Roma
Accorsi racconta il ribelle Tintoretto: al cinema il documentario di Sky Arte
Stefano Accorsi narra il genio di Tintoretto nel nuovo documentario di Sky Arte. Un viaggio nella Venezia del Cinquecento e nella sua grande arte
Di Maddalena Scarabottolo
Stefano Accorsi è la voce narrante in “Tintoretto. Un ribelle a Venezia”: un docufilm di Sky Arte ideato e scritto da Melania G. Mazzucco e per la regia di Giuseppe Domingo Romano. L'iniziativa è una produzione internazionale e fa parte del progetto la Grande Arte al Cinema.
Accorsi presta la sua voce alla narrazione concitata ed emotiva della vita di uno dei più grandi artisti del Cinquecento. Il film è un viaggio che porta vicinissimi ai grandi teleri e alle più piccole sfumature di quest'arte veloce e incisiva. Una modalità artistica, quella di Tintoretto, che nasce dalla necessità di battere sul tempo i pittori antagonisti. Tintoretto dovrà sin dagli esordi fare i conti con il grande Tiziano, che riconoscendo il suo talento dai primi momenti trascorsi nella sua bottega, cercherà di ostacolarlo soprattutto nei rapporti con le più importanti cariche della Serenissima. Fu proprio per tali ragioni che, sapendo di essere osteggiato, Tintoretto decise di giocare ad armi impari e non del tutto pulite fornendo ai committenti opere a bassissimo costo, giusto quel tanto che gli permetteva di coprire le spese dei materiali e in alcuni casi arrivò persino a regalarle. Un'astuzia che gli consentì di aumentare le conoscenze tra le alte cariche della Serenissima e tra le varie confraternite.
La sua fortuna artistica iniziò infatti grazie alla bella recensione che Pietro Aretino fece della sua opera “Miracolo di san Marco” per la Scuola Grande della confraternita. Tintoretto aveva assoluto bisogno del suo appoggio perché all'epoca era la persona giusta per essere introdotti negli ambienti più alti della società. La casa dell'Aretino era un punto di ritrovo nevralgico per tutte le personalità artistiche, culturali e politiche della Serenissima del Cinquecento. Il pittore fu disposto a tutto pur di avere visibilità, non per un senso di arrivismo ma perché amava profondamente la sua Venezia.
Il rapporto tra Tintoretto e Venezia potrebbe essere definito direttamente proporzionale. L'amava così tanto che non se ne andò nemmeno mentre imperversava la peste, doveva assolutamente terminare i lavori che gli erano stati commissionati o che lui voleva terminare perché si sentiva responsabile nei confronti della città. La sua arte comunque non era caratterizzata solo dalla velocità e dalla volontà di essere riconosciuto ma era una sapiente mistura di arte, scienza e fede. A Tintoretto non interessa la bellezza o raggiungere la massima grazia dei volumi ma desidera coinvolgere lo spettatore, stupirlo, scioccarlo, lasciarlo a bocca aperta così da far nascere in lui una reazione. In punto di morte definirà tutto il suo operato come “un'operazione virtuosa”, espressione che permette di capire come all'interno delle opere sia racchiusa tutta la sua anima e la sua persona. Un progetto strutturato sulla potenza dionisiaca e sulla capacità di arrivare all'anima delle persone. Anche se il suo tratto artistico appare veloce, violento e impulsivo, le sue composizioni erano molto studiate. Come disse Jean-Paul Sartre si potrebbe definire “il primo regista della storia”. Molto spesso studiava le composizioni costruendo dei piccoli teatrini in cera così da approfondire scorci, prospettive audaci e l'importanza della luce come mezzo espressivo che caratterizza così fortemente i suoi lavori. Il riconoscimento tanto desiderato arrivò a Tintoretto con la tela di “san Rocco in gloria” per la Scuola omonima. Il pittore anche in questo caso aggirò le regole: sapendo di non essere il favorito presentò l'opera finita e non un disegno com'era stato richiesto, oltre a ciò regalò l'opera perché sapeva che la confraternita non poteva rifiutare un dono e grazie a questa azione audace gli vennero poi commissionate tutte le pitture della Scuola. Tintoretto così è passato alla storia come l'unico artista ad aver dipinto tutte le pareti di un edificio, superando anche il grande Michelangelo. La Scuola Grande di san Rocco è stata definita per tale ragione la Cappella Sistina di Tintoretto, in questo ambiente decorato completamente dalla sua mano e dal suo intelletto si può comprendere la portata dell'arte di questo grande genio impulsivo.
Il film documentario sarà presente nelle sale cinematografiche di Roma il 26 e 27 febbraio.