PugliaItalia
PD, dal disgelo emerge la scissione
Emiliano mano tesa, Renzi non risponde
La minoranza addebita al Segretario Matteo Renzi il precipitare delle cose col rischio scissione. A fine Assemblea nessuna replica alle sollecitazioni ricevute
Un antico adagio popolare del Sud recita: "Meglio cornuti, che male sentiti (inascoltati)"! Un modo come un altro per dire che fa più male l'indifferenza che una sana e liberatoria 'scazzotata', anche se solo verbale.

Alla fine dell'Assemblea del Partito Democratico i volti sono tesi e non preannunciano nulla di buono. La mancata replica di Matteo Renzi alle sollecitazioni arrivate durante l'intera giornata dai diversi interventi, sottolinea una sorta di arrogante indifferenza, che fa dire a Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza che "In questo modo al Segretario va addebitata tutta intera l'ipotesi di scissione che, a questo punto, sembrerebbe proprio essere voluta". Una lettura che Pier Luigi Bersani e lo stesso Massimo D'Alema avevavo già anticipato, tanto da far decidere al "lider maximo" di disertare il consesso odierno.

Il comunicato congiunto diffuso dall'Ansa parla chiaro: Pd, Emiliano-Rossi-Speranza: "Renzi sceglie via scissione. Abbiamo atteso invano un'assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta".
"Ormai chiaro - affermano Michele Emiliano, Enrico Rossi, Roberto Speranza - che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione, assumendosi così una responsabilità gravissima".
Tutto sommato l'esito scontato di una giornata concitata, densa di timori e di speranze, foriera di discorsi duri e di estrema schiettezza, ma che in un'Assemblea che forse sarà ricordata tra le più drammatiche per il Partito Democratico, per più di 7 ore ha continuato a cercare le ragioni dell'unitá dappertutto, tranne che nelle ragioni dell'altro.

L'apertura di Michele Emiliano, che ha parlato a nome dei tre i candidati alla Segreteria oltre il Segreterio dimissionario, si direbbe non sia stata raccolta da Matteo Renzi, per cui determinanti diventano gli sviluppi organizzativi della Direzione convocata dal presidente Orfini già per martedì prossimo 21 febbraio.

“Di significativo c’è stato l’intervento di Emiliano, in netta controtendenza rispetto a quanto ha detto ieri e nei giorni precedenti", ha commentato il deputato barese del PD Alberto Losacco, "Credo che i tormenti legati alla divisione di una comunità lo abbiano portato a maturare questa nuova posizione. è sicuramente un fatto positivo e speriamo possa essere un viatico per ricucire ed evitare la scissione”.
“Sarebbe un errore madornale dividere una comunità sulle modalità di celebrazione di un congresso. Noi - ha aggiunto Losacco - abbiamo la necessità di celebrarlo, per la semplice ragione che l’Italia non comprenderebbe un partito che anziché interrogarsi dei problemi degli italiani, continua a discutere di se stesso. Non è pertanto un tema che riguarda questo o quel candidato, questa o quella corrente, quanto il fatto che il partito non può assentarsi dal compito cui è chiamato e dal motivo per cui è nato: una forza che mette al centro e prima d’ogni altra cosa l’interesse e i bisogni del paese. Vedremo nelle prossime ore, dobbiamo fare in modo non solo che nessuno abbandoni il PD, ma che ne esca con uno slancio di cui ha assoluto bisogno”.

Anche Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera ha provato a far soffiare in senso opposto i venti nefasti: "La scissione non è una vittoria di alcuni e una sconfitta di altri, è la morte di un progetto politico. Io ho chiesto il congresso il 5 dicembre, ora apriamo il congresso, confrontiamoci in una conferenza programmatica e poi chiedo di avviare un congresso anche nei 4 mesi che ha detto Orfini".
"Renzi ha chiesto rispetto e ha detto che siamo insieme per un progetto politico, ma quale era quando abbiamo fatto alcune scelte? Avevo capito che partivamo dalla centralità della persona e non del mercato ed invece non è stato così molte volte. Avremmo bisogno di votare sulle tesi e non sulle persone, forse emergerebbero le ragioni dello stare insieme invece che le ragioni degli ultras".

"Non buttiamo via vent'anni di storia", ha detto dopo il suo intervento Francesco Boccia, "Proviamo tutti insieme a salvare il nostro PD. Aspettiamo la risposta di Matteo Renzi sulle questioni poste in Assemblea". Aggiungendo con insistenza: "Non la penso come Matteo, ma difenderò sempre il suo diritto a ricandidarsi".

Lo stesso Francesco Boccia insieme a Dario Ginefra, entrambi deputati pugliesi del PD, hanno in serata diramato la seguente dichiarazione: "Il silenzio dopo la mano tesa da Emiliano, dopo i calorosi appelli rivolti da Franceschini, Orlando, Cuperlo e Damiano, tra gli altri, è apparso come un diniego alla proposta avanzata dal Presidente della Regione".
E poi aggiungono: "Al Vicesegretario del nostro Partito, Lorenzo Guerini, diciamo che non solo non siamo venuti con posizioni precostituite, ma che attendiamo dal gruppo dirigente uscente, sebbene dimissionario, proposte concrete e non comunicati stampa".
(gelormini@affaritaliani.it)
---------------------------------
Pubblicato sul tema: PD il disgelo: Emiliano la spunta RES cogitans e RES extensa