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Roma
L'amore al tempo di Giuseppe Tornatore. E' come una stella: la luce non muore mai

di Valentina Renzopaoli

Rimanere in vita oltre la morte, prolungare l'esistenza anche quando il peso dell'anima  lascia il corpo, proprio come le stelle che continuano a brillare anche quando non esistono più. E' un film sull'amore ma anche sul potere della scienza, della tecnologia, dell'intelligenza che sfida la morte il dodicesimo lungometraggio firmato da Giuseppe Tornatore che uscirà in 400 sale italiane il prossimo 14 gennaio. Il regista siciliano torna al grande schermo con “La Corrisponenza”, a tre anni di distanza da “La migliore offerta”, un film che aveva fatto il boom di incassi (9 milioni di euro) e di premi (sei David, sei Nastri, 4 Ciak d'Oro e un European Film Awards).
Girato prevalentemente in Scozia, in particolare ad Edimburgo, nei panni dei due protagonisti due attori stranieri: il premio Oscar Jeremy Irons e la bellissima e giovane Olga Kurylenko, famosa al grande pubblico per essere stata una Bong girl in “Quantum of Solace”, ma anche per altri ruoli di primo piano. Accanto a Russel Crowe in The water diviner”, sarà impegnata dal prossimo febbraio sul set del thriller “Android”, diretto da Niall Johnson, nella versione robotica di una donna morta.

Credit photo Nick Zonna013Giuseppe Tornatore regista per la presentazione
del film "La Corrispondenza", foto di Nick Zonna

Ne “La corrispondenza” Olga Kurylenko è Amy Ryan, una studentessa universitaria fuori corso, amante di un luminare dell'astrofisica, il professor Ed Phoerum. Il loro è un grande amore, intenso, profondo, capace di superare difficoltà, distanza, differenza d'età. Un amore tanto immenso da provare a sfidare, a dispetto di ogni logica e razionalità, persino la morte. Sarà l'ingegno folle di Ed ad escogitare un incredibile sistema per rimanere accanto alla donna che pazzamente ama e che aiuterà a combattere i fantasmi del passato. Oltre a studiare astrofisica, Amy lavora come stuntman, si catapulta dentro case che esplodono, si fa impiccare ad una corda, si butta da un dirupo con una auto. “Mi piace riaprire gli occhi dopo”, risponde a chi gli chiede il motivo di questa passione per il pericolo estremo. Una specie di “kamikaze”  che ha bisogno di guardare in faccia la morte per sublimare il dolore di una tragedia passata, come si scoprirà nel corso della storia.

Credit photo Nick Zonna014Giuseppe Tornatore regista per la presentazione
del film "La Corrispondenza", foto di Nick Zonna

Una storia in cui la vera protagonista è la tecnologia nelle sue applicazioni ormai quotidiane: è attraverso la comunicazione digitale che il protagonista potrà sdoppiarsi, vivere nelle infinite modalità della realtà virtuale, continuare a comunicare anche dall'altrove. “Forse vent'anni fa si sarebbe potuto classificarla come una storia di fantascienza, l'intreccio poteva sembrare qualcosa al di fuori del mondo. Ma oggi no, perché tutto ciò che vi si racconta è assolutamente realistico” spiega Giuseppe Tornatore. Una sceneggiatura, la sua, tanto ingegnosa e tortuosa da rischiare di apparire inverosimile e surreale, ma che a ben guardare non fa altro che portare al parossismo l'uso di strumenti divenuti ormai essenziali, indispensabili per la vita di ciascuno. Cosicchè, alla fine, la colonna sonora che più rimarrà impressa, con un ritmo ossessivo e frastornante, è quella della suoneria del telefono che notifica messaggi e email. La tecnologia che rende immortali è però un'illusione: “Anche le supernove prima o poi giungono nel vuoto da cui sono nate” dice alla fine della sua parabola lo scienziato che ha dedicato la vita a dialogare con stelle, galassie e nebulose.

 

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