Roma
Così la Malesia ha salvato i piccoli oranghi. Le volontarie diventano “mamma scimmia”
dal nostro inviato
Valentina Renzopaoli
BORNEO - (MALESIA). Prendono per mano la loro “vice mamma”, la seguono come fossero pulcini dietro la chioccia: nell'immagine dei piccoli oranghi che si avvinghiano alle gambe delle giovani volontarie per proteggersi, c'è tutta la filosofia di uno dei progetti più virtuosi dell'est asiatico. Nasce nei 42 chilometri quadrati della foresta pluviale di Sepilok, nell'angolo orientale del Borneo malesiano, il più importante centro per la salvaguardia della specie animale più simile all'uomo, che negli ultimi decenni ha rischiato l'estinzione. Gli “orangutan” - dalle parole malesi “orang” (persona) e “hutan” (foresta), ossia “persona della foresta” - nella regione del Sabah sono tutelati dal 1964 da una legge che ne vieta l'uccisione.
Nato nello stesso anno per iniziativa dell'inglese Sir Burgess, il Centro Orang Utan accoglie e cura i piccoli rimasti orfani della mamma e li segue con un percorso di assistenza medica e psicologica fino al momento in cui saranno in grado di affrontare da soli la vita nella foresta. Dalla fondazione ad oggi sono circa settecento i primati curati e rilasciati in natura. Nel centro lavorano attualmente una decine di persone, otto “ranger” e due veterinari, oltre ai volontari, per lo più studentesse e studenti inglesi o americani di ottima famiglia, che investono una somma vicina ai 10mila dollari per vivere un paio di mesi immersi nella vegetazione dell'umidissima giungla.
Sono loro ad occuparsi di recuperare e accudire i piccoli, trattati esattamente come fossero bambini: a partire dalle cure mediche, checkup, radiografie e analisi, fino all'alimentazione e alla socializzazione. Dal punto di vista psicologico, l'obiettivo è quello di far superare loro il trauma derivante dalla perdita della madre. La morte delle mamme-orango avviene nella foresta per malattia, per mancanza di cibo ma anche per mano dell'uomo: il disboscamento, il mercato nero, l'usanza fortunatamente sempre meno frequente di catturare gli oranghi per farne animali domestici, sono i motivi principali delle uccisioni.
Gli oranghi più giovani vengono inseriti inizialmente in un ambiente “indoor”, dove la loro vita è gestita più da vicino da veterinari e volontari; successivamente vengono trasferiti in una zona “outdoor”, senza recinzioni e già a contatto con la natura. Nel momento in cui saranno autonomi e si sentiranno pronti potranno decidere da soli di avventurarsi nella foresta. Oggi nell'area del Sabah vivono circa 13mila esemplari.
A soli due chilometri dal Centro Orang Utan si trova un altro piccolo gioiello del Sabah, il Ranforest Discovery Centre: un centro nato nel 1996 per aiutare a sviluppare una maggiore coscienza ed educazione al rispetto della conservazione. Con le sue trecento specie di uccelli e oltre 30 specie di mammiferi, il RDC rappresenta un raro paradiso della biodiversità animale e vegetale. Quarantacinque chilometri quadrati dedicati alla tutela dell'immenso e inestimabile patrimonio della foresta pluviale: dall'albero della gomma a quello del cacao, della cannella, dalla pianta del pepe a quella della vaniglia e del ginger. E poi, sotto le mongrovie secolari un trionfo di orchidee, ficus e felci.
L'abitante più atteso per i turisti in visita con i loro teleobiettivi puntati verso l'alto è lo scoiattolo volante: si sveglia quando il sole tramonta dietro le fronde degli alberi giganti e, in cerca di cibo, plana da un ramo all'altro nella semioscurità.
Con il Rainforest Discovery Centre e il Centre Orang Utan la regione malesiana del Sabah rappresenta un vero esempio “green” da imitare, grazie anche alla sua legislazione più avanzata rispetto ad altre zone della Malesia e, soprattutto, dell'intero sud est asiatico. Secondo l'ultimo rapporto della Fao, l'area forestale in Malesia è aumentata dal 2000 a oggi, e rappresenta attualmente il 67,5% dell'inter territorio nazionale. Un tema che ci tiene a sottolineare anche il Ministro delle Piantagioni della Malesia Douglas Uggah Embas: “La nostra costituzione dà una certa autonomia agli stati del Sabah e del Sarawak, in particolare sulle tematiche legate alle foreste, all'agricoltura, alle risorse idriche e alle altre risorse naturali. Ma sostanzialmente tutte le leggi in Malesia sono animate dallo stesso spirito: combattono la povertà e assicurano la tutela dell'ambiente e il concetto della sostenibilità anche nei momenti di crescita e sviluppo del Paese”. (Fine).