Roma

L'Amante di Giada Curti: una collezione da film orientale per Altaroma 2020

Lusso e glamour al Saint Regis per il ritorno di Giada Curti che venerdì 24 porterà ad Altaroma 2020 la femminilità e le seduzioni provenienti dall’estremo Est

di Tiziana Galli

Sogni realizzabili e sensualità sussurrata, tra colori chiari e stampe floreali, per la collezione haute couture primavera/estate 2020 di Giada Curti. Lusso e glamour al Saint Regis per il ritorno della designer che venerdì 24 porterà ad Altaroma 2020 la femminilità e le seduzioni provenienti dall’estremo Est con una collezione interamente ispirata al film “L’amante”.

Giada, può anticipare qualche dettaglio della sua collezione?

“Certo. Siete i primi con i quali ne parlo. E’ una collezione interamente ispirata a Cina e Giappone, ed è un inno alla femminilità: prende spunto dal film “L’amante” di Jean Jacques Annaud e nasce per rivalutare una figura e un ruolo femminile carico di contenuto; un contenuto che molto spesso si traduce in tanto amore, non sempre corrisposto, e in una conseguente grande sofferenza. E’ la rappresentazione del conflitto che esiste tra ragione e sentimento. E’ una collezione che recupera le forme legate alla seduzione asiatica; non è mai volgare, anzi è raffinata ed elegante, e mostra un profondo rispetto per la sensualità e il corpo della donna. Esalta la figura femminile senza scoprire nulla.

I tessuti e i colori, quali sono?

“Tessuti impalpabili e gazar in tanti i colori, che vanno dal celeste, al giallo, al fucsia, ma ci sono anche tante sete stampate con ramage e bouquet floreali perché queste ormai sono diventate un po’ la mia cifra stilistica. Tutta la sfilata è studiata nel dettaglio, con una grande attenzione anche alle musiche che sono di Ryūichi Sakamoto, ma sono state curate e rivisitate dal maestro Diego Buongiorno”.

Cos’è per lei il lusso?

“Il lusso, se lo intendiamo nei termini dell’alta moda, credo sia la realizzazione di un sogno; per quel che riguarda la quotidianità è qualcosa di unico e irraggiungibile che rientra nelle possibilità di pochi”.

Come deve essere una donna per portare un suo abito nella maniera giusta?

“Deve essere se stessa. Quando creo un abito penso a un sogno realizzabile, deve essere indossato con tranquillità. La femminilità che io propongo è per una donna raffinata ed elegante ma senza tanti orpelli: è una donna reale, che non rinuncia mai alla propria femminilità. Gli abiti come escono dalla sfilata così vengono indossati: non c’è differenza tra passerella e realtà”.

Lei fa avanti e indietro con Dubai, come si svolge il suo lavoro lì?

“Vado spesso a Dubai in quanto ogni mese ho un evento privato, il prossimo è il 31 di gennaio. La fortuna di essere donna mi ha dato l’opportunità di entrare nelle case delle donne local e di farmi conoscere e apprezzare. Lì i miei abiti vengono portati con estrema disinvoltura nella quotidianità sotto l’abito tradizionale. Le mie clienti sono ragazze affermate a livello lavorativo, donne che hanno studiato a Londra o in America”.

Che differenza c’è tra la cliente tipo occidentale e quella orientale?

“La donna orientale ha grande consapevolezza dei trend perché gira tantissimo; quando conquisti la sua fiducia si affida e si fa consigliare; ama essere coccolata e ti consente di stabilire un rapporto diretto tipo quello che c’era negli atelier negli anni ‘40/’50. La cliente occidentale va sempre di corsa, è abituata a fare gli acquisti on-line e il rapporto che nasce è più fugace.

Quindi il suo lavoro a Dubai non sta risentendo della crisi politica internazionale che stiamo vivendo?

“Dubai non è il mondo arabo estremista, quindi nonostante il grande stato di allerta si sente, paradossalmente, una grande tranquillità e tutela soprattutto nei confronti delle donne e dei minori. In più adesso a Dubai si stanno preparando a ospitare l’Expo 2020, che sarà la prima in un luogo del Medio Oriente, e lo stanno facendo con grande dignità e fierezza mettendosi veramente in gioco e confrontandosi con numerose culture”.

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