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Puglia scrittori best-seller
Tra Ferocia e fornelli

Piero Fabris

Dopo la pubblicazione dell'articolo su "Oltre il limite" il noir "socio-introspettivo" di Giuseppe Di Pace - Besa Editore, che ha scalato gli scaffali delle librerie pugliesi nelle poche settimane dalla sua uscita (primi di luglio 2015 a "Il libro possibile" di Polignano a Mare), il dibattito aperto sugli autori di Puglia si arricchisce dello spaccato offerto da Piero Fabris sui due "best-seller": Nicola Lagioia e Gabriella Genisi (ag).

Lagioia Strega
 

La malvezzosa e ipocrita consuetudine di certi cosiddetti "accreditati per competenze in critica letteraria" non aveva  risparmiato le usuali  esclamazioni ironiche, se non caustiche, lungo i polverosi corridoi dei salotti letterari, persino sull'autore "di casa" del momento: Nicola Lagioia.

Di lui sussurravano che, dopo il premio Viareggio con il romanzo “RIPORTANDO TUTTO A CASA“, si fosse inabissato o magari fosse stato inghiottito da qualche vorticosa riga, mentre tentava di salvare se stesso collaudando i suoi “TRE SISTEMI PER SBARAZZARSI DI TOLSTOJ (Senza risparmiare se stessi)”. La sua opera d'esordio dalle cui pagine già si intuiva l'intenzione di fare narrativa non pedante e comunque di contenuti, mostrava senso di autoironia e autocritica che è una qualità rara tra gli scrittori.

Quando è uscito il suo nuovo romanzo: “LA  FEROCIA”,  dove le ombre del potere ostentato e gli artigli affilati per mantenere i propri interessi è  stato rappresentato con maestria dalla sua penna, nelle solite sacrestie dei salotti culturali c'è stato chi ha mormorato: “E' uno schifo!” E, insieme ad altri, ha tenuto a tenersi lontano, per non affondare con l'autore. Nel frattempo, lo scrittore continuava a presentare la sua nuova pubblicazione, viaggiando senza tregua dagli Appennini alle Alpi.

Gli stessi soggetti, all'annuncio che il pugliese Nicola Lagioia vinceva il Premio Strega, non esitavano ad affermare: “E' un testo strano”, o ancora: “Lo sapevo, che lo Sterga sarebbe stato suo”. Banderuole al vento. Roba da "trascinamento coatto e metaforico" dalle colonne delle proprie testate editoriali verso "la colonna degli infami": quella che è possibile ammirare a piazza Mercantile, nel borgo antico di Bari.

Invece, il tessuto letterario di Nicola Lagioia ci permette di visitare, con occhio d'aquila, un immaginario paese dei balocchi e riconoscere, in certe consuetudini, qualche neo che ci appartiene, ma che giustifichiamo in nome della sopravvivenza. I suoi scritti sono vignette sospese con eleganza in una dimensione fuori del tempo e dello spazio, dove l'immaginario collettivo trova la via diretta e semplice  per interfacciarsi con la realtà. Lagioia riesce sempre a rappresentare realtà ossidate,  che silenziosamente corrodono descrivendo vicoli della periferia, vie, quartieri come palestre del disincanto.

Lagioia Nicola
 

In certe pagine dei suoi lavori ci sembra di cogliere, per grazia di un bagliore improvviso, tutta la Puglia, con i suoi paesi e le sue abitudini; il ricordo della sua città natale, pescato e fresco già sulle bancarelle del mercato di Via Montegrappa (a Bari), dove in un tempo cristallizzato è possibile ritrovare tanti ragazzini incantati dal venditore di fumetti usati, quel tale... che sapeva attrarre con le esibizioni del suo gatto ammaestrato!

L'uomo dei giornaletti usati, che piazzava il suo tre ruote tra via Motegrappa e Corso Benedetto Croce, è il miglior simbolo tra le realtà del fumetto, la storia cruenta, la filosofia, frutto e seme nei sogni e le ansie mal sedimentate che forse scorrono nelle arterie del Lagioia bambino o in quei canali tarlati, magari nastri d'asfalto puzzolenti,  dove si giocava e l'immaginazione si parcheggiava, la  realtà  travolgeva, mentre si dava un calcio alla palla e alla propria adolescenza, risucchiati dalle esigue possibilità di realizzarsi.

Lagioia Decaro
 

Quell'uomo abitava in un quartiere periferico della città considerato allora, come la città vecchia, un posto OFF LIMITS, ove era meglio non avventurarsi e forse per questo: un posto da esplorare! Un posto affascinante, con le proprie contraddizioni. Illusione e disillusione, questo forse palpitava nello scrittore che tentava - con un “OCCIDENTE PER PRINCIPIANTI” - di sfidare “le forme” nel tentativo di essere fedele all'intelletto con onestà.

Nicola Lagioia ha sempre cercato di cogliere la radice vera di ogni cosa, come quella del Santo Natale, cercando di svelarne polemicamente le trame oscure, quelle che hanno trasformato la festa della natività del Cristo in altro, colonizzandolo,  trasformandolo in festa del consumo inconsapevole.

E  intanto  il suo libro:  “LA FEROCIA”, apre pagine a riflessioni e dissipa nebbie su scenari di un mondo amaro e impietoso, che la gente osserva  e sfugge, chiusa nei muri trasparenti di cemento armato, senza  esporsi come se non appartenesse a questa società. Senza bussola, tra mareggiate di brutalità gratuita. E intanto tanti fantasmi senza pace, attraversano i deserti interiori, magari illuminati dai fari di furgoni lanciati come dardi, per soddisfare i nostri desideri viziati, sempre alla ricerca di nuovi effetti speciali. La gente sa, ma tace!

Genisi Gabriella BN
 

Sul fronte femminile Gabriella Genisi, in molte e diverse occasioni, ha dato prova di saper scrivere. Non usa la sua materia grigia come protesi per il décolleté. Dietro ogni suo libro vi è un progetto capace di intrecciare con il lettore un dialogo vivo. La fortuna delle sue vendite risponde all'esigenza di un pubblico che ha bisogno di proiettarsi e ritrovarsi nei personaggi che partorisce. I suoi libri possono piacere o non piacere, ma per fortuna le botteghe editoriali o se preferite le industrie editoriali offrono molteplicità di titoli per gusti e bisogni diversi.

Sembra che la scrittrice, contrariamente a quanti la pensano frivola e leggera, abbia assimilato la Lezione del combattivo Elio Vittorini che nel dibattito tra avanguardia, visione politico-sociale da buon alfiere, afferma: “La letteratura ha sempre più bisogno di spostarsi dal piano della consolazione, dal piano della direzione di coscienza.... a quello delle verifiche a quello delle sperimentazioni feconde, illuminanti”.

Genisi decol
 

Gabriella Genisi si è sempre preoccupata di giungere con immediatezza e a un pubblico vasto, offrendo con gentilezza e ironia la realtà bella o brutta; quella che voracemente viene stritolata dalle fauci dei mass media, sempre più aperti all'annuncio del nuovo, e poco inclini alla riflessione.

Al pari di Zavattini che diceva a De Sica: “Facevamo belle pellicole, perché si andava con l'autobus...” la Genisi con la sua bici, magari in contromano, o - si dovrebbe dire -  controcorrente, pedala tra la gente osservando e annotando, salutando e ringraziando, senza mai rinunciare alla sua insaziabile curiosità che la porta a balzare da un argomento all'altro con freschezza, a tutto vantaggio di chi, leggendo i suoi libri, può ritrovare tra le righe argomenti e personaggi apparentemente pasticciati (per scelta), di fronte ai quali vien facile sorridere e ripensare.

A Gabriella Genisi piace ritagliare e scegliere gli argomenti, si infila e si documenta in situazioni “dell'assurdo reale”, ...forse il suo tavolo da lavoro è tra il fornello e il lavabo, dove tra un impasto, l'olio d'oliva e fogli di giornale instancabilmente naviga, seleziona i tasselli colorati per i mosaici sinceri.

I suoi lavori sono affreschi  del post ideologico o  vetrate colorate,  grazie alle quali le composizioni d'ambiente trovano la propria messa a fuoco e l'inquadratura inedita che meglio interpreta il presente fatto di esseri “seriamente ridicoli”. Immaginare   Lolita il cui nome può alludere a donna equivoca è già un esempio del contraddittorio e un invito ad andare oltre un nome, oltre l'apparenza. 

genisi gabriella3
 

Il commissario Lolita Lobosco è la protagonista  principale dei suoi romanzi: scomodo operatore di giustizia in terra amara e sorprendente agente dell'intuizione che  conosce ricette e prodotti dal verace riverbero di Puglia, ovvero  un soggetto svincolato da ogni stereotipo, sinceramente fedele a se stessa, cioè Donna magari invidiata, ma creativa, sorprendente  i cui riflessi sono il sogno d'essere di tanti e il timore di molti. 

Genisi G
 

Ogni tanto, dai soliti "Soloni", torna la sentenza di una scrittrice oramai a corto di argomenti. Invece, è vero che chi siede attorno alla sua tavola imbandita, finisce ammaliato dalle sue ricette antiche e nuove, dai suoi  più disparati interessi capaci di creare congiunzioni, quadrature tra costellazioni e inchiostri, dal rosso antico di certi vini capaci di farci tuffare in onde anomale ed essere pronti ad assaporare fumanti piatti gustosi, tra gialli e casi da risolvere, quelli che  già stra ricamando! 

Nulla è lasciato al caso nella sua produzione, né il peperoncino, né il pepe o il granello di sale, neanche un velo di zucchero o la cipria sul viso messa di fretta, barcollando sui tacchi al ritmo della pizzica, mentre dagli ingorghi dei vicoli si alza il sipario nero sera, quello in cui la Genisi intinge i suoi pennini per scrivere in giallo; quello delle stoppie dei campi arsi, dove la Lycosa tarantula mimetizza le sue trappole per l'anima.

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Nicola Lagioia è nato a Bari nel 1973.  Ha esordito nel 2001 con “Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj; nel 2004 ha pubblicato. Occidente per principianti” e “Riportando tutto a casa” (premio Viareggio- Rèpaci, Premio Vittorini e Premio Volponi). Con il romanzo "La Ferocia" ha vinto il premio Strega 2015.

Gabriella Genisi è una scrittrice pugliese dalla cui penna è  nato il commissario Lolita Lobosco protagonista dei romanzi: “Spaghetti all'assassina” (2015);  “Gioco Pericoloso” (2014);  “Uva Noir” (2012); “Giallo Ciliegia” (2011); “Il pesce rosso non abita più qui” (2009); “Fino a quando le stelle” (2007); “Come quando fuori piove”.

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Pubblicato sul tema: Giuseppe Di Pace, “Oltre il limite” Il noir sociologico e introspettivo