Emergenza Rifiuti, la Regione Lazio nasconde due discariche nei cassetti
Scaduti i 180 giorni del Tar per individuare “una rete integrata e adeguata di impianti”
di Donato Robilotta *
Il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, si è detto preoccupato per la situazione dei rifiuti a Roma perché non vede un progetto per la chiusura del ciclo, bacchettando così la giunta Raggi. Il Ministro ha ragione da vendere ma farebbe bene a bacchettare anche l’amministrazione regionale perché la giunta Zingaretti, quando ha detto no al decreto sblocca impianti, aveva preannunciato il varo del nuovo piano regionale dei rifiuti entro la fine dell’anno ma ad oggi nessuno lo ha visto.
Ad essere precisi Zingaretti aveva annunciato la presentazione del piano nei primi mesi del suo insediamento, quando portò in consiglio uno dei primi provvedimenti che riguardava la cancellazione dello scenario di controllo del piano regionale varato dalla Polverini.
L’assessore regionale ai rifiuti della Regione in audizione in commissione sul bilancio 2017 ha annunciato la presentazione di una norma per dismettere la partecipazione della Regione nella società Lazio ambiente, proprietaria del termovalorizzatore a Colleferro, e la messa in bilancio di nuovi fondi per portare la raccolta differenziata nei prossimi anni al 65%. Ma l’assessore ha dimenticato di ricordare che questa percentuale la Regione avrebbe già dovuta raggiungerla entro la fine dell’anno, e non si capisce come farà a raggiungerla in futuro quando le risorse stanziate sono inferiori al passato.
Ma sulla presentazione del piano regionale dei rifiuti neanche una parola. Eppure i 180 giorni di tempo dati dal Tar del Lazio affinché la Regione individuasse “una rete integrata e adeguata di impianti in ambito regionale” sono trascorsi da un bel po’.
Né la Regione può pensare di aver assolto il proprio compito con la delibera di giunta sul fabbisogno, la 199/2016, non solo perché la programmazione sta in capo al Consiglio e non alla giunta, ma soprattutto perché quel documento è stato sonoramente bocciato dal Governo. Infatti il Dpcm del 10 agosto 2016, sul fabbisogno impiantistico a livello nazionale, ha previsto che nel Lazio oltre ai termovalorizzatori di Colleferro e S. Vittore serve anche quello di Malagrotta, che la Regione fa finta di non vedere e non consente la sua entrata in funzione, e un quarto impianto che nel vecchio piano era previsto ad Albano.
Il Dpcm del Governo non è solo cognitivo, come continua a ripetere l’assessore regionale ma anche “cogente”, come ha sottolineato più volte il Ministro Galletti, nel caso la Regione non dimostri con il nuovo piano e con dati convincenti che non c’è bisogno degli impianti contestati e previsti nel Dpcm.
Non solo, ma contro la delibera sul fabbisogno hanno fatto sentire la loro voce anche Comuni e Province, a partire da quella di Latina, a guida Pd, che ha contestato i numeri e la pretesa della Regione di imporre dall’alto i dati sul fabbisogno senza un coinvolgimento delle province e senza tener conto dei loro piani provinciali, lasciando quindi agli enti locali solo il compito ingrato e impopolare di individuare i siti delle discariche,
L’assessore regionale continua a intimare all’amministrazione capitolina di indicare il sito della discarica di servizio il prima possibile, ed io concordo, ma mi chiedo come mai l’amministrazione Zingaretti non lo abbia fatto anche durante l’amministrazione Marino, quando l’assessore comunale ai rifiuti, del Pd, spiegava che Roma non aveva bisogno di nessuna discarica. E infatti il piano strategico del Campidoglio e dell’Ama era quello di portare i rifiuti romani in giro per l’Italia e all’Estero, cosa che ha portato la tariffa alle stelle, come ha denunciato qualche giorno fa l’agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale.
Non solo ma l’Assessore regionale ai rifiuti non dice che nei cassetti del suo assessorato giace da anni una richiesta per l’autorizzazione di due siti di discarica di servizio in località Pian dell’olmo, nel comune di Roma, e quadro Alto, nel comune di Riano, che era uno dei due siti individuati nell’ottobre 2011 dall’allora Commissario Delegato dal Governo per l’emergenza ambientale nel territorio della Provincia di Roma.
E se non sbaglio il sito di Pian dell’Olmo fu indicato dall’allora Presidente della Provincia Nicola Zingaretti. Mi chiedo perché il Presidente della Regione e l’Assessore regionale competente in materia di rifiuti non danno una risposta a quella domanda di autorizzazione e fanno finta di niente.
* Donato Robilotta, già Consigliere Regionale del Lazio