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I massaggi cinesi fasulli non finiscono mai. Botte ai carabinieri nel centro a luci rosse- Foto -
In principio a chiederlo fu il gruppo Radicale che si rivolse a Palazzo Marino, ormai mesi fa, per studiare una nuova mappatura dei quartieri di Milano di modo da creare persino un quartiere in cui trovare tutto il necessario per godere dell’esercizio del mestiere più antico del mondo, ma senza disturbare il vicinato e con conseguente controllo discreto da parte delle forze dell’ordine. Quello che in gergo si chiama “zoning“, ovvero la creazione di zone dedicate alla prostituzione. La più nota di tutte è quella di Amsterdam. In Italia, Mestre si è avviata in questa direzione. Il centrodestra non era d’accordo. Il Consiglio di Zona 2 – zona piazza Loreto, via Padova – è tornato all’attacco, con il tiepido nullaosta di Sel. “Un documento approvato con 14 voti contro 8 prevede che nascano strade dove «lavoratrici e lavoratori del sesso» possano incontrare i clienti «in aree di minor conflitto con la cittadinanza e di maggior sicurezza personale». Si chiede anche che in queste aree della città siano creati «punti di sicurezza» ai quali i «sex workers» possano rivolgersi, una sorta di centri per «accogliere e sostenere persone vittime di sfruttamento» – spiega con chiarezza Repubblica.it. Secondo la mozione sono richiesti «un regime di regole condivise per un utilizzo adeguato degli spazi, soprattutto per quanto attiene a questioni igienico sanitarie (abbandono di condom, fazzolettini, indumenti intimi, bisogni fisiologici-corporali)»; che non manchi «un presidio fisso in tali quartieri per evitare alcun disturbo della quiete pubblica, problemi di ordine pubblico, rischi legati alla viabilità soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e incolumità delle ragazze». Ad oggi ancora la decisione non è stata presa, ma sono molti i pro ed i contro. I pro, sono quelli elencati all’inizio, senza dimenticare la possibilità – aggiungiamo noi – di far pagare le tasse anche alle professionisti del sesso, diritto che molte e molti di loro hanno avanzato tempo addietro capitanate dall’escort-transessuale Efe Bal. I contro riguardano innanzitutto la scelta del quartiere, che nuocerebbe di certo ad una certa qualsivoglia parte dei nostri concittadini. Dove andrebbero ad abitare? E quanti di loro sarebbero felici di avere questo, con un conseguente cambio dei valori di mercato di immobili e zone. Poi c’è la questione culturale: dopo la Milano da bere e la Milano della Moda, ora che Milano sta recuperando il suo coté culturale si corre di certo il rischio che diventi la nuova capitale del piacere (e non solo l’edonismo di cui è portatrice dagli anni ’80). Senza dimenticare la questione sessista: liberare le schiave del sesso significherebbe tornare ad impoverire il rapporto tradizionale e la cultura che intorno a questo grava. Insomma, ci si lamenta dell’eccessivo utilizzo che la comunicazione e la propaganda di ogni genere fanno del corpo nudo femminile, e si va a proporre una liberalizzazione completa dell’uso a pagamento di quel corpo. Una cosa è certa, comunque: la Legge Merlin che portò alla chiusura delle case chiuse (legge 20 febbraio 1958, n. 75) non fu un deterrente al fenomeno della prostituzione, del cattivo costume e della malavita. Anzi.
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