Roma
Colosseo, frode fiscale sui "servizi aggiuntivi": indagine su Mondadori Electa
Mondadori Electa e Coopculture indagate per frode fiscale sugli utili dei “servizi aggiuntivi” del Colosseo e di altri siti culturali di Roma
Frode fiscale sugli utili dei “servizi aggiuntivi” offerti ai milioni di visitatori del Colosseo di Roma e di altri importanti siti culturali, artistici e archeologici della Capitale: questa le accuse rivolte dal pm di Milano a Mondadori Electa e Coopculture.
Mondadori Electa e Coopculture da 22 anni si occupano della gestione di visite guidate, vendita di cataloghi e gadget, ristorazione, prevendita di biglietti online e altri dei cosiddetti “servizi aggiuntivi” nelle più importanti realtà culturali e museali capitoline.
Ruota attorno a questa duplice accusa l’indagine avviata dalla Procura di Milano che ipotizza i reati di frode fiscale e turbativa d’asta. Ancora poco chiaro il numero degli indagati. L’inchiesta condotta dal pm Stefano Civardi, ha portato i militari della Guardia di Finanza ad eseguire una serie di perquisizioni e di acquisizioni di documenti tra Milano e Roma.
È dal 1997 che l’Ati costituita da Mondadori Electa e Coopculture gestisce i servizi aggiuntivi nei principali monumenti e siti culturali della Capitale. Da allora, secondo quanto ricostruito dagli investigatori delle Fiamme Gialle, Mondadori Electa e il consorzio di coop avrebbero architettato un sistema per dividersi equamente tra loro utili e perdite. Un meccanismo che, per gli inquirenti, avrebbe permesso all’Ati di evadere il pagamento dell’Iva dovuta sugli introiti della vendita dei servizi aggiuntivi. Da qui l’accusa di frode fiscale che rappresenta il “cuore” dell’inchiesta milanese.
Ma nel mirino degli inquirenti è anche finita la concessione del bando per la gestione dei “servizi aggiuntivi” nelle più importanti realtà culturali e museali della Capitale. Bando vinto dall’Ati Mondadori Electa-Coopculture nel 1997, poi rinnovato fino al 2011, quando le proroghe scattarono in automatico e infine annullato nel 2017 dal consiglio di Stato proprio perché assegnato senza gara (dalla Consip per conto della Sovraintendenza Archeologica di Roma) alla stessa Ati che gestiva quei servizi da 20 anni. Il filone di indagine sulla presunta turbativa d’asta potrebbe essere trasferito alla Procura di Roma per competenza territoriale.