Roma

Colpo di scena al processo Cerroni. Una lettera di Marrazzo sgonfia il 416

di Valentina Renzopaoli

A decidere che la valutazione di impatto ambientale negativa del 24 marzo 2008 relativa al progetto di realizzazione del termovalorizzatore di Albano Laziale doveva essere sospesa, non sarebbe stato Raniero De Filippis, ex responsabile del Dipartimento Territorio della Regione Lazio, ma l'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo in qualità di commissario straordinario ai Rifiuti con una lettera datata 31 marzo 2008. Primo passo di un percorso che avrebbe portato il 22 ottobre dello stesso anno al provvedimento regionale che avrebbe autorizzato l'avvio dei cantieri.
Nella seconda udienza dell'anno del processo Cerroni, spunta fuori dunque, un documento che smonterebbe un altro tassello dell'impianto accusatorio che ha portato alla sbarra per associazione a delinquere l'ex re di Malagrotta e altre sei persone. Nel corso del contro esame di uno dei testimoni “habituè” del processo, il maresciallo dei carabinieri del Nucleo Tutela Ambiente Massimo Lelli (in aula per la settima volta consecutiva), il legale di Raniero De Filippis, l'avvocato Luigi Panella, ha sbandierato un documento definito “chiave” mai acquisito fino ad ora. Nella lettera, prodotta dal legale grazie ad una “controindagine” difensiva, Piero Marrazzo informa De Filippis, all'epoca direttore del Dipartimento, che il Coema (il consorzio che raggruppava Ama, Acea e Pontina Ambiente, intenzionato a realizzare l'impianto sul terreno della Pontina Ambiente) aveva scritto alla Regione per lamentare la violazione dell'articolo 10 bis della legge 241/90, e chiede allo stesso De Filippis di “voler disporre gli opportuni accertamenti volti a verificare il rispetto degli obblighi di legge nel procedimento amministrativo, adottando con immediatezza, tutti i consequenziali provvedimenti necessari, ivi compresa la sospensione dell'atto contestato, sono alla definizione delle verifiche”, si legge nel documento.
In sostanza, cosa è accaduto? Secondo la documentazione mostrata dalla difesa, la Regione avrebbe emesso un provvedimento di Via (Valutazione impatto ambientale) negativo sul progetto dell'impianto di Albano senza comunicare al Coema i motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza, il cosiddetto “preavviso di rigetto”, come prevede la legge. Il Coema scrive alla Regione per evidenziare la violazione e, a quel punto Marrazzo chiede al dirigente di competenza di sospendere tutto. “Questo dimostra che De Filippis non ha emesso la sospensiva per avvantaggiare gli interessi di Cerroni ma semplicemente per adempiere all'incarico che il governatore gli aveva dato”, ha spiegato l'avvocato Panella. “Non c'è nessuna associazione a delinquere, solo un dirigente che fa il suo dovere”.
Il processo riprenderà il prossimo 14 aprile, con l'esame di un nuovo testimone del pm Alberto Galanti, l'architetto Bruno D'Amato, che ha firmato, insieme all'ex capo della Direzione Ambiente Giovanna Bargagna, il Via con esito negativo.
Nel frattempo, venerdì mattina, c'è stata anche la prima udienza preliminare del Cerroni bis, l'originario troncone di indagine sulla gestione dei rifiuti di Roma e provincia, rimasto al palo per due anni. Tra i nomi eccellenti coinvolti anche l'ex presidente Marrazzo. Per una coincidenza di date con l'udienza del processo immediato in corso, il giudice Nicola Di Grazia ha raccolto le richieste di costituzione di parte civile e ha rinviato tutto al 18 aprile. Per quella data i capi di imputazione contestati all'ex governatore e ad altri imputati, saranno praticamente già prescritti. "E' un processo che si è mosso a due velocità: da una parte un troncone che ha sfidato i limiti della velocità sotto l'insegna di un immediato dovuto ad una custodia cautelare subito dopo revocato, e dall'altro un filone che ha beneficiato di rallentamenti dovuti a lavori in corso. Mi chiedo: sono ultimati?", commenta l'avvocato Domenico Oropallo, legale di Luca Fegatelli.