Roma
Lavoro Roma, schiavi del posto fisso al Ministero: minima crescita: 0,4%
L'economista indignato. Le sfide economiche del Lazio: una regione tra crisi strutturali e assenza di prospettive
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Lavoro Roma, schiavi del posto fisso al Ministero: la crescita a 0,4%
Il Lazio, da anni, deve fare i conti con una serie di problematiche economiche che ne compromettono lo sviluppo e la competitività. Nonostante la sua posizione centrale e il ruolo strategico che riveste a livello nazionale, con Roma come Capitale, la regione fatica a decollare, intrappolata in una crisi che è sia congiunturale che strutturale.
La dipendenza dal settore pubblico
La forte dipendenza dal settore pubblico, infrastrutture obsolete e poco manutenute, disparità territoriali, disoccupazione e una fuga di cervelli rappresentano solo alcuni dei nodi irrisolti che affliggono questa importante area del Paese. I dati sono chiari: nel primo semestre del 2024, il Lazio ha registrato una crescita economica modesta dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in linea con la media nazionale ma inferiore al tasso del primo semestre del 2023. Questo rallentamento evidenzia una fragilità intrinseca dell’economia regionale, incapace di sostenere ritmi di crescita più robusti.
Disparità territoriali: il divario tra Roma e le altre province
Una delle principali criticità del Lazio è l’enorme divario economico tra Roma e le altre province della regione. Mentre la capitale, nonostante le sue difficoltà, continua a beneficiare di un’economia relativamente dinamica grazie al settore pubblico, al turismo e ai servizi, le province di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo versano in condizioni di sostanziale arretratezza. Secondo un rapporto della Banca d’Italia del 2021, il PIL pro capite di Roma è quasi il doppio rispetto a quello delle altre province. Questo squilibrio si riflette anche nella qualità dei servizi e nelle infrastrutture: nelle aree periferiche, scuole, ospedali e trasporti pubblici sono spesso inadeguati, alimentando un circolo vizioso di marginalizzazione e declino.
Il declino del settore industriale e il calo degli investimenti privati
Il settore industriale del Lazio mostra segnali preoccupanti. Secondo i dati di Bankitalia, nel 2023 l’attività industriale, in particolare quella manifatturiera (con un focus sull’automotive), ha registrato un calo significativo. Anche il commercio internazionale ha risentito di una contrazione, con le esportazioni che, in termini reali, sono tornate al di sotto dei livelli del 2019. Una situazione che potrebbe peggiorare ulteriormente con l’introduzione di nuovi dazi da parte dell’amministrazione statunitense.
Un altro indicatore allarmante è la contrazione degli investimenti privati. Nel primo semestre del 2024, si è registrato un indebolimento di tali impieghi, nonostante un aumento della spesa in opere pubbliche e un recupero della domanda estera. Tuttavia, la dipendenza dagli investimenti pubblici non è sostenibile nel lungo termine e riflette una mancanza di fiducia da parte degli investitori privati nel tessuto economico regionale.
Infrastrutture carenti: un ostacolo allo sviluppo
Le infrastrutture del Lazio, specialmente quelle legate ai trasporti, sono obsolete e inadeguate. Secondo un rapporto di Legambiente del 2022, solo il 40% della rete ferroviaria regionale è considerata moderna ed efficiente, mentre il restante 60% soffre di ritardi, sovraffollamento e manutenzione insufficiente. Anche la rete stradale presenta criticità, con numerosi tratti autostradali in condizioni precarie e una cronica mancanza di investimenti. Queste carenze non solo limitano la mobilità dei cittadini, ma rappresentano anche un freno allo sviluppo economico, scoraggiando gli investimenti privati e rendendo la regione meno competitiva rispetto ad altre aree del Paese.
La dipendenza dal settore pubblico: un punto di forza e di debolezza
Il Lazio è la regione italiana più dipendente dal settore pubblico, che rappresenta circa il 30% del suo PIL. Roma, sede del governo, dei ministeri e di numerosi enti statali e parastatali, ospita decine di migliaia di dipendenti pubblici, il cui reddito alimenta l’economia locale. Tuttavia, questa dipendenza è anche una delle principali fonti di vulnerabilità. I tagli alla spesa pubblica, le riforme del settore e la riduzione degli investimenti statali hanno un impatto diretto sull’economia regionale, che fatica a diversificarsi. Secondo un’analisi di Confindustria Lazio, il 70% delle imprese locali opera in settori legati direttamente o indirettamente al pubblico, rendendo l’intera regione esposta ai rischi delle contrazioni della spesa statale. Un esempio emblematico è quanto accaduto durante la pandemia di COVID-19, quando il diffondersi dello smart working ha portato alla chiusura di numerosi esercizi commerciali nelle aree ad alta concentrazione di uffici pubblici.
Turismo: un settore chiave in difficoltà, rilanciato dal Giubileo
Circa il 73% della popolazione attiva nel Lazio è impiegata nel settore dei servizi, che contribuisce all’85,8% del PIL regionale. Questa forte dipendenza dal terziario, sebbene giustificata dalla presenza di Roma, espone l’economia regionale a rischi significativi in caso di crisi nel settore dei servizi. La mancanza di una base industriale solida limita la diversificazione economica e la resilienza a shock esterni.
Tra i servizi, il turismo rappresenta un pilastro dell’economia laziale, con Roma al primo posto per afflusso turistico in tutte le stagioni dell’anno. Tuttavia, anche questo settore ha subito un duro colpo a causa della pandemia di COVID-19. Nel 2020, gli arrivi turistici nella regione sono crollati del 75%, con una perdita stimata di oltre 5 miliardi di euro. Nonostante una parziale ripresa nel 2021 e nel 2022, il settore ha faticato a tornare ai livelli pre-pandemici, registrando un rilancio solo negli ultimi 12 mesi, principalmente grazie all’avvio del Giubileo. Questo calo ha avuto ripercussioni a catena su hotel, ristoranti, guide turistiche e trasporti, mettendo in difficoltà migliaia di piccole e medie imprese. Inoltre, la concentrazione del turismo nella capitale ha lasciato poco spazio alle altre aree della regione, che potrebbero invece offrire un’offerta turistica diversificata e sostenibile.
Disoccupazione e giovani in fuga: un’emergenza senza fine
Uno dei problemi più urgenti del Lazio è la disoccupazione, in particolare quella giovanile. Secondo i dati ISTAT relativi al 2022, il tasso di disoccupazione nella regione si attesta intorno al 9,5%, con picchi che superano il 15% tra i giovani under 30. Questi numeri, già di per sé allarmanti, nascondono una realtà ancora più drammatica: la disoccupazione di lunga durata, che colpisce chi è senza lavoro da oltre un anno, rappresenta quasi il 60% del totale. Una condizione che spinge molti giovani a cercare fortuna altrove, alimentando il fenomeno della fuga di cervelli. Solo nel 2021, oltre 10.000 laureati hanno lasciato il Lazio per trasferirsi all’estero o in altre regioni italiane, privando la regione di capitale umano qualificato e di competenze essenziali per la ripresa economica.
Fuga di cervelli: un’emorragia che non si ferma
La fuga di cervelli è un problema che affligge tutta l’Italia, ma nel Lazio assume dimensioni devastanti. Secondo i dati dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, tra il 2015 e il 2021 oltre 50.000 giovani laureati hanno lasciato la regione, attratti da opportunità di lavoro e condizioni di vita migliori all’estero o in altre regioni italiane. Questo fenomeno non solo priva il Lazio di risorse umane preziose, ma rappresenta anche un costo enorme in termini di investimenti formativi. Secondo la Fondazione Leone Moressa, ogni giovane che emigra comporta una perdita di circa 250.000 euro per il sistema Paese, tra costi di formazione e mancati contributi fiscali.
Conclusioni: serve un cambio di rotta radicale
I problemi economici del Lazio sono profondi e multifattoriali, ma non insormontabili. Tuttavia, per affrontarli è necessaria una visione chiara e una strategia coordinata che coinvolga il governo regionale, il comune di Roma e l’esecutivo centrale. La diversificazione economica, il sostegno alle PMI, il miglioramento delle infrastrutture e la promozione di un turismo sostenibile sono solo alcuni degli interventi necessari per rilanciare la regione. Senza un impegno concreto e una volontà politica forte, il rischio è che il Lazio continui a perdere terreno, rimanendo intrappolato in una crisi che minaccia il futuro delle nuove generazioni e il benessere dell’intera comunità.
Il Lazio ha tutte le carte in regola per tornare a essere un motore dell’economia italiana, ma il tempo stringe. Senza un cambio di rotta radicale, il rischio è che questa regione, un tempo simbolo di prosperità e cultura, diventi sempre più un’ombra del suo glorioso passato.
Alberto Frau è professore di Economia e gestione aziendale, ricercatore universitario e scrittore. Collabora con la Luiss Business School e l'Università di Roma "Foro Italico".