Taranto, la polvere 'tombale'
(di Mauro Pulpito)
di Mauro Pulpito
Ero...sono...il quinto di cinque figli. Nostra madre aveva poco più di 43 anni. Ma i miei soli sette sarebbero rimasti gli unici che con lei condivisi. Era il 1972. Con papà, coi miei fratelli, specie con la mia prima sorella, andavamo tutti i giorni a trovarla.
"Ma siamo venuti ieri, com'è che è giá di nuovo così sporca?". È un ricordo nitidissimo...come quello dello scopino con cui dovevamo raccogliere quella polvere spessa, oggi nera, oggi rossiccia. Se ne accumulava tantissima, in un solo giorno.
Il cimitero di Taranto è ai Tamburi. L'Italsider era lì da pochi anni, per noi era ancora solo la benefica fonte di occupazione, benessere e reddito. Nessuno sospettava, nessuno parlava. Invece ci stavano avvelenando.
E ora stanno cadendo come birilli, nel più agghiacciante strike, tutti i bambini di allora. Che ne so se mi salverò...che ne so se non viverci più da trent'anni mi avrà aiutato...che ne sapeva Massimiliano, solo un mese fa?
Ecatombe. Di questo si tratta. E sarà un crescendo annunciato. Non conto più gli amici, coetanei miei o di mio fratello più grande, che se ne stanno andando. Già quasi impossibile ricordarli tutti. A parte che fa ormai lo stesso male, anche se succede a ragazzi, nati intorno e dopo il 60, che non conoscevo.
Tutto hanno avvelenato...tutto. In una città stupenda. Naturalmente stupenda. Persino ora che l'hanno immersa nell'acido. La bellezza del nostro mare, sembra l'irriducibile forza della bellezza della natura, che non si piega all'umano scempio. Che negli anni 60 costruì, appoggiandolo su una Taranto persino più piccola di lui, un immortale, spietato ed efferato serial killer. Che data memorabile...c'era pure Papa Paolo VI...
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Pubblicato sul tema: Ilva, Parlamento Europeo: 'Rischi salute restano a livelli non tollerabili'