Roma
Caso Delmastro e “i detenuti senza respiro”: gli avvocati romani denunciano una violazione del Codice Etico. Cosa rischia
Il nuovo presidente della Camera Penale, Belcastro: “E' un avvocato ma parla come un buontempone seduto al bar a sorbire un cordiale di troppo”
I penalisti di Roma esprimono "sgomento’’ per le "parole pronunciate dal sottosegretario alla giustizia Delmastro il 13 novembre scorso a Roma, durante la presentazione di una nuova auto blindata destinata al trasporto dei detenuti al regime speciale del 41-bis, il cosiddetto carcere duro’’ e chiedono al Consiglio dell’Ordine degli avvocati della Capitale di “investire della questione il Consiglio Distrettuale di Disciplina.
E chiedono di valutare l’eventuale violazione del codice deontologico forense e dei principi fondamentali dell’ordinamento di cui l’avvocato, anche attraverso il suo giuramento, si impegna ad essere garante”. E’ quanto si legge in un documento sottoscritto dal presidente della Camera penale di Roma, Giuseppe Belcastro e del Direttivo.
La "gioia" "per come lo Stato non lascia respirare i detenuti"
Delmastro, si ricorda, ‘’ha declamato con decisione l’intima gioia che gli causa poter mostrare ai cittadini come lo Stato non lascia respirare quei detenuti a cui tocchi di esser trasportati dietro il vetro scuro di questi nuovi bolidi della giustizia. E lo ha fatto con un tono così risoluto e una mimica così appuntita da non lasciare dubbi sul fatto che quella gioia, oltre che intima, sia anche sincera. ‘Sgomento’ è allora l’unica parola che può sintetizzare lo stato d’animo complesso che quelle parole hanno indotto in noi – sottolineano i penalisti - Sgomento al pensiero che parole così grevi e inumane non s’avvedano nemmeno di quanto macabro sia il richiamo al soffocamento in un tempo in cui 81 persone da inizio anno si sono ammazzate nelle nostre carceri, senza che il governo o il parlamento abbiano saputo e voluto mettere mano ad interventi immediati sul tema; in un tempo in cui, insomma, 81 detenuti l’aria se la son tolta da soli, convincendosi che fosse meglio smettere di vivere che marcire tra le mura putride del carcere’’.
Parlole che non vengono da un buontempone al bar ma dal sottosegretario alla Giustizia
‘’Ma sgomento pure perché quelle parole non provengono da un buontempone seduto al bar a sorbire un cordiale di troppo, bensì da un sottosegretario alla Giustizia – affermano i penalisti della Capitale - uno che quindi, per missione, dovrebbe mediare, spiegare le cose alla collettività con modi equilibrati disincentivando potenziali conflitti piuttosto che rinfocolare animi già surriscaldati da narrazioni farlocche delle cose della giustizia. Uno che, insomma, dovrebbe ispirare la propria condotta e le proprie parole alla Costituzione, la quale annovera ostinatamente tra i suoi principi quello del rispetto della dignità umana anche per i detenuti. Sottosegretario alla Giustizia. Ma pure avvocato e come tale vincolato al rispetto del codice deontologico e in particolare dei principi fissati al suo art. 1 laddove prescrive che ‘l’avvocato tutela in ogni sede il diritto di libertà’ o agli artt. 2 e 6 con i loro richiami alla dignità, al decoro e alla immagine della professione’’.
Le frasi di Andrea Del Mastro trasmesse all'Ordine di Roma
‘’Per questa ragione, il direttivo della Camera Penale di Roma plaude alla iniziativa della Ucpi di domandare al ministro della Giustizia il ritiro delle deleghe al sottosegretario Andrea Delmastro e si associa a quella richiesta; trasmette questo documento al Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma affinché l’onorevole Consiglio valuti, in relazione alla condotta tenuta in Roma il 13 novembre 2024 da parte dell’avvocato Andrea Delmastro Delle Vedove e sopra sunteggiata, di investire della questione il Consiglio Distrettuale di Disciplina per l’eventuale violazione del codice deontologico forense e dei principi fondamentali dell’ordinamento di cui l’avvocato, anche attraverso il suo giuramento, si impegna ad essere garante’’.