Roma
Forza Italia Roma, fuga dei big. Chi resta ha la sindrome da Angelino Alfano
I sondaggi danno Forza Italia al 5%, la diaspora dei big azzurri: Aurigemma e Palozzi salutano il partito di Berlusconi
di Fabio Carosi
Forza Italia, altro che espulsioni, epurazione e agonia. Nel Lazio ormai siamo alla fuga generale, al rompete le righe. A passare nel Gruppo Misto è il capogruppo Forzista Antonello Aurigemma che all'ora di pranzo ha protocollato la lettera con la quale formalizza la sua uscita dal Gruppo Azzurro. E poco dopo, identica procedura per il consigliere Adriano Palozzi.
Ma è solo la prima scossa di un terremoto che avrà diverse scosse di assestamento. Intanto perché a dispetto delle voci, il doppio addio - quello del big Aurigemma e del più votato alla Pisana - sono legate da un unico filo: svuotare un partito che è rimasto tale solo nel nome e che l'ultimo sondaggio di La7 del lunedì quota a poco più del 5% e quindi sotto la “soglia di povertà” oltre la quale gli Azzurri spariscono dal panorama politico. Un solo filo e non due, perché se avessero voluto Aurigemma e Palozzi avrebbero potuto presentare al Consiglio regionale la richiesta di fondare un nuovo gruppo, quello afferente a Giovanni Toti. Invece i due si ritroveranno nel Misto, in quel limbo dove galleggiano gli eletti che hanno rinunciato alla bandiera sotto la quale sono stati votati.
Così se la posizione di Palozzi è chiara accanto a “Cambiamo”, quella di Aurigemma è chiarissima: via da Forza Italia e basta. E i motivi reali si avranno nella lettera che verrà formalizzata nelle prossime ore.
Chi resta invece a guardia del tesoro politico che vale come una dracma è il coordinatore di Roma, Davide Bordoni. Nella polemica sulla sostituzione dei coordinatori romani, sollevata da Umberto Matronola, Bordoni ne esce esibendo una lettera del 17 aprile scorso nella quale Matronola e altri dichiarano in netta polemica con la gestione romana del partito di voler continuare a dare il loro apporto fuori dal coordinamento. Il termine “dimissioni” non c'è mai scritto, ma ciò è bastato per cacciarli dal partito come chiunque farebbe con una minoranza scomoda. E scavando, si scopre anche che Matronola, Bentivoglio e Zaccaretti, hanno guidato la mozione contro Bordoni al recente congresso romani, quello in cui la formula blindava il risultato. I tre hanno sostenuto Aurigemma che ora è fuori e che potrebbe convincerli a mollare definitivamente il partito. Una doppia manovra a tenaglia preludio del rompete le righe di queste ore.
Da parte sua Davide Bordoni replica: “Con il congresso del 23 marzo 2019 i vecchi coordinatori municipali sono decaduti ed ho nominato i nuovi. Bentivoglio, Zaccaretti e Matronola non sono più coordinatori da mesi. Bentivoglio e Matronola sono riusciti ad essere eletti (sempre il 23 marzo) al congresso (nella lista di minoranza sostenuta da Aurigemma) come componenti del coordinamento romano di Forza Italia. Il 17 aprile 2019 sia Bentivoglio che Matronola si dimettono dal comitato. Dal 23 marzo i coordinatori di Municipio ed il coordinamento cittadino eletto dal congresso e si riunisce periodicamente ma di Bentivoglio, Matronola e Zaccaretti nessuna notizia”. Ora Bordoni le ha avute.
E chi resta nel partito? Secondo i bene informati a trattenere sui seggioloni di Forza Italia sarebbero due elementi: l'assenza di una casa politica che possa aprire loro le porte e la “sindrome da Angelino Alfano”, cioè il destino che l'ha portato da primo segretario del Popolo delle Libertà a ministro e quindi a fondare il Nuovo centrodestra, poi sciolto e divenuto alternativa Popolare successivamente liquefatto. Insomma, la sindrome da Alfano sarebbe nient'altro di fare la fine del politico che ha “strappato con Berlusconi”. Per dirla come Davide Bordoni: “Mai sottovalutare Berlusconi”.