Roma
Corruzione, Venafro, l'ex uomo forte di Zingaretti di nuovo sotto inchiesta
L'inchiesta della Procura di Roma coinvolge anche Peppe Cionci e gli imprenditori Bigotti e Centofanti
Maurizio Venafro, Peppe Cionci, Ezio Bigotti: sono i nomi dei personaggi, tutti vicini al Governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, attorno ai quali ruota la nuova inchiesta della Procura di Roma.
L'inchiesta coinvolge trenta persone ed altrettante societa', sta indagando sulla regolarita' di concessioni e finanziamenti pubblici, su alcuni episodi corruttivi e su una serie di violazioni tributarie.
La posizione di Maurizio Venafro
Secondo le indagini, Venafro avrebbe incassato circa 70mila euro per una consulenza sospetta prestata dopo le sue dimissioni dall'incarico di capo di Gabinetto del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Sarebbe questo, secondo gli inquirenti, il corrispettivo della presunta corruzione per la quale Maurizio Venafro è indagato dalla procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta che questa mattina ha portato a decine di perquisizioni. La consulenza in questione sarebbe fornita da Venafro, sempre dopo le dimissioni, a una società riconducibile a Fabrizio Centofanti, indagato nella stessa inchiesta.
Tra i nomi che spiccano di piu' quindi quelli di Venafro, ex braccio destro di Zingaretti, assolto in primo grado la scorsa estate dalla turbativa d'asta legata alla gara Cup, bandita dalla Regione Lazio e poi annullata con i primi arresti di Mafia Capitale nel dicembre del 2014. In questo caso, gli accertamenti avviati dalla Finanza, su input del procuratore aggiunto Paolo Ielo e dei pm Luca Tescaroli, Giuseppe Cascini e Stefano Rocco Fava, riguardano il prezzo per una consulenza (70mila euro circa), che Venafro ha prestato per conto di una societa' di servizi idroelettrici, successivamente alle sue dimissioni dal capo di gabinetto di Zingaretti, e che i pm ritengono sia la corruzione di una concessione che la stessa societa' ebbe con la Regione Lazio anni prima.
Tra gli indagati anche l'imprenditore ed editore Giuseppe Cionci (archiviato in Mafia Capitale per il suo ruolo di supervisore delle erogazioni fatte a beneficio del comitato elettorale) e l'imprenditore Ezio Bigotti.
Quanto a Cionci, nel mirino della Finanza c'e' una presunta violazione tributaria, con importo da quantificare, legata a una consulenza, che gli inquirenti ritengono mai realizzata, prestata anni fa con la societa' di servizi idroelettrici (la stessa per la quale ha lavorato Venafro).
La società finita sotto accusa per la corruzione è "Energie nuove' dove Venafro lavora da quando ha lasciato il gabinetto della Pisana perché indagato (e poi assolto) nel processo a mafia capitale. La società avrebbe avuto commesse dalla Regione Lazio. I
l nome di Peppe Cionci è rispuntato fuori anche durante l'esame di Salvatore Buzzi. Secondo il ras delle coop, Cionci è “l'uomo di Zingaretti che cura i rapporti economici”.
Tra gli indagati, oltre a Bigotti, la cui azienda e' al centro dell'attenzione per la sua partecipazione ad appalti Consip, figura pure l'imprenditore Fabrizio Centofanti.