Roma

Elezioni e Referendum, a Roma M5S diviso: Raggi esulta, De Vito punge Di Maio

Il sindaco grida: “Abbiamo vinto noi cittadini, la voce della periferia”. Il presidente dell'Assemblea Capitolina attacca: “E' un fallimento politico”

Elezioni regionali e Referendum, nel giorno post scrutino si celebra a Roma l'ennesima spaccatura nel Movimento 5 Stelle Capitolino. Una divisione diversa rispetto a quella delle scorse settimana, non fatta di attacchi diretti ma dalla palese diversità di visione della politica: da un lato Virginia Raggi esulta per la vittoria del Sì, dall'altro Marcello De Vito punge Di Maio e Crimi per l'esito delle urne.

Non appena la vittoria del Sì al Referendum per il taglio del numero dei parlamentari è stata ufficializzata la Raggi non ha perso tempo postando sul solito Facebook una sua foto con un sorriso a 32 denti commentando l'esito del voto ed in particolare i dati dei quartieri romani: “Abbiamo vinto. Abbiamo vinto noi cittadini – ha scritto il sindaco –. Oggi i dati sul referendum per la riduzione del numero di parlamentari ci hanno dato ragione e soddisfazione: la rivoluzione e il cambiamento che abbiamo iniziato anni fa stanno portando i loro risultati. Ci vuole tempo ma, se si lavora con passione, ogni traguardo può essere raggiunto. La voce delle periferie di Roma, quella che in passato nessuno ha mai ascoltato, si è fatta sentire chiara e forte: vogliamo il cambiamento. Quella voce l’abbiamo ascoltata anni fa e continuiamo ad ascoltarla. Quella di oggi è una vittoria per tutti noi. Avanti a Testa Alta”. Un'esultanza diretta, dove ha voluto certificare che più si andava verso la periferia, e poi a Roma saliva la percentuale del Sì. Ma sulla debacle delle Regionali, neanche una parola.

Completamente diversa la visione del numero uno dell'Aula Giulio Cesare Marcello De Vito, sempre con un piede più fuori che dentro al Movimento dopo lo scandalo stadio della Roma. L'ex “mr preferenze” si è scagliato, ancora una volta, contro i vertici del M5S Luigi Di Maio e Vito Cremi colpevoli dell'implosione del Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali. “Il M5S ha rappresentato dal 2009 al 2018 l’unica vera forza politica antisistema, capace di generare un sogno di cambiamento per milioni di cittadini pronti ad essere parte attiva nei procedimenti politici di questo paese – si legge nel lungo post di De Vito –. Un impegno sociale e civile, finalizzato ad un cambiamento del 'sistema Italia' senza precedenti e proprio per questo più esposto a criticità organizzative e funzionali, tali da favorire scelte in contrasto con il DNA originale del Movimento e generare quindi una curva elettorale discendente di oltre il 50% in questi ultimi due anni. Infatti, una delle prime scelte in contrapposizione con i valori del Movimento 5 Stelle è stata quella fatta dopo le elezioni politiche del 2018 quando, invece di andare a nuove elezioni per coerenza e rispetto verso il principio statutario di un M5S posizionato oltre gli schieramenti politici tradizionali, si è deciso prima per un governo di coalizione con una parte del centrodestra e poi, dopo un anno, di reiterare la medesima scelta con una parte del centrosinistra (appena un mese dopo a quando l’allora capo politico sentenziava: 'Mai con quelli… del PD'). Evidentemente, i timori per la fine anticipata della legislatura e la simultanea conclusione -per molti parlamentari- del secondo mandato hanno fatto la differenza ed indotto ad una scelta più 'responsabile' ma al tempo stesso ostica e di difficile comprensione per la base elettorale del M5S, come detto, invero, progressivamente e fortemente scemata da allora”.

Poi via con l'attacco agli attuali vertici del Movimento, ovvero la coppia Di Maio-Crimi: “Due anni più tardi, ad agosto 2020 – continua –, i due richiamati principi di base, ossia il divieto di alleanze ed il limite dei due mandati (per i soli consiglieri comunali nella votazione de qua), sono stati “azzerati” con una “votazione-blitz agostana”, indetta su Rousseau con 24 ore di anticipo, con partecipazione ridottissima. Al netto del fatto che non si è raggiunta la percentuale di ⅓ prevista dallo statuto come soglia minima ai fini delle relative modifiche, dal momento che hanno votato da 48.975 aventi diritto su un totale di 175.534 iscritti, ovvero 5 punti percentuali in meno rispetto alla soglia, va soprattutto rimarcato il fatto che questa scarsa partecipazione è anche e soprattutto il sintomo di un malessere di fondo della base degli iscritti:LA BASE NON SI IDENTIFICA PIU’ CON LE SCELTE IMPOSTE IN MANIERA VERTICISTICA E NON PARTECIPA PIU’. Per una forza che fa della partecipazione un vanto, lo stesso DNA, questo è il FALLIMENTO POLITICO. Non si vuole certamente dire che dei principi non possano essere ridiscussi. Ma si vuole affermare che questo dovrebbe avvenire nell’ambito di una vera discussione generale per ridefinire l’intera struttura del M5S, da evolversi in funzione di un quadro mutato rispetto a quello di qualche anno fa. Non si deve fare con scelte calate dall’alto in 24 sotto ferragosto, né con interventi spot imposti alla bisogna. Le elezioni regionali di ieri, nel loro esito devastante, sono state la logica conseguenza di tutti questi errori: 7% in Toscana e Liguria, 3% in Veneto (!), 11% in Puglia, 10 % in Campania, 8 % nelle Marche.Non è accettabile il maldestro tentativo di ieri, di Di Maio e Crimi in primis, di coprire e soprattutto coprirsi dalla disfatta festeggiando uno scontato “sì” referendario, in quanto appoggiato in forme diverse da tutte le principali forze politiche, nessuna esclusa. Non so se mi ha ricordato di più il ballo sul Titanic prima dell’impatto con l’iceberg o il comportamento di quei bambini che debbono comunque trovare motivo di esultare -all’insegna del “chi fa l’ultimo gol vince tutto eh!”- dopo che di gol ne hanno subiti 7”.

Il post di De Vito si conclude con l'annuncio della presentazione di una nuova proposta, già inviata agli attivisti del Movimento 5 Stelle dal nome “Parole Guerriere Incontri Evoluzionari”: Questa fase involutiva dovrebbe indurre ad una profonda riflessione. Il luogo della riflessione deve essere quello degli Stati Generali che il reggente Vito Crimi avrebbe dovuto convocare in base allo Statuto già entro fine febbraio 2020 (entro 30 giorni dalle dimissioni di Di Maio). Il fine della riflessione deve essere quello di rilanciare un nuovo progetto politico ed una nuova organizzazione complessiva del M5S, strutturale e non fatta di interventi spot a seconda dell’esigenza del momento, capace di rigenerare entusiasmo e desiderio di partecipazione e di passare 'Dalla involuzione alla evoluzione, per capovolgere la piramide del Movimento 5 Stelle'. La proposta ruota intorno a 4 punti. A breve pubblicheremo la proposta già inviata da portavoce ed attivisti al M5S”.

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