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Roma
Iperturismo: residenti in rivolta a Barcellona, suona l'allarme anche per Roma

Iperturismo o overturism: scatta la rivolta a Barcellona con i residenti che protestano contro l'invasione di turisti, spruzzandoli con le pistole ad acqua: ma il fenomeno della rivolta rischia di arrivare anche a Roma, sommersa da orde di turisti in aggiunta al caos generato dai cantieri del Giubileo.

“Siamo pronti anche noi a prendere esempio da Barcellona- spiega Marcello, 45 anni, residente nella zona di Trastevere – per anni le diverse amministrazioni comunali si sono sempre ispirate all'organizzazione della città della Catalogna per i servizi e l'organizzazione ma se lì il bubbone dell'invasione è esploso con civiltà state tranquilli che arriverà anche da noi e non a luglio o ad agosto, ma a settembre, quando questa città dovrà per forza archiviare le vacanze e tentare di muoversi quando sarà ancora piena di turisti”.

Via i residenti dal Centro Storico

La realtà dei residenti è nei numeri: nell'ultimo decennio i residenti nel I Municipio sono scesi mediamente del 38% con un picco negativo a Trastevere dove la “fuga” ha toccato il -45%. Di contro (fonte Commissione d'inchiesta sul degrado della città e delle periferie), nel solo Centro Storico di Roma ci sono oltre 30 mila offerte doi annunci brevi e tra queste 20 mila sono per interi appartamenti. Altro che B&B, lo spopolamento ha trasformato interi quartieri in località turistiche.

Barcellona prepara la rivoluzione

Se si vuole comprendere il rischio altissimo che corre Roma, basta capire cosa è accaduto nella ”gemella” Barcellona. Intanto il sindaco Jaume Collboni ha deciso che dal 2028 saranno eliminati tutti gli affitti turistici per gli effetti “droga” che hanno sul mercato immobiliare, poi c' è il nodo dei servizi ai cittadini. E due numeri: a Roma il Campidoglio festeggia 21 mln e 49 mln di presenze, mentre a Barcellona ci si ferma a 30 mln. Tradotto: da noi arrivano in massa, usano la città affollando i mezzi pubblici, mangiano, producono rifiuti e nota dolorosa, si concentrano tutti nelle zone ad alta densità monumentale e a Trastevere. I 21 mln di presenze versano un contributo come “contributo di soggiorno” pagano cioè un contributo alla città che oscilla tra i 4 euro al giorno per hotel o dipendenze a 1 stella, sino ai 10 euro al giorno per l'extralusso.

L'Europa dice che il contributo di soggiorno non basta

E a dire che il “contributo” è mediamente basso rispetto ai costi cittadini della massa è la Tran Committee del Parlamento Europeo perché non calcola i costi per l'aumento della congestione, la pressione sulle infrastrutture, l'inquinamento e il degrado ambientale, i danni a siti e monumenti storici, la perdita di identità e autenticità, nonché l'aumento del costo della vita per i residenti e la crescente disuguaglianza. Tutto ovviamente ignorato dal Comune di Roma che invece consegna la città a paninoteche, pizzerie e kebbabbari. Chi ci rimette sono interi quartieri con la scomparsa di servizi necessari, botteghe storiche e trasformazioni edilizie che invece di “rigenerare” cambiano volto a intere zone. E visto che ai turisti non servono uffici postali, asili nido questi servizi rischiano di ritirarsi di fronte alle pizzerie e ai negozi di souvenir.

Carteinregola ha denunciato i rischi

A Roma a denunciare il fenomento della “città sala giochi” si è levata solo la voce di Carteinregola, il think tank di urbanisti e tecnici che lo scorso 10 giugno ha organizzato un convegno “profetico”. Iperturismo, prigionieri del Giubileo? Silenzio assordante da parte del Campidoglio.

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