Roma
Meloni sindaco senza voti. La matematica non lascia speranze
Il centrodestra gioca la partita per il Comune di Roma con tre punte e 8 giocatori, e si elimina da solo. L'analisi che stronca i proclami di Giorgia Meloni che vorrebbe allattare il figlio che porta in grembo nello studio di Palazzo Senatorio, arriva proprio in seno ad un “tecnico” storico del centrodestra romano, Luigi Di Gregorio, professore associato all'Università della Tuscia, ex dirigente del Comune di Roma e fine analista dei fenomeni politici ed economici della città.
A conti fatti è impossibile che la leader di Fratelli d'Italia possa ambire a raggiungere il traguardo del ballottaggio. Lo dicono i numeri e le serie storiche dei votanti romani: sia alle comunali del 2013, sia alle europee del 2014 i voti validi a Roma sono stati 1 milione e 200 mila, pari al 52% degli aventi diritto. Oggi come allora si deve considerare che tra fine maggio e i primi di giugno, data per ora solo informale delle amministrative 2016, saranno in tanti i cittadini romani che preferiranno il mare alle urne.
Di questo milione di voti anche considerando per eccesso la “gente” del Centrodestra intorno alla quota 40% agli otto candidati non resta che spartirsi una forbice di preferenze che si assesta intorno ai 480mila votanti. A contendersi i voti per affrontare Movimento 5 Stelle e Giachetti, allo stato attuale la candidatura della leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni si aggiunge ad una rosa di 8 nomi: i candidati dei movimenti di estrema destra, Iorio e Di Stefano per Forza Nuova e Casa Pound, il leader de La Destra, Francesco Storace, Irene Pivetti con una lista civica, Mario Adinolfi con il Popolo del Family Day, Bertolaso che conta il sostegno della sola Forza Italia, e Alfio Marchini battitore libero con la sua lista civica che fa l'occhiolino agli indecisi. Resta da individuare il peso dell'appoggio di Matteo Salvini ma pur sostenendo che Giorgia Meloni possa drenare voti a Storace, e agli altri candidati minori in favore del “voto utile”, è difficile sostenere che Marchini possa andare sotto di quasi 3 punti rispetto alle elezioni amministrative di 3 anni fa quando prese il 9,5%, così come che Forza Italia dimezzi i suoi voti rispetto alle pure disastrose Europee del 2014 nelle quali prese il 13,5%.
Se è vero che a oggi M5S, Pd con Si-Sel e Centrodestra, secondo gli ultimi sondaggi sono vicini in termini di consenso, uno scenario più verosimile vedrebbe la soglia per arrivare al ballottaggio, superiore al 25%: per superare il primo turno Giorgia Meloni deve sperare che Bertolaso, Marchini, Storace e gli altri candidati minori non arrivino al 15% complessivo, quando il solo Marchini 3 anni fa arrivò a sfiorare il 10%.
I voti da recuperare sono quelli che ad oggi a giugno andrebbero al mare: a contenderseli per la prima volta saranno due donne, Meloni e Raggi, ma salvo miracoli o “cataclismi elettorali” se un’area politica si presenta a un’elezione a doppio turno con 8 candidati non ha alcuna possibilità di arrivare al ballottaggio.