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Xylella, l'incubo Monsanto e
il rischio disastro ambientale
La svolta nella vicenda Xylella, col decreto di sequestro della Procura di Lecce di tutte le piante destinate all’abbattimento - secondo il piano di contenimento del batterio coordinato dal comandante Giuseppe Silletti (indagato insieme ai ricercatori di Cnr e Iam - Valenzano), vede delinearsi sullo sfondo l'incubo della "Monsanto", la multinazionale degli OGM e le sperimentazioni effettuate nelle aree salentine.
I reati contestati vanno dalla diffusione colposa di una malattia delle piante alla distruzione o deturpamento di bellezze naturali. In circa 60 pagine del decreto viene ripercorsa l’intera vicenda, a partire dalla prima segnalazione dei sintomi di disseccamento degli ulivi, che risalgono al biennio 2004-2006 e poi nel 2008. Diagnosi, dimostratasi poi fuorviante, “lebbra dell’olivo”, a cui tra il 2010 e il 2012 segue l’avvio di campi sperimentali “testando prodotti non autorizzati”, per combattere la malattia e per il diserbo degli oliveti con fitofarmaci Monsanto.
Sempre nel decreto, l’occhio di bue giudiziario è fissato su un convegno dell’ottobre 2010 presso lo Iam di Bari sulla Xylella. La Procura è convinta che l'efficacia delle eradicazioni degli ulivi sarebbe poco significativa, anzi l'essiccamento sarebbe aumentato. Si ipotizza invece un concreto pericolo per la salute pubblica con l'uso massiccio di pesticidi. Alcuni dei quali vietati e autorizzati in via straordinaria: già nel 2008, quando ancora non si parlava ufficialmente di Xylella. Nel Salento furono impiegati in quantità pari a 573.465 chilogrammi su 2 milioni 237.792 chili utilizzati in tutta Italia.
Secondo i magistrati "Dal momento dell'evidenziarsi della patologia del disseccamento dell'olivo, senza che fosse stata individuata la causa dello stesso, sono state condotte in territorio salentino una serie di sperimentazioni anche con l'uso di prodotti fortemente invasivi, tanto da essere vietati per legge, in un contesto di grave compromissione ambientale, senza alcun previo studio sull'impatto che tali prodotti avrebbero avuto sull'ambiente e in particolare sulle conseguenze che avrebbero potuto produrre su batteri eventualmente già presenti e silenti".
Al vaglio dei pm di Lecce, inoltre, c'è anche l'attività svolta in ambito scientifico dall'Università di Bari, dallo Iam di Valenzano e dal Centro di Ricerca e sperimentazione in agricoltura “Basile Caramia” di Locorotondo (Bari), che sono, secondo i magistrati, i "protagonisti assoluti e incontrastati nella storia Xylella". Lo studio sarstato gestito in maniera «monopolistica». L'Università di Bari avrebbe individuato inoltre "con estremo ritardo" il batterio Xylella. Secondo i magistrati "La sintomatologia del grave disseccamento degli alberi di ulivo non è necessariamente associata alla presenza del batterio, così come d'altronde non è allo stato dimostrato che sia il batterio, e solo il batterio, la causa del disseccamento". I primi essiccamenti anomali sarebbero stati notati intorno al 2008 nelle campagne fra i comuni di Gallipoli, Racale, Alezio, Taviano e Parabita.
Un approfondimento investigativo è stato effettuato dai magistrati anche sulla "sperimentazione dei prodotti della multinazionale Monsanto". Sarebbe emerso che "due società interessate dalle sperimentazioni in campo in Salento (Monsanto e Basif) sono collegate tra loro da investimenti comuni, avendo la Monsanto acquisito sin dal 2008 la società Allelyx". Quando si dice la fantasia: Xylellla scritta al contrario.
(gelormini@affaritaliani.it)
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