Roma
Il pm Galanti dispone nuovo sequestro su Malagrotta. Il Riesame lo annulla
Il legale del Supremo: “Non è un sequestro probatorio ma esplorativo. Inammissibile”
di Valentina Renzopaoli
Il pm Alberto Galanti chiede il sequestro di una montagna di documenti su Malagrotta, Manlio Cerroni presenta ricorso e il Tribunale del Riesame annulla il provvedimento del magistrato e blocca tutto.
Un punto a favore del Supremo, questa volta, nell'ennesima battaglia di una guerra "all'ultimo sangue". Il pm titolare del maxiprocesso sui rifiuti (ormai relegato nei “buchi” del calendario giudiziario) che va avanti da due anni e quattro mesi e che si sta svolgendo con il rito immediato, lo scorso 21 luglio ha disposto il sequestro di nuova copiosa documentazione.
Il sequestro arriva a distanza di tre anni dall'iscrizione nel registro degli indagati e a quattro anni dall'ipotetico reato contestato, quello di aver gestito abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti all'interno di Malagrotta. E che riguarda documenti successivi al 2012, quindi all'anno dell'ipotizzato reato.
Faldoni che riguardano quantitativi di Fos prodotti dai Tmb e conferiti in discarica dal 2009 al 2015, quantitativi di rifiuti utilizzati in discarica per la copertura, contratti e ordini relativi al trasporto e allo smaltimento di rifiuti prodotti dal tritovagliatore, schede contabili dei fornitori etc ect.
Attraverso il suo legale, l'avvocato Bruno Assumma, l'ex patron di Malagrotta fa ricorso e il Tribunale, questa volta, gli dà ragione.
Si legge nella memoria del legale: “Trattasi non di un sequestro probatorio, bensì di un sequestro “esplorativo” volto a dimostrare ulteriori elementi di reità, dopo ben oltre 3 anni di indagine”. Il professor Assumma ricorda che il pm ha l'obbligo di motivare espressamente il provvedimento di sequestro con la sua finalità probatoria.
Secondo la difesa di Cerroni, il pm avrebbe insomma disposto il provvedimento per “esplorare” altre ipotesi di reato. Alberto Galanti, al momento, è titolare anche del cosiddetto Cerroni Bis (che vede la maggior parte dei reati già prescrittti), oltre che del nuovo processo su Malagrotta che vede Cerroni imputato per disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Ma è anche il magistrato che sta indagando sull'assessore all'Ambiente Paola Muraro, sui suoi rapporti con Ama e con lo stesso Cerroni.
“Quale sarebbe nel caso di specie la finalità perseguita per l'accertamento dei fatti?”, si chiede il legale, arrivando alla conclusione che “l'unica motivazione che sorregge tale richiesta è quella di voler utilizzare il sequestro probatorio quale sequestro con funzione meramente “esplorativa”. Inammissibile nel nostro ordinamento giuridico”.