Roma
Comunali Roma, la profezia di Macaluso: “Il nome del Pd arriverà tardi”
Lo scorso ottobre Macaluso, da poco scomparso, sferzava un Pd senza candidato. E sfotteva la Raggi: "Pensa di aver fatto bene..."
di Alessio Garofoli
“Il candidato sindaco di Roma non può essere inventato alla vigilia delle elezioni”, e “quel che stupisce è il fatto che il Pd, più in generale il centrosinistra, non ha messo in campo un candidato adeguato per la guida di Roma Capitale”. Parole sulle prossime comunali che risalgono allo scorso ottobre ma che restano attuali, visto che il Pd non ha ancora lanciato nessuno per il Campidoglio, mentre la Raggi è pronta alla corsa e Carlo Calenda è in campo da un po'. Parole scritte da Emanuele Macaluso, scomparso lo scorso 19 gennaio, comunista roccioso ma che non ha mai rinunciato a pensare da sé.
Anche a proposito dei grillini, che già erano alleati dei Dem nel governo Conte II, e quindi anche sull'attuale primo cittadino Virginia Raggi. Che, argomentava Macaluso sulla propria pagina Facebook col consueto stile docile nella forma ma lapidario nella sostanza, “ha comunicato da tempo che alle prossime elezioni amministrative si ricandiderà. È convinta d’aver amministrato bene e con autorevolezza la città di Roma, il cui ruolo nazionale e mondiale è noto a tutti ma non a lei. Raggi, come altri esponenti del M5S, non ha ancora capito che tutto è cambiato da quando tutti loro avevano il vento in poppa ed erano considerati molto diversi dai notabili dei vecchi partiti. Oggi, invece, i grillini sono parte, e non certo la migliore, del notabilato politico e sono espressione di un Movimento chiaramente in crisi esistenziale”.
E stando così le cose, pensava l'ex direttore de l'Unità e de il Riformista, perché mai il Pd sembra tirarsi indietro? Roma, continuava, “appare, nei confronti delle altre grandi città, senza una guida autorevole. Il candidato sindaco di Roma non può essere inventato alla vigilia delle elezioni. E dovrebbe essere una personalità che abbia una forza politica e un’autorevolezza più incisive di un ministro. Roma non è solo la capitale d’Italia, per motivi diversi, ha un ruolo mondiale. Spero che il Pd ed il centrosinistra abbiano capito qual è la posta in gioco. Non dovrebbero, e non possono, tardare a mettere in campo il candidato per governare la Capitale”. Forse non dovrebbero. O forse le alchimie che sorreggono (sorreggevano?) la maggioranza giallorossa in Parlamento hanno la priorità, rendendo questa città una subordinata. Tanto più in un momento in cui Conte si è dimesso e non si sa se, e come, potrà tornare a palazzo Chigi, per lo scorno di quegli esponenti del Nazareno – Zingaretti e Bettini in primis, per non dire dell'eterno D'Alema – che sull'abbraccio con i pentastellati vogliono fondare un nuovo centrosinistra. Chissà che ne direbbe oggi il vecchio Macaluso.