Roma

Crediti fantasma: scoperta la maxi frode. Sequestrati beni per 10 milioni

Un maxisequestro da 10 milioni di euro tra case, negozi, società, assicurazioni, veicoli e terreni. Un sistema diffuso in tutta Italia

Crediti fantasma: la Guardia di Finanza scopre la maxifrode. Sequestrati beni per 10 milioni tra case, auto, negozi e società.

Questo il bilancio del sequestro operato dai militari della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Roma al termine di un'indagine su un enorme giro di frodi fiscali. Su disposizione del gip di Velletri, le Fiamme Gialle hanno infatti sequestrato: 12 terreni, 36 appartamenti e negozi in varie parti d'Italia, partecipazioni societarie, 11 veicoli, saldi attivi di conti correnti, polizze assicurative, contanti e orologi di lusso. Sono in tutto 19 le aziende coinvolte.

Le persone fisiche sono 33, provenienti da Anzio, Nrttuno, Marino, Zagarolo, Canale Monterano, Latina, Aprilia e Minturno nel Lazio, Piacenza, in Emilia Romagna, Lanciano, Paglieta, Santa Maria Imbaro e Treglio, in Abruzzo, Napoli e Volla, in Campania, Londa in Toscana, Macomer in Sardegna, Pralboino in Lombardia e Foggia in Puglia.

La scoperta della frode

Gli uomini della Guardia di Finanza della compagnia di Nettuno, avevano scoperto nel 2022 un commercialista di Anzio, già destinatrio di un provvedimento cautelare. In cambio di un compenso, il commercialista offriva ai suoi clienti la creazione e l'utilizzo di falsi crediti fiscali così da abbattere le pendenze verso il fisco e l'Inps. Indagando, i militari hanno scoperto un giro diffuso sut tutto il territorio nazionale e formato da altri 9 consulenti fiscali che offrivano lo stesso meccanismo fraudolento.

Il sistema

Come emerso dall'esame dei conti correnti delle società e dei soggetti coinvolti e dalla loro documentazione fiscale, i crediti Iva venivano generati presentando dichiarazioni di spese mai avvenute: spese per “ricerca e sviluppo 4.0”, lavori sulle facciate mai eseguiti ecc. Il tutto veniva inserito sul sito dell'Agenzia delle Entrate, con tanto di fatture false. I proventi della frode venivano poi riciclati attraverso società estere in Germania, Lituania, Svizzera e Malta.