Roma

“L'Ombra di Aldo Moro”, 44 anni dopo: ritratto del caposcorta Oreste Leonardi

Incipit del ritratto tratto dal monologo teatrale interpretato da Pino Calabrese in scena a Roma

Il 9 maggio del 1978 i terroristi delle Brigate rosse fanno ritrovare il corpo di Aldo Moro in via Caetani, nessuna pietà avevano avuto il 16 marzo a “sopprimere” la sua scorta composta da cinque uomini. Tra di loro c’era il caposcorta maresciallo Oreste Leonardi, una figura della quale si è scritto molto poco.

Chi era e come era arrivato a ricoprire quel ruolo? L’incipit di un suo ritratto tratto dal monologo teatrale L’ombra di Aldo Moro interpretato da Pino Calabrese in scena a Roma in questi giorni.

La storia di Oreste Leonardi

Sul Caso Moro in 40 anni sono stati scritti un migliaio di libri che insieme agli atti dei processi e a quelli delle commissioni fanno più di un milione di pagine. Dovremmo parlarne, ma concentriamoci su una persona speciale, sull’Ombra di Aldo Moro. Nel 1978 io frequento l’Università Federico II di Napoli – Lettere moderne. Una delle cose che non so perché mi è rimasta impressa di quel giorno, nel tempo, nel delirio di immagini dei telegiornali, video di repertorio, fotografie, prime pagine dei quotidiani, è il viso della persona di cui voglio parlare: l’Ombra di Aldo Moro. L’Ombra del Presidente della Democrazia Cristiana, Oreste Leonardi, la sua guardia del corpo personale.

Ora immaginiamo insieme un portafogli con un buco, un foro, e teniamolo bene a mente. Lo hanno donato i figli di Oreste Leonardi al padre tre anni prima del 1978: è il loro regalo di Natale. Ora siccome viaggeremo insieme su una immaginaria macchina del tempo, vorrei da voi un favore personale. Se non lo avete ancora fatto, è quello di spegnere il vostro cellulare, anche perché dove stiamo andando ancora non sono stati inventati. Siamo nella Prima Guerra Mondiale - Oreste ancora non c’è chiaramente. Ma c’è un signore che si chiama Ernesto Leonardi che è il papà di Oreste. Nel 1915 parte per la guerra, fronte Austriaco e nel 1918 va a combattere in Russia. Fa un giro un po’ lungo: Napoli, Messina, Malta, Porto Said, il Mar Rosso, Suez, Massaua, poi con un mese di navigazione arriva in Cina. Scarpina per 600 Km a piedi senza mai usare un mezzo di locomozione per arrivare sul teatro delle operazioni. Il 25 maggio del 1915 in una battaglia infernale si becca una pallottola in un polmone. Gli viene estratta per metà, metà rimane nell’alveolo. Sembra che si sia fermata la pallottola ma non è così, si acquatta in un angolo e apparentemente si addormenta lì: tra la spalla e il polmone. Ha trovato il suo habitat. Ha la pellaccia dura Ernesto e la riporta a casa.

Nel 1919 si arruola nell’arma dei Carabinieri, Legione di Torino. La faccio breve, mando avanti un po’ la nostra macchina del tempo: nel ‘21 è vice brigadiere, nel ‘23 brigadiere e nel 1924 a una festa, un tè danzante, come si chiamava all’epoca, conosce una bella ragazza. Tac, colpo di fulmine. La sposa e nel 1926 nasce Oreste. Il 10 giugno del 1926 esattamente, quindi il 16 marzo del 1978 ha 52 anni. Aggiungerei: “solo” 52 anni! Ricordiamocelo. Oreste nel 1944 durante la Guerra, a Pinerolo, se la vede brutta, è un ragazzo ancora e per sbaglio i partigiani quasi lo passano per le armi: vogliono metterlo al muro perché fa l’autista di un Fascista, il podestà del paese. E il papà Ernesto? Il papà non c’è più perché la pallottola, anzi “quella” mezza pallottola, ha continuato a viaggiare e a effetto ritardato gli ha causato un tumore. Ernesto Leonardi esce di scena il 2 febbraio del 1944.

Oreste segue le orme del padre: il 24 gennaio del ‘46 si arruola anche lui nell’Arma e ne raccoglie il testimone. A leggere il suo foglio matricolare quello che esce fuori è il ritratto di un militare perfetto. È alto 1 e 77, ha attitudini fuori del comune: fisico possente, fiato, spalle, gambe, resistenza, tenacia. Ottimismo e caparbietà. Anche le doti intellettuali non scherzano: riesce a diventare traduttore dal francese senza vocabolario. È primo in tutte le gare sportive, tutti notano il suo valore. Diamo un colpetto in avanti alla macchina del tempo perché siamo ancora un po' lontani dal 1978: il 30 giugno del ‘46 veste la divisa: è Carabiniere, nel ‘49 vicebrigadiere, brigadiere nel ‘51. Consegue il brevetto di istruttore di educazione fisica, di nuoto e diventa cintura nera di judo, poi quello di guida di autoveicoli in situazioni particolarmente rischiose. Gli manca solo quello di paracadutista, ma ci si getta letteralmente a capofitto e lo fa suo.

Ora vi leggo la dichiarazione ufficiale di un pentito, un terrorista delle Brigate Rosse che dice: “Quella del Presidente mica era una scorta proforma!” E no che non lo era. Infatti hanno sparato 91 colpi per annientarla, di cui 45 andati a segno. Diventa istruttore e insegnante militare. Da discente a docente, va a insegnare quello che ha imparato. Questa è una storia di corsi e ricorsi perché il 28 febbraio del 1954 anche lui durante una festa di carnevale conosce una ragazza alla quale, dritto per dritto come si dice a Roma dichiara: “Vuoi sposarmi?”. Il 26 dicembre del 1954 si sposano. Siamo nel 1962. In casa Leonardi squilla il telefono. Oreste è già un Maresciallo dell’Arma. Drin? Sì, pronto? “Vuole diventare la guardia del corpo personale di Aldo Moro?” Vuole diventare l’Ombra di Aldo Moro?” E così la sua vita cambia per sempre.