Roma

Emergenza rifiuti Roma, Zingaretti sulla graticola. Renzi contro Raggi e M5S

Rifiuti, l'ordinanza della Regione è un provvedimento eccezionale. NIcola Zingaretti certifica che Roma è in emergenza

di Donato Robilotta

L’emergenza rifiuti a Roma rischia di provocare l’emergenza sanitaria, come denunciato dall’ordine dei medici di Roma e del Lazio, e obbliga Zingaretti e la Raggi a smettere di giocare a scaricabarile. E dopo Ignazio Marino, anche Matteo Renzi scopre i cassonetti stracolmi e crocifigge Raggi e l'M5S.

Commenta l'ex premier Pd: “È imbarazzante ricevere telefonate da amici che non abitano in Italia e vedono le immagini della spazzatura di Roma. E chiedono: tutto bene in Italia? L’incapacità assoluta dell’amministrazione di Roma e del sindaco Raggi fa male a tutto il Paese. I grillini hanno vinto tre anni fa gridando “Onestà”. Ma come diceva Benedetto Croce: l’onestà politica non è altro che la capacità politica. Inutile gridare onestà se non si riesce a sistemare la nettezza urbana”.

Ma rimettiamo in ordine la vicenda partendo dalle competenze per arrivare alle responsabilità reali.

La Regione, per mettere a disposizione dei rifiuti di Roma tutta l’impiantistica del Lazio, firma l’ordinanza che certifica che siamo di fronte a un’emergenza ambientale che mette a rischio la salute dei cittadini. Vengono prese dunque misure eccezionali, previste dall’articolo 191 del decreto ambientale 152/2006, come quella di “quasi requisire” gli impianti del Lazio, andando anche in deroga alle disposizioni vigenti proprio per tutelare la salute pubblica.

Eppure tutto questo non basterà a risolvere l’emergenza rifiuti perché l’insufficienza impiantistica riguarda non solo Roma ma tutta la Regione. Sbagliava e di grosso il Presidente della Regione, quando nei giorni scorsi sosteneva che l’emergenza riguardava solo Roma e che il problema non riguardava il conferimento dei rifiuti ma solo lo spazzamento, tanto che è stato obbligato a emettere l’ordinanza, probabilmente temendo di essere commissariato.

Ma Roma è il Lazio perché rappresenta oltre il 50% dell’intera popolazione della regione e produce il 56% dei rifiuti; se prendiamo in considerazione l’intero territorio della Città Metropolitana, perché l’ambito di gestione dei rifiuti è su base provinciale, arriviamo all’80% dei rifiuti prodotti sul territorio regionale.Il Lazio produce circa 3 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, con la raccolta differenziata al 45% abbiamo un indifferenziato pari a 1 milione 620mila t/a, pari a 5.192 tonnellate al giorno. La sola città di Roma ha la necessità di lavorare circa 1 milione e cinquantamila tonnellate all’anno di indifferenziato pari a 3.371 t/g. Attualmente i tre impianti Tmb di Roma, dopo la chiusura di quello Ama di Rocca Cencia e la diminuzione di lavorazione dei due di Colari per manutenzione, possono lavorare al massimo 1.750 t/g di rifiuti, con un deficit di lavorazione di 1.621 t/g di rifiuti che devono essere portati altrove.

Anche nel Lazio gli impianti non sono sufficienti. Infatti i Tmb attualmente in uso (oltre a quelli di Roma, quelli della Saf di Colfelice, della Rida di Aprilia e dell’Ecologia di Viterbo) hanno una capacità massima di lavorazione pari a circa 4.300 t/g rispetto ad una esigenza di 5.192 t/g, con un delta differenziale di circa 900 t/g di indifferenziato che deve essere portato fuori Regione.

Il trattamento dei rifiuti indifferenziati nei Tmb produce cdr/css, circa 800mila t/a, che deve essere portato nel termovalorizzatore, e scarti, circa 600 mila T/a, che devono essere portati in discarica.

Per quanto riguarda le discariche la Regione è al massimo della criticità, tanto che ha chiesto alle province di individuare nuovi siti o allargare quelli preesistenti per avere una capacità di almeno 10 milioni di mc da qui al 2026. Ad oggi le discariche del Lazio in funzione hanno una capacità disponibile di meno di 2 milioni di metri cubi e questo solo grazie allargamento della discarica di Colleferro, pari a 900.000 mc. L’unico termovalorizzatore presente nel Lazio, quello di S. Vittore di Acea, ad oggi può lavorare al massimo 320 mila t/a di Cdr/Css, con un deficit quindi di 480.000 t/a . Per non parlare dell’umido prodotto con la differenziata che va quasi tutto fuori Regione, perché a fronte di una esigenza di circa 550mila t/a di organico abbiamo impianti in esercizio che hanno una capacità massima pari a meno di 200 mila t/a.

Dunque Zingaretti deve fare accordi con le altre Regioni per portare nei loro termovalorizzatori e discariche rifiuti di Roma che non possono essere lavorati o sversati negli impianti del Lazio; a questo servono i siti di trasbordo o di trasferenza presenti nell’ordinanza e già nei piani del Campidoglio.

Ma come facciamo a chiedere di utilizzare i termovalorizzatori di altre Regioni, alcune hanno già detto picche, quando Zingaretti e la Raggi hanno chiuso il Termovalorizzatore pubblico di Colleferro e dicono no a quello di Roma ?

Come facciamo a chiedere alle altre Regioni di sversare i rifiuti di Roma nelle loro discariche, quando la Raggi continua a dire no ad ogni ipotesi di discarica di servizio a Roma, come il no recente a quella di Pian dell’Olmo, e il suo partito organizza proteste su tutto il territorio nazionale contro discariche e inceneritori?

Mi chiedo infine perché Zingaretti e la Raggi, che oltre che Sindaco di Roma è anche Sindaco della Città Metropolitana, non decidono di sbloccare l’entrata in esercizio del Tmb di Guidonia, di utilizzare il tritovagliatore di Rocca Cencia e soprattutto, ma questo riguarda in particolare il Presidente della Regione, di autorizzare la trasformazione del Gassificatore di Malagrotta per la produzione di metanolo.

L’uso di questi impianti darebbe ossigeno alla situazione e consentirebbe di gestire meglio l’emergenza. Insomma a Roma servono gli impianti, lo ha ammesso anche il nuovo management nominato dalla Raggi, a partire dal termovalorizzatore e dalla discarica di servizio, da qui non si scappa.

Ma Zingaretti e Raggi, prigionieri del loro racconto, che non corrisponde alla realtà, non sono in grado di affrontare questi nodi. Per questo l'unica strada maestra è quella di nominare un commissario.

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