Roma
Legge di Bilancio 2025: una manovra priva di coraggio e visione amalgamata da miopia economica
L'economista indignato. Ecco le misure frammentarie e, in alcuni casi, potenzialmente dannose, rischiando di perpetuare le criticità esistenti anziché risolverle
L’approvazione della Legge di Bilancio 2025, avvenuta il 28 dicembre 2024, segna un momento critico per il Paese. La manovra da 30 miliardi di euro, propagandata dal Governo come uno strumento per la crescita e il sostegno alle famiglie, nasconde una serie di scelte discutibili che rischiano di peggiorare il quadro economico e sociale già precario dell’Italia.
Al di là delle dichiarazioni ottimistiche rilasciate dal Ministro dell’Economia, i numeri e le analisi raccontano una storia ben diversa, caratterizzata da superficialità, mancanza di visione strategica e interventi che sembrano più dettati da esigenze politiche che da un’effettiva comprensione delle priorità nazionali.
Un sistema fiscale che favorisce i ricchi e penalizza i poveri
La semplificazione dell’IRPEF, con il passaggio da quattro a tre aliquote (23%, 35%, 43%), è stata presentata come una rivoluzione fiscale. Tuttavia, un’analisi più approfondita mostra come questa misura avvantaggi prevalentemente i redditi medio-alti. I contribuenti con redditi superiori a 50.000 euro annui beneficeranno di risparmi significativi, mentre per la fascia sotto i 20.000 euro, il vantaggio è quasi inesistente. Questo crea un ulteriore squilibrio sociale in un Paese dove il 30% della popolazione è già a rischio di povertà o esclusione sociale.
Inoltre, il mancato aggiornamento delle detrazioni per figli a carico e per le spese mediche annulla di fatto i benefici per le famiglie più numerose o in difficoltà economica. Questa mancanza di progressività nel sistema fiscale contraddice i principi costituzionali di equità e solidarietà, rischiando di amplificare il divario tra ricchi e poveri.
Taglio del cuneo fiscale: intervento di facciata
Nonostante la riduzione del cuneo fiscale sia stata celebrata come una vittoria per i lavoratori, la realtà è ben diversa. La misura prevede un aumento in busta paga di circa 50 euro mensili per i redditi bassi, una cifra irrisoria di fronte all’aumento del costo della vita registrato nel 2024 (+6,2% su base annua). Per i datori di lavoro, il risparmio sui contributi non è sufficientemente significativo da incentivare nuove assunzioni o migliorare le condizioni contrattuali.
Inoltre, la misura non si accompagna a politiche strutturali per favorire la stabilità lavorativa o per contrastare il lavoro precario, che colpisce soprattutto i giovani e le donne. L’Italia continua ad avere uno dei tassi di occupazione femminile tra i peggiori d’Europa (48,9%) e un mercato del lavoro caratterizzato da contratti a termine e basse prospettive di carriera.
La transizione digitale e verde: tante parole, pochi fatti
La manovra destina fondi limitati per la cosiddetta "Transizione 5.0”, ovvero per sostenere la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale delle imprese. Tuttavia, mancano strumenti adeguati a garantire che questi fondi vengano effettivamente utilizzati in modo efficace. Le piccole e medie imprese, che rappresentano l’ossatura dell’economia italiana, lamentano difficoltà burocratiche nell’accesso ai finanziamenti e una mancanza di competenze specifiche per implementare tecnologie innovative.
Nel settore ambientale, l’Italia continua a non rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dall’Unione Europea. La Legge di Bilancio non prevede investimenti significativi nel potenziamento delle infrastrutture energetiche rinnovabili o nella promozione della mobilità sostenibile. La scelta di mantenere incentivi per i combustibili fossili è un segnale preoccupante che contraddice gli impegni presi a livello internazionale.
Sanità: un settore lasciato al suo destino
Con un sistema sanitario già al limite dopo gli anni della pandemia, il sottofinanziamento della sanità pubblica appare particolarmente grave. La manovra stanzia solo 1,5 miliardi di euro in più rispetto al 2024, una cifra insufficiente per coprire l’aumento dei costi operativi, il rinnovo dei contratti del personale e l’acquisto di nuove tecnologie.
Questo scarso impegno rischia di favorire ulteriormente il ricorso alla sanità privata, alimentando le disuguaglianze tra chi può permettersi cure di qualità e chi è costretto ad attendere mesi per una visita specialistica. In un Paese che invecchia rapidamente, con oltre il 23% della popolazione sopra i 65 anni, questa miopia è totalmente inaccettabile.
Welfare e politiche sociali: un’occasione persa
La Legge di Bilancio non introduce misure significative per contrastare la povertà o per sostenere le famiglie. Il Reddito di Cittadinanza è stato ulteriormente ridimensionato, con criteri di accesso più stringenti che lasceranno molte famiglie senza un aiuto essenziale. Parallelamente, non sono stati previsti fondi per potenziare i servizi di assistenza all’infanzia, fondamentali per favorire l’occupazione femminile e invertire il drammatico calo demografico del Paese.
Investimenti pubblici: una politica priva di strategia
Gli investimenti pubblici previsti dalla manovra sono ridotti e distribuiti senza una chiara logica strategica. Manca un piano organico per il potenziamento delle infrastrutture, essenziale per colmare il divario tra Nord e Sud. Nel Mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione supera il 20%, l’assenza di interventi mirati rappresenta un fallimento gravissimo. Il taglio del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (-2 miliardi rispetto al 2024) è un altro segnale preoccupante, che rischia di acuire le disparità territoriali e frenare il rilancio delle aree più svantaggiate.
Conclusione: una manovra priva di coraggio e visione che guarda al passato
In sintesi, la Legge di Bilancio 2025 appare come una manovra priva del coraggio e della visione necessari per affrontare le sfide economiche e sociali dell'Italia contemporanea. Le misure adottate risultano timide, frammentarie e, in alcuni casi, potenzialmente dannose, rischiando di perpetuare le criticità esistenti anziché risolverle.
A ben vedere, la manovra rappresenta l’ennesima occasione persa per affrontare le sfide strutturali che impediscono al Paese di crescere in modo sostenibile e inclusivo. Le scelte compiute riflettono una visione miope, più orientata al consenso elettorale che al benessere dei cittadini e alla competitività dell’Italia nel contesto internazionale. Questa manovra non solo manca di coraggio, ma rischia di peggiorare il quadro economico e sociale del Paese. È urgente un cambio di rotta che metta al centro l’equità, la sostenibilità e la crescita, per costruire un futuro migliore per tutti gli italiani.
Alberto Frau è professore di Economia e gestione aziendale, ricercatore universitario e scrittore. Collabora con la Luiss Business School e l'Università di Roma "Foro Italico".