte è un grande orgoglio, è un uomo che capisce il Sud ed è in grado, con umiltà, di porsi in ascolto. E poi lavora bene con le Regioni, che saranno lo strumento principale attraverso il quale il Governo investirà i 200 miliardi del Recovery Fund. Bisognerà scrivere il piano di ricostruzione del Paese e noi lo faremo con dedizione e attenzione”.
Scrissero i napoletani sul muro del Cimitero partenopeo quando il Napoli vinse lo scudetto: “Che vi siete persi!”. Ecco, oggi i margini per riallacciare il filo spezzato dagli intransigenti del M5S sono alquanto esigui. E dopo aver ascoltato il ritornello degli interessi dei pugliesi da tutelare, verrebbe da chiedere, con altrattanta insistenza, se quegli interessi si tutelano meglio governando o restando ostinanatamente all'opposizione. Nel frattempo, dal Salento il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha avvertito che in giunta regionale ci vanno i vincitori e chi si è dato da fare per ottenere quel risultato niente affatto scontato. Non ci saranno assessorati da barattare con chi ha perso o da immolare sull’altare di un allargamento di maggioranza in chiave governativa. Tuttalpiù la Presidenza del Consiglio regionale potrebbe essere una soluzione. Ma anche questa non è cosa facile.
Eh, i napoletani…!
(gelormini@gmail.com)
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Pubblicato in precedenza: Regionali, la campagna ‘separata' di Salvini e quella ‘parallela’ di Emiliano