Roma
“L'Inps ci deve 2 mln, l'Agenzia Riscossioni ci pignora i crediti”. Burofollia
La lettera che denuncia l'ennesima storia di disordinata e furba burcorazia: “Lo Stato ha sempre ragione, l'impresa sempre torto”.
Il vero volto dell'Italia? E' la storia di disordinata burocrazia che un'azienda romana di 220 dipendenti racconta ad affaritaliani.it: è in credito con l'Inps per due milioni di euro ma di fronte una cartella esattoriale da 609 mila euro finisce in mano all''agenzia per le Riscossioni che pignora direttamente gli incassi. Insomma quando lo Stato deve pagare latita, quando deve incassare diventa un mostro di efficienza.
La lettera sintetizza la storia di un'azienda romana di informatica con oltre 200 dipendenti. Come tutte le storia complesse, per essere ben compresa merita di essere letta fino in fondo.
Egregio Direttore,
Le chiedo ospitalità sulle pagine del giornale per raccontare la vita reale delle aziende rispetto a quella che i nostri politicanti vorrebbero amministrare e regolamentare. Rappresento, curando le relazioni istituzioni, una media azienda informatica con circa 220 persone in Italia.
Da qualche giorno la nostra situazione è questa: siamo in credito con INPS (lo stesso Ente che se ti manca un centesimo non ti rilascia il DURC ) per circa due milioni di euro ed ogni nostra legittima insistenza di avere il dovuto si scontra con burocrati giurassici inchiodati alle norme sugli appalti che fondamentalmente dicono che l'Impresa ha sempre torto e lo Stato sempre ragione.
Abbiamo avuto una cartella esattoriale che abbiamo provveduto immediatamente a rateizzare, ma nel mentre l'Agenzia delle Riscossioni dovrebbe concedere tale rateizzo nel frattempo ci sta pignorando tutti gli incassi presso i nostri clienti pubblici.
Questo perché, la intelligenza sopraffina dei nostri governanti, invece di semplificare i meccanismi di rateizzo, magari con una procedura automatica, hanno deciso che sopra i 60 mila euro, la decisione di rateizzo debba essere valutata da un burocrate della Agenzia della Riscossione che, a quanto da loro stessi rappresentato, sono in ritardo di 4 mesi. Ha una logica un limite di soli 60 mila euro per una azienda che fattura una decina di milioni di Euro? E soprattutto quale è il senso di una valutazione di merito da parte di un funzionario la cui cultura di bilancio di aziende è prossima allo zero?
E' logico che una azienda che lavora prevalentemente per il mondo pubblico non debba avere un canale diretto con l'Agenzia delle Riscossioni ma deve al contrario prendere il numerino per un appuntamento che viene dato dopo un mese? Ma qualcuno vuole per caso provare a vedere il sottobosco di agenzie e praticoni che queste modalità alimentano?
Il dottor Ruffini, che quando va alla Leopolda parla di Fisco del futuro, ha mai provato ad andare agli sportelli della sua Agenzia a vedere cosa dicono i suoi dipendenti? Glielo diciamo noi:" Guardi dottò, per la rateizzazione ci vogliono 4 mesi almeno e poi "sopra" non gliene frega nulla di darle, perché se vedono che l'azienda ha crediti preferiscono pignorare gli incassi, così chiudono le cartelle e fanno budget e prendono pure i premi". Ecco questa è l'Italia reale".