Roma

Coronavirus: nessuna donna resti da sola. Violenza di genere, l'appello

Il tentativo di ridurre i contagi del Coronaviorus impone una condizione di isolamento. Le azioni a contrasto, da Lucha y Siesta a Livia Turco

di Andrea Catarci *

Coronavirus: nessuna donna deve restare sola: gli appelli e le azioni per il contrasto della violenza di genere.

Il tentativo di ridurre i contagi del Coronaviorus impone una generale condizione di isolamento, talvolta di convivenza forzata. Malgrado si tratti di una misura necessaria e irrinunciabile, non si può ignorare il rischio che essa contribuisca ad amplificare situazioni di difficoltà, come quelle vissute dalle donne che subiscono violenza dentro le mura domestiche: nel contesto attuale potrebbero trovare più complicato denunciare chi le maltratta. Non deve succedere. Significherebbe peggiorare ulteriormente migliaia di esistenze.

Dalle ricerche dell’Istat e dell’Eures emerge una realtà agghiacciante

A fornire un quadro complessivo è venuta nel 2014 la fotografia ufficiale dell’Istat - Istituto nazionale di statistica, intitolata “Indagine sulla sicurezza delle donne”, che ha sintetizzato con il freddo linguaggio dei numeri la tragicità di un fenomeno che travolge la vita di migliaia di persone reali.

Sono 6.788.000 le donne dai 16 ai 70 anni, il 31,5% del totale, che hanno subito almeno una volta nella vita una forma di violenza: in 4.353.000 casi (il 20,2%) si è trattato di violenza di tipo fisico e in 4.520.000 (il 21%) di violenza sessuale, di cui 1.157.000 (il 5,4%) in forma di stupro (652.000) e tentato stupro (746.000). A ciò si vanno ad aggiungere minacce (12,3%), spintoni (11,5%), schiaffi, calci e morsi (7,3%), contusioni inflitte con oggetti (6,1%), baci e contatti fisici estorti con la forza (15,6%).

Per oltre 2.800.000 donne gli aguzzini hanno vestito i panni degli attuali partner (855.000) o di partner del passato (2.044.000), mentre per il 13% le violenze sono venute da persone note, colleghi di lavoro (2,5%), parenti (2,6%), amici (3%) e conoscenti (6,3%).

Secondo il Rapporto 2019 di Eures Ricerche economiche e sociali su “Femminicidio e violenza di genere”, dal 2000 in Italia sono state uccise 3.230 donne - 2355 in ambito familiare e 1564 per mani del proprio coniuge o ex partner - in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e annientarne l'identità. Con riferimento al 2018 si specifica che, sul totale di 142 femminicidi, a crescere sono quelli commessi in ambienti familiari, dove in generale si consuma circa l’85% delle violenze di genere. Nel 28% dei casi sono segnalati precedenti maltrattamenti, stalking e minacce ai danni delle vittime, confermando “come il femminicidio rappresenti l’ultimo anello di una escalation di vessazione e violenze che la presenza di un’efficace rete di supporto potrebbe riuscire ad arginare”. 

La solitudine può far aumentare la violenza domestica: le parole e le azioni per contrastarla, da Lucha y Siesta a Livia Turco

Nella consapevolezza di quanto sia delicata la situazione attuale e per scongiurare il rischio che la solitudine riduca al silenzio le vittime di violenza, si sono susseguiti diversi appelli di associazioni dei diritti, comitati, organizzazioni e realtà di movimento, singole personalità. Tra essi ci sono quelli di Livia Turco e della Casa delle Donne Lucha y Siesta.

L’ex ministra e parlamentare, attuale componente del Comitato scientifico di Liberare Roma - la rete cittadina di realtà sociali, politiche e culturali guidata dal Presidente del Municipio Roma VIII Amedeo Ciaccheri – si è rivolta direttamente alle donne sotto minaccia con tono sentito, in un filmato di cui si riporta di seguito un passaggio particolarmente significativo.

“Penso alle donne vittime di violenza all’interno delle famiglie. Questo momento le può costringere ancora di più al silenzio. Non dovete. Componete questo numero, 1522, che è il numero del dipartimento della Presidenza del Consiglio. Fate questo numero, chiedete aiuto. Delle persone vi verranno incontro. Mi raccomando non state sole, nessuno può stare solo in questo momento anche se dobbiamo restare separati. Ma pur essendo separati possiamo parlarci”.

Il video integrale, per chi volesse ascoltarlo, si trova sui canali social di Liberare Roma (https://www.facebook.com/LiberareRoma/videos/819878511826247/ ).

Riecheggiando i medesimi contenuti e riorganizzando le attività senza rinunciare ai propri obiettivi, il collettivo di Lucha y Siesta ha sintetizzato con queste parole, pubblicate sull’home page del sito web, la delicatezza della situazione generata dall’emergenza e l’importanza di non lasciare sola nessuna donna: “Pur convinte che le disposizioni del decreto siano le uniche possibili in questo momento, sappiamo che per alcune donne, la propria casa non è affatto sinonimo di sicurezza, anzi. Per tante donne, andare a lavoro o accompagnare i bambini a scuola, significa poter sfuggire anche solo per poco alle dinamiche di violenza domestica e di potere nelle quali vivono tutti i giorni, e al momento ciò non è possibile. Sappiamo anche che in periodi di crisi, come quella che stiamo vivendo, le dinamiche violente si acuiscono. Per questo, anche se ci troviamo costrette a rimandare i colloqui di persona, la Casa delle Donne Lucha y Siesta c’è! Le operatrici sono reperibili per ascolto e accompagno h 24 per colloqui telefonici al numero 3291221342 e all’indirizzo email nonseisola.lucha@gmail.com . Abbiamo inoltre deciso di aprire un canale diretto via chat, per permettere a più donne possibili di raggiungerci e mettersi in comunicazione con noi, perché chiuse in casa non sempre sarà possibile poter telefonare, attraverso l’account FB @lucha.ysiesta”.

Arrivano due segnali positivi che lasciano ben sperare per il futuro prossimo

Intanto, l’asta per la vendita dell’immobile di Via Lucio Sestio è stata posticipata alla fine di maggio, causa coronavirus. Bisognerà ancora attendere per conoscere le sorti di una vicenda fondamentale per il movimento delle donne, in cui la Regione sta svolgendo un ruolo importante di tutela. Nel dicembre scorso a bilancio si sono stanziati 2.4 milioni di euro per il contrasto alla violenza maschile sulle donne, mentre l’Assessora alle Pari Opportunità, Giovanna Pugliese, dichiarava che “Lucha è una storia collettiva, un bene immateriale, patrimonio della Città e della Regione. A seguito della norma inserita nella legge di stabilità 2020, la Regione Lazio parteciperà all’asta”. Arriva ora l’assegnazione temporanea di un immobile alla Magliana, confiscato alla criminalità organizzata, a tre nuclei in uscita dalla Casa delle Donne del Tuscolano. La Consigliera della Lista civica per Zingaretti, Marta Bonafoni, al riguardo ha specificato che: “la Regione aveva da tempo deliberato di destinare un immobile confiscato alla mafia alle donne con figli in uscita dai percorsi di violenza, di farne cioè una casa per la semi-autonomia. Esso ospiterà temporaneamente le donne e i bambini che stanno a Lucha y Siesta. Un atto doveroso, specie ora che l’emergenza Covid19 acuisce le violenze in casa e fa crescere il bisogno di accoglienza a Roma e non solo”.

E’ una buona notizia ma è necessario fare di più. Un’esperienza complessa di accoglienza, prevenzione e sensibilizzazione sui temi legati alle questioni di genere, che ha coinvolto centinaia di persone e accolto decine di donne, deve continuare a esistere in spazi idonei alle molteplici finalità che porta avanti, che al momento non sono ancora stati individuati. Può tornare utile al proposito l’accordo recente fra la Ministra dell’Interno Lamorgese e la collega alle Pari Opportunità Bonetti, che ha originato una circolare in cui i Prefetti sono chiamati a individuare nuove soluzioni alloggiative per le donne che hanno subito violenza, nonché a dare continuità alle esperienze positive. Può essere il momento della discontinuità e della concretezza: se non ora, quando?

* Andrea Catarci, coordinatore del Comitato scientifico di Liberare Roma