Roma
Corruzione e riciclaggio: sequestro da 6 mln ad imprenditori legati a Maduro
Maxi sequestro della Guardia di Finanza: oltre 6 milioni di beni sequestrati ad imprenditori colombiani e italiani legati alla Repubblica del Venezuela
I finanzieri del nucleo speciale di polizia Valutaria, coordinati dalla procura di Roma, hanno sequestrato somme per 1,8 milioni di euro, un immobile in via dei Condotti del valore di 4,8 milioni di euro e alcune opere d'arte ad alcuni imprenditori colombiani, legati al presidente del Venezuela Maduro, e italiani.
I militari hanno effettuato indagini nei confronti di alcuni imprenditori ritenuti dalle Autorità degli Stati Uniti d’America coinvolti in una vasta rete di corruzione internazionale finalizzata all’ottenimento di numerosi e ingenti contratti commerciali con il Governo del Venezuela tra cui quello relativo ai sussidi alimentari, comunemente noto come Clap (Comités Locales de Abastecimiento y Producciòn) e nel riciclaggio dei relativi proventi.
Sono emerse in particolare, spiegano gli investigatori, le figure di due fratelli colombiani di origine libanese, di 43 e 48 anni, oggetto di una serie di indagini da parte di diversi Paesi tra cui Usa, Bulgaria e Colombia. Nelle 10 pagine di decreto di sequestro preventivo si afferma che dagli approfondimenti "sono emersi gravi e ripetuti elementi di rischio concernenti fenomeni riciclatori a carattere transnazionale riconducibili all'opera una serie di persone fisiche e giuridiche collegate all'imprenditore indagato". Quest'ultimo insieme ad altri "è stato inserito – è detto nel decreto – dal dipartimento del Tesoro Usa nelle liste Ofac (office of foreign assets control) in quanto destinatario di diversi procedimenti penali per reati economico-finanziari, da parte degli Usa e di altri Paesi in quanto soggetto legato al presidente del Venezuela Nicolas Maduro".
Le ipotesi di reato a loro a carico sono di corruzione internazionale, traffico illegale di oro, riciclaggio, appropriazione indebita, importazione e esportazione fittizia, truffa aggravata e inseriti dal Dipartimento del Tesoro degli Esteri e della Financial Intelligence degli Stati Uniti d’America nelle liste Ofac, office of foreign assets control. Secondo quanto emerso dalle indagini attraverso la corruzione di funzionari venezuelani il principale indagato sarebbe riuscito a costituire notevoli provviste di denaro che da diversi Paesi, anche inseriti in black list (Panama), sono poi confluite in Italia sotto forma di investimenti e pagamenti.
Infine l'immobile di via dei Condotti sequestrato è intestato a una società inglese riconducibile alla moglie italiana del principale indagato. Nel corso delle attività si è proceduto anche al sequestro di somme di denaro contante, in varie valute, pari a 31 mila euro. Un’altra operazione finita all’attenzione dei finanzieri riguarda il trasferimento di ingenti disponibilità economiche su un conto corrente italiano attraverso plurimi proventi dall’estero, Spagna e Inghilterra, privi di motivazione.