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Roma
Il "Viperetta" Ferrero perde il suo cinema. Sala Troisi affidata al Piccolo America

Nel 2015 le sale del Gruppo Ferrero serrarono le porte in protesta contro il Campidoglio che voleva affidare la storica sala Troisi di via Induno a Trastevere, chiusa dal 2013 per lavori in affitto temporaneo agli ex occupanti del cinema America dopo il sequestro della gloriosa sala cinematografica.

Ora il "Viperetta" Massimo Ferrero che aveva comprato il cinema dal tribunale penale in quello che era il pacchetto di 12 sale del gruppo Cecchi Gori, vede la sua sala data in affido all'associazione nata proprio dall'esperienza dell'occupuazione delle sale cinematografiche abbandonate e degli schermi pirata nei luoghi più suggestivi della Città Eterna.

"Abbiamo vinto il bando per l’assegnazione della Sala Troisi di Via Induno, esclusivamente sulla base della nostra storia e della nostra idea di spazio culturale e sociale polivalente - rivendica il presidente degli ex occupanti Valerio Carocci - è una rivendicazione politica stessa, in quanto la sala trasteverina è passata dall’essere occupata sine titulo da una delle più grandi società dell’esercizio cinematografico, la Mediaport SRL di Giorgio Ferrero (anche presidente di Anec Lazio e nipote del Viperetta della Sampdoria), all’essere data in gestione alla più piccola e giovane esperienza politica, culturale e sociale che abbia mai messo piede nel settore cinematografico, costituitasi tra l’altro in associazione culturale non a scopo di lucro. E se l’avessimo rubata potremmo dire 'Rubiamo ai ricchi per dare ai poveri', ma questa volta l’abbiamo sottratta allo Sceriffo di Nottingham e l’abbiamo finalmente restituita alla città, con gli stessi loro strumenti con cui rendevano impermeabili le istituzioni alle realtà spontanee sociali. Questo spazio non sarà una sala cinematografica come l’avete vista fino ad ora, bensì un operatore culturale vivente, una palestra di democrazia, un laboratorio di rapporti sociali, un presidio di ragazzi a tutela dei territori e di valori come l’antifascismo e l’antirazzismo. Ci piace immaginarla come un polo aggregativo che dà vita al territorio circostante e che da questo riceve la sua stessa linfa vitale, come una spugna che si lascia riempire dei contenuti delle realtà esterne, al tempo stesso inondando tutta la città dei propri. Per questo annunciamo che è solo l’inizio, il 'Piccolo America' si pone l’obiettivo di continuare ad essere una realtà sociale spontanea in grado di muoversi liberamente nella città e di aprire altri spazi, restituendo luoghi alla cultura come abbiamo fatto e continueremo a fare con gli 'Schermi Pirata' ed il Festival di Trastevere.
Cinque anni fa abbiamo formato un’assemblea, l’assemblea 'Giovani al centro' convinti che ci fosse l’esigenza politica di avviare un nuovo percorso in città, pratico e pragmatico, con l’obiettivo di mappare gli spazi abbandonati, salvarli e restituirli alla cittadinanza come nuovi luoghi culturali polivalenti. Abbiamo così occupato il Cinema America con l’intento di renderlo uno spazio in cui poter essere 'protagonisti e non semplici fruitori', siamo stati sgomberati e non siamo ancora stati in grado di riaprirlo definitivamente, ma l’abbiamo per ora sottratto alla demolizione e speculazione. Abbiamo vinto al Tar contro il tentativo di rimozione dei vincoli ministeriali ed ora ci stiamo costituendo al Consiglio di Stato per lo stesso motivo". Così Valerio Carocci presidente dell’associazione Piccolo Cinema America".

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