Roma
Ex Ipab e patrimonio milionario: Maselli svela i segreti del Sant'Alessio
La questione della gestione del patrimonio del S. Alessio arriva in Consiglio Regionale. L'assessore al question time. Tutte le domande
La questione della gestione dell’ex Ipab S. Alessio arriva In Consiglio regionale perché domani durante il question time l’assessore competente risponderà ad una interrogazione presentata dal Consigliere Regionale della Lega, Angelo Tripodi.
Interrogazione che riporta quello che il sottoscritto ha scritto su affaritaliani.it a fine maggio chiedendo un intervento della Regione, perché la gestione dell’immenso patrimonio dell’ente, affidata a gestori privati che negli anni sono cambiati, non è proprio delle migliori. Almeno per le casse dell’ente.
Il Sant'Alessio non ha smentito i dati di affaritaliani.it
Sui dati negativi della gestione riportati nell’interrogazione girano voci alla Pisana che non sarebbero attendibili. I dati sono stati ripresi dal mio articolo e sono frutto di un’attenta lettura dei bilanci e delle delibere del Cda del S. Alessio così come dei vari piani di valorizzazione del patrimonio presentati dalle diverse sgr che si sono succedute nella gestione. Dati che non sono stati smentiti dall’ente.
E silenzio sulle dimisioni di Amedeo Piva
Nei giorni scorsi Affaritaliani.it ha scritto che il presidente dell’ex Ipab S. Alessio, Amedeo Piva, si sarebbe dimesso dalla carica e l’attuale cda sarebbe ora guidato dall’attuale vice presidente. Sul sito dell’ente non c’è traccia delle dimissioni ma la notizia non è stata smentita e da quel che ne so è fondata.
L'assessore Maselli: persona scrupolosa che darà risposte appropriate
Ecco perché sarà importante la risposta dell’assessore competente al question time. Conosco da tempo l’assessore, so che è una persona scrupolosa che legge i dossier e sono convinto che saprà dare risposte appropriate ai problemi emersi nella gestione dell’ente e prendere le giuste decisioni. Non so se le dimissioni del presidente dell’Ipab sono state causate dai miei articoli o meno. In ogni caso dico che la Regione deve fare piena luce, perché il management è sempre lo tesso di quello che ha preso decisioni che a mio modesto parere, e non solo, stanno danneggiando l’ente.
Tutte le domande sul patrimonio del Sant'Alessio
Le risposte alle quali bisogna dare una risposta sono poche e semplici. Intanto per quale motivo il vertice dell’ente e il management hanno scelto di affidare la gestione del patrimonio immobiliare a una Sgr privata invece che affidarla ad una società pubblica, come l’Invimit con la quale la Regione ha costituito un fondo per la gestione immobiliare del patrimonio regionale, come pure gli aveva chiesta la stessa Regione con una nota dell’allora direttore regionale al bilancio confermato anche dall’attuale amministrazione?
Case, ville e tenute valutate 200 mln
Come è possibile che l’immenso patrimonio immobiliare del S. Alessio, oltre 650 tra immobili e locali commerciali, alcuni dei quali nelle zone più di pregio della Capitale, con una tenuta a Siena, dal valore di 20 mln, il casale di S. Pio V e un’intera area in via Margutta, dal valore inestimabile, sia stato assegnato alla sgr ad un valore di 220 mln quando a mio parere il suo valore commerciale rasenta quasi il miliardo di euro?
Prima dell’affidamento alla Sgr la gestione diretta del patrimonio immobiliare, seppure non fosse molto efficiente, portava nelle casse dell’ente circa 4 milioni l’anno. Dal 2017 ad oggi la gestione diretta avrebbe fruttato circa 24 milioni di euro.
La gestione delle varie sgr ha portato nelle casse zero euro, perché i fitti riscossi sono andati tutti a rimpinguare i costi della gestione. Mentre l’ente per far fronte agi suoi impegni finanziari si è fatta dare dalla sgr un anticipo di 25 milioni che risultano come debito da restituire, tanto che la Regione è intervenuta più volte per far approvare un piano di ammortamento di questo anticipo di cassa, con precise rate da accantonare ad ogni bilancio.
Il bilancio in rosso
Non solo ma l’ente ha chiesto di avvalersi di un anticipo di cassa presso la sua banca di una cifra pari a 3 milioni di euro e il bilancio consuntivo al 31.12.2022 riporta un disavanzo di oltre 5 milioni di euro. Inoltre la sgr sorgente, dopo l’autorizzazione del competente ufficio regionale, nel 2019 ha venduto decine di appartamenti ma non si sa né a chi, né a quale prezzo. Di queste vendite non un euro è entrato nelle casse dell’ex Ipab, stando ai bilanci, e immagino che anche queste risorse siano confluite nel bilancio della sgr a coprire i costi del fondo. Nel 2022 l’Ipab e la nuova sgr, dopo sorgente è subentrata Castello ed ora Anima, hanno chiesto alla Regione l’autorizzazione a vendere un pezzo importante del patrimonio di centinaia di appartamenti, dal valore complessivo di 60 milioni di euro (quasi il 30% dell’intero patrimonio).
Per farne cosa? Lo sa il management dell’ex Ipab che la vendita non deve danneggiare il patrimonio e deve essere legata a un piano di investimenti che comporti un aumento dei servizi resi ai non vedenti, che invece attualmente vengono quasi tutti pagati dalla Regione, compresi i fondi per la fondazione alla quale sta dando vita l’ente per la gestione del personale.
In conclusione l’ex Ipab invece che incassare 24 milioni di euro in questi anni per glia affitti si è indebitata per 25 milioni. Ha uno scoperto bancario di tre milioni, ha chiuso l’ultimo esercizio con un disavanzo pari a 5 milioni di euro. Ha venduto decine di appartamenti senza nessun introito ed ha in programma una vendita di patrimonio di circa 60 milioni di euro.
Questi i punti che, a mio modesto parere, meritano una risposta e una decisone nel merito.
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