Roma
Mafia Capitale, tre piemme portano alla sbarra un'intera classe politica
di Valentina Renzopaoli
Hanno dichiarato guerra ad un'intera classe politica, decapitando una generazione di amministratori locali e riuscendo, in un colpo solo, nell'impresa che nemmeno alla Lega con i suoi proverbiali "Roma ladrona" era riuscita in tanti anni di battaglie a colpi di insulti: associare nella percezione dell'opinione pubblica il nome della Capitale a quello della mafia e della corruzione. Tanto che l'operazione che ha portato all'arresto di 59 persone, inizialmente denominata “Mondo di Mezzo”, è stata da subito divulgata, attraverso un'esposizione mediatica imponente come non si vedeva da tempo, con il nome di Mafia Capitale.
Nati tutti e tre negli Anni Sessanta, ecco chi sono i “tre moschettieri” che hanno lanciato la sfida alla Città Eterna: Paolo Ielo, Giuseppe Cascini, Luca Tescaroli, sostenuti e coordinati dalle mani esperte del Procuratore Giuseppe Pignatone che da giovedì apriranno lo storico processo a Buzzi, Carminati, Odevaine e agli "altri 44 compari".
PAOLO IELO. La sua carriera spicca il volo dopo aver fatto parte del pool di essere stato gip a Milano ai tempi di Mani pulite. Milanese di nascita Paolo Ielo è oggi il più anziano del gruppo, classe 1961, all'epoca era il “giovane” del pool. Dal 1993 al 2003 sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Milano, indagò sulle toghe romane corrotte: inchiesta che portò ai processi Sme, Imi-Sir e Lodo Mondadori. Quando nel 1996 fece incursione negli uffici dei magistrati coinvolti, diede il via ad una guerra tra Procure a colpi di atti giudiziari. Ma già nel 1995 fece parlar di sé, quando nell'ambito del processo per le tangenti alla metropolitana milanese definiti Bettino Craxi un “criminale matricolato”. Siede sul banco del pm a Roma dal 2008.
LUCA TESCAROLI. Il suo nome è legato a doppio giro alla strage di Capaci, in cui persero la vita il magistrato Giovani Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro: fu Luca Tescaroli, insieme a Paolo Giordano, a rappresentare l'accusa nel processo e ad ottenere ventiquattro condanne per ergastolo. A lui si deve anche la vecchia inchiesta sui mandanti occulti per le stragi, quella su Alfa e Beta (Berlusconi e Dell’Utri) archiviata non appena Tescaroli lasciò la procura di Palermo. Ma sulla scia di quelle indagini i colleghi di Caltanissetta lavorano ancora alla ricerca dei mandanti esterni delle stragi del ’92/’93. Oggi sostituto procuratore a Roma, ha seguito il processo per l’omicidio del banchiere Roberto Calvi, trovato impiccato a Londra il 18 giugno del 1982 sotto il ponte dei Frati neri e concluso nel 2007 con l’assoluzione in primo grado di tutti gli imputati. Ai giudici aveva chiesto la condanna all’ergastolo di Pippo Calò, Ernesto Diotallevi, Silvano Vittor e Flavio Carboni. Dal 2011 rappresenta la pubblica accusa nel caso del "Maddoff dei Parioli" Gianfranco Lande, condannato a 7 anni in secondo grado dal Tribunale di Roma per la megatruffa da 300 milioni ai danni di vip e professionisti della capitale.
GIUSEPPE CASCINI. Presidente della'Associazione nazionale magistrati per quattro anni, dal 2008 al 2012, nella corrente di sinistra di Magistratura Democratica, Giuseppe Cascini è stato il titolare dei fascicoli sulle scalate a Bnl da parte di Unipol, ad Antonveneta e ad Rcs. Quest'ultima inchiesta portò in carcere l'immobiliarista romano Danilo Coppola, poi assolto in Corte d'Appello “perché il fatto non sussiste.” Classe 1965, ha sempre vestito i pm del pm a Roma tra il 1996 e il 2001.