Roma

Call center in bancarotta: era di un criminale di guerra bosniaco: 9 arresti

Svuotata dai soci di 43 mln di euro, la società era fallita nel 1997. Lavorava per le Poste. Formalmente era intesta a un criminale di guerra bosniaco

Fallimento Gepin Contact spa, fra i 9 arrestati un criminale di guerra bosniaco che faceva da prestanome

Per il fallimento della società Gepin Contact spa con sede all'Aurelio, e operante nel settore dei call center, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito nelle province di Roma e L’Aquila, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del locale Tribunale nei confronti di 9 persone. Tra gli arrestati anche un criminale di guerra bosniaco che figurava come prestanome.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica capitolina e condotte dal Gruppo Tutela Mercato Capitali del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno preso le mosse dal fallimento della GEPIN CONTACT S.p.a., operante nel settore dei call center, e consentito di smantellare un’organizzazione che, attraverso la costituzione di una pluralità di società, tutte amministrate direttamente o indirettamente dagli associati, ha deliberatamente condotto l’impresa al dissesto, con un passivo di oltre 43 milioni di euro.

Al fine di rendere inefficaci le procedure di riscossione coattiva, inoltre, il capitale sociale della fallita è stato formalmente ceduto a una persona giuridica bosniaca legalmente rappresentata da NALETILIC Mate, figlio di Mladen detto “Tuta”, quest’ultimo condannato per crimini di guerra contro l’umanità quale comandante di un gruppo para-militare operante nella ex Jugoslavia.

Prima di tale cessione, liquidità per circa 2 milioni di euro sono state distratte a favore degli associati o fatte confluire nelle casse delle altre imprese del gruppo, facendo così rientrare nel circuito economico “pulito” il denaro “sporco”.

È stata disposta la custodia in carcere nei confronti di:

BACCARO Giacomo (classe 1976), al vertice dell’associazione;

GIAFFREDA Massimo (classe 1970), “braccio destro” del dominus;

PAUSELLI Claudio (classe 1958), fiduciario del capo,

mentre sono stati posti agli arresti domiciliari BACCARO Antonietta, sorella di Giacomo, (classe 1962), CENNI Cinzia (classe 1971), CIUCCI Daniele (classe 1982), SCIALPI Salvatore (classe 1965), DIMACHE Gabriel (classe 1967) e IONITA Costantin (classe 1977).

Oltre alle misure personali, il Giudice ha disposto il sequestro, quale profitto dei reati commessi, di somme di denaro e asset patrimoniali riconducibili ai sodali per circa 2,5 milioni di euro. Tra i beni vi sono anche le quote societarie di una clinica polispecialistica e di un bar/pasticceria/ristorante di Guidonia (RM).

L’operazione odierna si inquadra nella più ampia azione della Guardia di Finanza volta a ostacolare l’ingresso degli interessi criminali nell’economia legale e a tutelare, nel contempo, il rispetto delle regole del mercato e della concorrenza.