Roma

Giachetti spacca il centrosinistra. "Resta il nodo primarie"

A molti esponenti del Pd capitolino non è piaciuto che Renzi abbia definito Giachetti come colui che "conosce Roma meglio di chiunque altro".  L'investitura a candidato sindaco di Roma, conferita oggi a Roberto Giachetti dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, non sembra accendere gli entusiasmi del Pd romano e anche se gli esponenti locali del partito non mettono in discussione le qualità personali e politiche dell'uomo, tuttavia sottolineano che altri sono i nodi da sciogliere: primo fra tutti quello che riguarda le regole delle primarie e la definizione della coalizione, sempre che Sinistra italiana intenda correre insieme al Pd fin dal primo turno delle amministrative.

Il PD RESTA FREDDO. "Giachetti è un'ottima persona e sarebbe un ottimo sindaco - premette l'ex capogruppo del Pd in Campidoglio, Fabrizio Panecaldo - ma il primo nodo da sciogliere è un altro: bisogna capire se saranno primarie di coalizione o di partito. Nel primo caso Giachetti sarebbe un candidato addirittura eccelso, vista la sua storia politica, su cui tentare di far convergere il consenso di tutto il Pd; nella seconda ipotesi andrebbero rimessi in discussione tutti gli equilibri", continua l'esponente dem, tendendo la mano agli ex alleati di Sel: "Durante la scorsa consiliatura, il centrosinistra in aula è andato sempre unito, mentre quella solitaria di Fassina sarebbe una candidatura che rischierebbe solo di far perdere la coalizione".

Su Giachetti sospende invece il giudizio Marta Leonori, ex assessore nella giunta Marino: "non lo conosco e non ho avuto occasione di approfondire le sue idee", afferma, sottolineando che "Renzi ha soprattutto rimesso alle primarie la scelta del futuro candidato, e quello su Giachetti e' un suo semplice parere. Al momento pero' non sappiamo quali siano le regole di queste primarie e quali siano i confini della coalizione, e quindi la discussione sui nomi mi sembra un po' campata in aria e utile solo ad alimentare il dibattito sui giornali", aggiunge l'ex assessore, tra le promotrici della kermesse 'in rosa' del Pd che si svolgera' sabato: "chiunque sia il candidato, spero che sappia cogliere anche il buono dell'esperienza degli ultimi due anni ed esprima un programma per ricucire la città e consentirgli di guardare al suo futuro".

LA RABBIA DI SEL. "Mi sembra evidente che, a parte i due pregi di essere romano e romanista, a Giachetti manchi quello fondamentale per governare la citta': l'autonomia dal governo nazionale, perche' la sofferenza principale di Roma è stata causata proprio dalla volonta' di Renzi di voler commissariare o strangolare le esperienze di governo locale". Cosi' l'ex capogruppo di Sel in Campidoglio, Gianluca Peciola, commenta la possibile candidatura di Roberto Giachetti alle primarie per la corsa a sindaco della capitale, di cui ha parlato oggi il presidente del Consiglio Matteo Renzi. "A Roma manca un punto di vista autonomo in grado di avanzare le questioni della citta' a livello nazionale, dove per la prima volta oggi la capitale non e' rappresentata", aggiunge Peciola, e "non sara' certo una figura espressa dal 'colonizzatore' Renzi a farci cambiare idea". L'ipotesi di partecipare a primarie di coalizione del centrosinistra o di allearsi con il Pd "dipende molto da loro, perche' e' evidente l'errore che ha fatto Renzi mandando a casa un sindaco democraticamente eletto e aprendo lo scenario a una vittoria delle destre o dei cinque stelle", continua l'esponente di Sel, che chiede "almeno un'autocritica severa di questa impostazione renziana che somiglia a un vero e proprio suicidio politico".
Peciola apre invece a "un processo di verifica e consultazione nel corpo della sinistra in cui va incluso, oltre a Sel, il popolo di Marino, quello di Civati, i sindacati e anche la sinistra del Pd: insomma, quella sinistra diffusa che puo' vincere a Roma e di cui spero che il nostro candidato sindaco, Stefano Fassina, sappia farsi interprete".