Roma
La minoranza Dem organizza la "rivolta". Agostini: "Stop ad Orfini o perdiamo Roma"
di Alberto Berlini
“Orfini aprendo il commissariamento del Partito Democratico di Roma ha dato il via ad un arroccamento che porterà ad una sconfitta ineludibile”. E' chiaro il consigliere regionale 'dem' Riccardo Agostini che ad Affaritaliani.it prova a dettare la linea sinistra del Pd, lontano da un futuro tracciato da un Renzi che non esita a definire funesto.
Riccardo Agostini, ora consigliere regionale e membro della direzione romana e regionale del Partito Democratico, è' stato coordinatore della segreteria romana dei Democratici di Sinistra e responsabile regionale del comitato promotore del Partito Democratico del Lazio, Presidente del Municipio XII nonché coordinatore della segreteria del vicepresidente e assessore all'urbanistica della Regione Lazio.
“Il presidente Orfini mandato a rimettere in piedi il partito scosso dal terremoto Mafia Capitale aveva fatto l'esempio di come i socialisti francesi affrontarono la caporetto di Marsiglia, ma oggi come allora per la sinistra la chiusura a riccio su se stessa non può che tradursi in una sconfitta ancor più bruciante perchè questa è la città su cui più si è scommesso in questi anni in termini di politica”.
Nonostante il vostro sindaco uscente sia espressione più della società civile con quello slogan che nel 2013 prese i voti anche dell'antipolitica “Non è politica è Roma”?
“Marino era il candidato del Pd, di tutto il Pd. Ora, inutile girarci intorno ad una delusione che nasceva proprio dall'aver negato proprio quella che è l'essenza di questa città, la politica. Non si può negare la millenaria storia di una città che ha fatto proprio della politica la sua ragion d'essere”
Una politica che come il suo collega Morrasut ha denunciato essere totalmente sparita da un partito senza più idee.
"Il Partito esce da un'amministrazione travagliata che ha visto 3 giunte in due anni e mezzo, e non un cambio di passo rispetto all'esperienza della destra di Alemanno che ha creato le basi dello sfacelo odierno".
Ma restiamo al Pd...
"E' la stessa analisi del presidente dell'anticorruzione Raffaele Cantone a dire che non c'è stata una discontinuità amministrativa. Proprio nel momento della fine dal Modello Roma abbiamo assistito ad una giunta e di un partito che è entrato in difficoltà a causa di un sindaco inesperto alla guida di una nuova classe dirigente non pronta a prendere in consegna un'eredità gravosa".
A novembre quando Marino uscirà per l'ultima volta dal Campidoglio per lasciare spazio al nuovo commissario mancheranno poco più di 6 mesi alle amministrative annunciate per la primavera. E il Pd allo stato attuale ci arriverà commissariato. Non certo un bel biglietto da visita. La rottamazione non ha funzionato?
"L'ingerenza del segretario Renzi se in una prima fase poteva essere motivata, ora non lo è più. Ora condanna all'immobilismo il suo partito e non possiamo che perdere le elezioni. Occorre uscire subito dal commissariamento ed aprire una nuova fase congressuale, partendo dalle forze vive della città, partendo da quei consiglieri comunali e municipali che ne escono puliti da tutta questa triste storia".
L'ingerenza del premier quanto pesa sul partito romano?
"L'idea di un uomo solo al comando, di un sindaco d'Italia se vogliamo, non fa bene ad un partito che è sempre stato vivo. Il Pd deve recuperare la sua autonomia di pensiero: non si può governare come un pifferai magico. Ora questa crisi ci riconsenga una città più povera in cui nessuno si fida più di nessuno e occorre che il partito ascolti i problemi dei suoi elettori".
Da dove ripartire?
"Un programma, ancor prima dei nomi. Non si vincono le elezioni senza la forza di un progetto. Serve un governo politico, ed uso la parola politico non ha caso. Serve governare un'area metropolitana e dare il via ad un riassetto delle pubblic company, penso ad Atac, Ama e Acea certo ma anche alle Asl".
Un nuovo patto per Roma?
Il Pd non è un partito di mafiosi, occorre ricostruire un'alleanza stabile per Roma Capitale, penso ai consiglieri di Sel che hanno gettato là un ultimatum per poi ritrattare dopo l'annuncio delle dimissioni. Occorre un programma e una squadra da cui ripartire. E occorre trovarlo subito prima di consegnare questa città alle destre".