Dal Libano all'Irpinia, poi in Comune con Alemanno. Addio ad Antonino Torre
Allergico alla politica ma impegnato per i cittadini. Chi era il granatiere Torre
di Patrizio J. Macci
Antonino Torre generale dei Granatieri di Sardegna della riserva, classe 1940, è scomparso dopo aver portato i suoi anfibi in Libano, Somalia, Kosovo, Albania, Iraq e Kurdistan. Presente in tutte le missioni di pace italiane.
Aveva portato la sua azione energica anche durante l’intervento nell’Irpinia devastata dal terremoto. Pioniere dell’informazione come strumento fondamentale per far conoscere ed apprezzare le Forze Armate nel mondo, sostenitore dell’utilizzo dell’informatica nell’organizzazione militare. Quelli che lo hanno conosciuto lo raccontano con il sorriso dell’Eroe sul volto. Aveva detto di sé “sono un generale dalle mille energie e dalla franchezza stupefacente. Credente ma con una fede pericolante, peccatore consapevole e politico libertino”.
Personaggio schietto, diretto e senza paura di essere “politicamente scorretto”, fu il primo a ricordare il ruolo primario delle Forze armate italiane rimaste con il Re dopo l’8 settembre, irritando non poco le associazioni partigiane. Sottoposto a critica il Generale dimostrò numeri alla mano quale fosse stato il ruolo predominante dell’Esercito nelle battaglie di Roma, quando i tedeschi, accecati dal voltafaccia, avevano iniziato a rivalersi sulla popolazione.
L'esperienza politica al Comune di Roma
Nel 2009, entrato nella Riserva, con il motto “da sudditi a cittadini” viene eletto in Campidoglio praticamente senza fare campagna elettorale; diviene capogruppo nella Lista Civica per Alemanno. Il suo contributo politico si spese per aiutare concretamente i cittadini mantenendosi sempre lontano dalla politica del Palazzo.