Roma

Fiumicino, l'allarme dei pescatori: “Nelle reti ci sono più rifiuti che pesci”

Plastica, elettrodomestici, oggetti di gomma, reperti archeologici: ecco cosa riempie le reti dei pescatori di Fiumicino

di Diana Maltagliati

 

Mare inquinato e pesca a rischio; i pescatori di Fiumicino lanciano l'allarme: "Nelle reti finisce più spazzatura che pesce".

Plastica, metallo, reperti archeologici: nel mare al largo di Fiumicino c'è di tutto. Lo sanno bene i pescatori che 190 giorni l'anno escono dal porto e si allontanano oltre le tre miglia dalla costa per pescare a strascico. Non solo rifiuti di tutti i giorni, ma anche grandi elettrodomestici: frigoriferi, biciclette e una volta all'anno, raccontano, anche un cadavere. Non è più una sorpresa per loro, ma faticano comunque ad abituarsi alla quantità di rifiuti che ogni giorno passa sotto ai loro occhi e che si incastra tra le maglie delle reti. Ce lo racconta Lorenzo Melchiorri, presidente della cooperativa Nuova Fiumicino Pesca.

Spesso si parla dell'inquinamento del mare. A marzo sulla spiaggia sono stati trovati i cadaveri di una tartaruga marina e di una pecora: i pescatori sono allarmati?

“Il pescatore è allarmato non tanto per ciò che ogni tanto arriva sulla spiaggia, ma per quello che quotidianamente pesca. In 4 ore di cala di pesca a strascico, il pesce raccolto è molto meno rispetto alla spazzatura. Come rifiuti immagini di tutto: bombole, reperti storici, frigoriferi, plastica, biciclette e ogni tanto addirittura cadaveri. In mare c'è di tutto e di più. Per quanto riguarda la plastica, ora è diventato un vero e proprio problema. È da un po' che si pensa che l'attività di pesca a strascico dovrebbe dare una mano a pulire il mare non riscaricando i rifiuti in acqua come succede ora, ma portandoli a riva".

Quindi i pescatori dividono i rifiuti dal pesce e lanciano la spazzatura di nuovo in mare?

"Sì, ora succede proprio così. I pescatori darebbero volentieri una mano portando a terra la spazzatura, ma una volta arrivati al molo non saprebbero nemmeno dove metterla".

Non esistono spazi appositi o discariche dove portare quanto recuperato in mare?

"No, non c'è niente. Poi deve pensare che dopo 20 ore di pesca non si può nemmeno chiedere al pescatore di occuparsi lui stesso dei rifiuti, una volta arrivato a terra. Dovrebbe essere creato un servizio apposito, con personale che si occupi solo di questo. Noi abbiamo chiesto tantissime volte che si intervenisse in merito, ma nessuno ci ha risposto. Servirebbe una discarica ad hoc solo per quello che viene riportato a riva, tanti sono i rifiuti che giornalmente vengono pescati”.

L'inquinamento è solo uno dei problemi di Fiumicino. Che mi dice riguardo all'erosione delle coste?

“L'erosione delle coste non comporta molto rischio per l'attività di pesca, ma sarebbe contentissimo il pescatore se si facessero dei lavori importanti per tutelare fauna e flora marina. Creare scogliere sommerse a protezione dell'arenile consentirebbe la nascita di pesci, molluschi, vegetazione. Non so perché ogni anno si spendano tanti soldi per spalare la sabbia da un posto all'altro, quando si potrebbe fare una protezione di questo genere utile a tutti. Qualunque cosa affondi o si metta volontariamente sott'acqua, col passare del tempo, diventa una casa per i pesci”.

Da quello che mi dice,  le difficoltà sono parecchie. Quello del pescatore è un mestiere antico, cosa significa esserlo oggi?

“Essere pescatore di Fiumicino è essere pescatore d'Italia ed essere pescatore d'Europa... oramai siamo completamente gestiti dalla Comunità europea. Essere pescatori oggi vuol andare incontro a divieti che i nostri nonni e i nostri bisnonni non avevano. La tradizione della pesca, ma anche quella della cucina, in alcuni casi devono essere messe da parte a causa delle nuove regole. Alcune peculiarità italiane tenderanno a scomparire, come per esempio la nostra frittura di paranza. Ora ci sono misure minime di pesca ed è chiaro come un merluzzo di minimo 17 centimetri non possa far certo parte di questo piatto".

Oltre ai problemi materiali, insomma, ci sono pure le regole che cambiano

"Certi regolamenti europei sono molto difficili da digerire, ma la cosa peggiore è che i nostri rappresentanti in Europa non sono capaci di farsi valere, ovviamente nella legalità e nel rispetto dell'ecosistema e della fauna. Sicuramente bisogna salvaguardare le specie, ma in molte zone di pesca alcuni divieti sono eccessivi. Pensi a un divieto che tutti conoscono, quello di caccia al cinghiale, ora questi cinghiali ce li troviamo anche in mezzo alla strada. Forse servirebbe una mezza misura, con regole ben ponderate e studiate attraverso la ricerca”.

Un esempio nella pesca?

“Il tonno rosso, che è uno dei tonni più pregiati e ce l'abbiamo solo qui nel Mediterraneo. Commercialmente va tutto nei paesi asiatici, in Giappone e in Cina, ma per noi è vietato pescarlo fatto salvo per un numero prestabilito di barche che hanno i permessi. Noi invece siamo convinti che i tonni al momento siano così tanti da mettere in pericolo le alici, che iniziano a scarseggiare proprio perché i tonni se ne nutrono”.

Oltre alla regolamentazione europea, che cosa è cambiato nei decenni in questo mestiere?

“La tecnologia. Almeno per quanto riguarda la pesca importante, lo strascico e i molluschi. Gli strumenti ti danno la possibilità di vedere dove sotto c'è il pesce, ma molti sono stati vietati dall'Europa. Una volta le masse di alici si individuavano con gli aerei, ora non si può più. Poi le maglie, che prima erano di canapa, ora sono di una plastica particolare. Sono cambiate un'infinità di cose anche in funzione della sicurezza. L'unica cosa che non cambia mai è l'esperienza: non ci si può improvvisare pescatore, bisogna essere nati e cresciuti pescatori”.

Un tempo questo era un mestiere che si tramandava di padre in figlio: è ancora così?

“La pesca va tramandata di padre in figlio, non esistono altri modi. Certo, oggi esistono addirittura delle scuole, in Francia per esempio c'è un'università della pesca, ma sono realtà che riguardano pesche specifiche. La vera attività di pesca comporta conoscenza e pratica: ogni famiglia arma le reti a modo suo, non c'è un modo giusto o sbagliato, sono conoscenze che si tramandano. Il figlio armerà la rete come il padre, è uno strumento personale”.

I giovani sono ancora interessati a questo mestiere?

“I figli dei pescatori sì. Oggi in molti stanno tornando alle origini, i giovani si stanno interessando nuovamente alla terra e al mare. Ovviamente è anche una questione di reddito: un mestiere può essere interessante, ma deve soprattutto fruttare”.

E la pesca è un lavoro che rende? Quante tonnellate di pesce arrivano sul molo di Fiumicino al giorno?

“É una cosa che varia da tipologia di pesca a tipologia di pesca. Per esempio consideriamo lo strascico, che è la pesca più industriale che esista: si apre la rete dietro alla barca e si avanza con l'ausilio del motore per circa 3-4 ore di “cala”, oltre le 3 miglia di distanza dalla costa. Questa pesca deve assolutamente dare un'entrata giornaliera che superi i 1000 euro, altrimenti tra gasolio e stipendio per i dipendenti (che sono 4-5 persone), i guadagni sarebbero inferiori alle uscite. Però è la pesca che porta più entrate e i pescatori che escono con le reti a strascico lavorano 190 giorni all'anno, di media. L'incasso è di 1300-1400 euro al giorno.Poi c'è la piccola pesca con la rete da posta che si deposita e non ha bisogno dell'ausilio del motore. È molto più difficile, però, perché bisogna ben valutare il punto dove calare la rete: se lì non ci sono pesci, la rete l'hai solo lavata in mare. Ma i costi sono minimi: pensi che usano appena 200 litri di gasolio ogni 10 giorni circa a fronte dei 4mila litri di un peschereccio a strascico. L'incasso è molto più basso, ma adeguato anche al numero di persone che lavorano nell'equipaggio, che sono 2, massimo 3, e che lavorano per 150 giorni l'anno.Per quanto riguarda i chili di pesce pescato, consideri che a Fiumicino ci sono 25 barche a strascico che ogni giorno rientrano con una media di 60 cassette da 3 kg di pesce l'una: sono 4500 kg di strascico al giorno. Poi va aggiunto il pescato delle barche più piccole e in totale si arriva circa a 6-7 tonnellate al giorno”.

Quanti sono i pescherecci che partono dal molo di Fiumicino per la pesca?

“A strascico sono 25, mentre quelle di piccola pesca che si allontanano da Fiumicino paese sono 26, più 6 turbo soffianti che pescano cannolicchi e vongole. Poi qualcuno parte da Fregene, ma saranno 4-5 piccole barche appena”.