Roma

Litorale di Roma: tintarella e bagno tra plastica e colibatteri

Legambiente rivela: "Il 71% delle coste laziali è inquinato"

Fiumicino, Torvajanica da incubo, meglio Santa Marinella. Litorale romano tra plastiche e colibatteri, il bagno in estate diventa uno sport estremo. La Goletta Verde di Legambiente boccia Roma: fiumi e canali sono malati cronici.

 

Cariche batteriche in 17 punti dei 24 monitorati: ben il 71% è contaminato. È questa la fotografia horror che Legambiente consegna sulle coste del Lazio. Una situazione grave con "record" assoluti, nonostante sposti dell’associazione e controlli delle forze dell’ordine che hanno portato anche a denunce, segno di un inquinamento ormai cronico: è il caso ad esempio della foce del Fosso Grande ad Ardea, che per il nono anno consecutivo ricevono un giudizio di “fortemente inquinato”.

 

Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde

Il monitoraggio eseguito dai tenici Goletta Verde, tra 19 e il 21 giugno 2018, prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

 

Anche quest’anno il monitoraggio di Legambiente lungo la costa del Lazio consegna una fotografia a tinte fosche: 17 punti monitorati su 24, il 71% dei campionamenti effettuati dai tecnici di Goletta Verde, presentano valori di inquinamento elevati, con la provincia di Roma a guidare questa poco lusinghiera classifica. E ci sono anche record assoluti, con situazioni che nonostante esposti dell’associazione e controlli delle forze dell’ordine che hanno portato anche a denunce, mostrano un inquinamento ormai cronico: è il caso ad esempio della foce del Fosso Grande ad Ardea, che per il nono anno consecutivo ricevono un giudizio di “fortemente inquinato”.

Tragica, come ormai da anni, la situazione della provincia di Roma: ttutti gli 11 punti monitorati presentano valori di inquinanti elevati e nove di questi ricevono il giudizio di fortemente inquinati. Alcuni di questi erano già stati denunciati lo scorso anno, con un esposto presentato alla Capitaneria di Porto da parte di Legambiente, per accertare le cause dell’inquinamento. Il primo riguarda la foce del fosso Zambra (a Certeveri): qui, a seguito dei controlli effettuati, furono accertati due scarichi attivi del depuratore della Società “Ostilia srl” (Depuratore Privato) che “determinavano un’alterazione della qualità delle acque del fosso “Zambra”, sfociante sul litorale del Comune di Cerveteri”, con relativa denuncia penale e amministrativa al rappresentante legale della società. Fortemente inquinato il prelievo anche alla foce del rio Vaccina a Ladispoli, dove, a seguito del nostro esposto, la Capiteneria sottolineò la complessa indagine portata avanti negli anni scorsi che ha “consentito l’individuazione di macroaree urbane del Comune di Cerveteri che, anziché scaricare nella rete fognaria, riversavano i reflui non depurati direttamente nel corso d’acqua denominato fosso Manganello”.

Altri punti giudicati fortemente inquinati sono quelli alla foce fiume Arrone (Fiumicino); alla foce fiume Tevere (Ostia); alla foce del canale all’altezza di via Filadelfia (canale Crocetta) a Torvajanica, Pomezia; alla foce del Rio Torto (Pomezia); alla foce del fosso Grande (Ardea); foce del fosso Cavallo morto (Anzio); foce del porto canale Loricina (Nettuno). Giudicati “inquinati” i prelievi effettuati al Lungomare Pyrgi a Santa Severa di Santa Marinelli, dopo che lo scorso anno sembrava si fosse finalmente intervenuto per risolvere le criticità, e al canale dei Pescatori di Ostia. Legambiente aveva presentato esposti anche anche per molti di questi questi punti critici non ricevendo però risposta dalle autorità competenti.

Due i campionamenti effettuati in provincia di Viterbo. Entro i limiti di legge i prelievi alla foce del fiume Flora (Montalto Marina) nel comune di Montalto di Castro. Fortemente inquinato, invece, quello alla foce del fiume Marta al lido di Tarquinia. Qui, a seguito dell’esposto di Legambiente, la Capitaneria di Porto ha potuto accertare lo scorso anno sia la gestione illecita di rifiuti e un abbandono di rifiuti nelle acque del fiume da parte di centro di distribuzione di prodotti ittici; quello di un’industria casearia e che l’ipotesi che i fanghi prodotti dal depuratore, non essendo stati trasferiti in apposita discarica, potrebbero in parte essere stati immessi, insieme alle acque di scarico, direttamente nel fiume. Ipotesi che ha portato alla denuncia del legale rappresentante dell’impianto.

 

“Il mare del Lazio è una risorsa fondamentale che va tutelata e salvaguardata con azioni concrete di cittadini, istituzioni, forze dell’ordine, associazioni, realtà economiche costiere – commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – e noi, come sempre siamo a completa disposizione di sindaci ed amministratori che si metteranno in moto per risolvere i problemi. La mancata depurazione dei reflui fognari dell’entroterra è evidente dai risultati del monitoraggio, che ci vedono di fronte a criticità soprattutto in provincia di Roma, dove ogni punto monitorato risulta inquinato, peraltro in continuità rispetto agli scorsi anni. La situazione migliora in provincia di Latina mentre emergono luci e ombre nel viterbese. Chiediamo a tutti uno sforzo per prendere questi risultati non certo come un affronto alla bellezza indiscutibile della costa del Lazio, ma stimolo per costruire le azioni in grado di far diventare il mare più pulito. Dallo strumento dei contratti di fiume a investimenti sulla depurazione e collettoramento di scarichi abusivi, è evidente che dove si mette mano ai problemi può avvenire solo un’inversione di tendenza positiva e col tempo il miglioramento della qualità delle acque. Ma occorre fare presto perché ogni giorno in cui non si mettono in campo dinamiche positive, è un giorno in più di scarichi illegali, depuratori malfunzionanti e rischi per la salute dei cittadini. Da parte nostra continueremo a segnalare l’inquinamento anche alle autorità competenti con esposti precisi riguardanti i risultati di goletta, e lo faremo se necessario, per tutta la stagione estiva dove emergessero criticità per i bagnanti e per l’ambiente”.

Le immagini del litorale romano devastato dai rifiuti, dalla plastica a quelli ingombranti, nel reportage fotograficor ealizzato per Legambiente da Anna Paola Montuoro.