Roma
Mafia Capitale in Cassazione, il procuratore generale conferma: “È mafia”
Mondo di mezzo, il processo arriva in Cassazione. Per il pg Birritteri il sodalizio creato da Carminati e Buzzi è associazione mafiosa
Mafia Captale, il maxi processo in Cassazione parte con il botto: il procuratore generale Luigi Birritteri dall'Aula Magna della Suprema Corte conferma che quella creata da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati era un'associazione di stampo mafioso.
È iniziato in Cassazione l'ultimo atto del processo Mafia Capitale, o Mondo di mezzo. Il presidente Giorgio Fidelbo, che non ha ammesso in aula le telecamere e ha vietato l'uso di apparecchi di videoregistrazione, ha aperto i lavori e le prime parole “pesanti” sono uscite dalla bocca del procuratore generale Luigi Birritteri.
Per il pg, il sodalizio criminoso capeggiato dall'ex esponente dei Nar Massimo Carminati e dall'allora responsabile della cooperativa “29 Giugno” Salvatore Buzzi è da qualificare come un'associazione di stampo mafioso "con caratteristiche che rientrano perfettamente nel paradigma normativo previsto dal 416 bis del codice penale". Birritteri ha poi elogiato "la bontà della struttura motivazionale" della sentenza dei giudici della Corte d'Appello di Roma che, contrariamente a' colleghi di primo grado, hanno riconosciuto il 416 bis e l'aggravante del metodo mafioso.
Il procuratore generale, che ha chiesto la conferma dell'associazione mafiosa, per 16 dei 17 imputati (annullamento con rinvio solo per Roberto Lacopo e riqualificazione in diritto della condotta di Franco Panzironi come partecipazione al sodalizio), ha evidenziato gli errori in punto di diritto della sentenza di primo grado nella parte in cui non ha saputo motivare l'esistenza di due distinte associazioni per delinquere semplici, una facente capo a Carminati e l'altra a Buzzi.
"Bene hanno fatto i giudici di secondo grado - ha aggiunto Birritteri - quando hanno indicato in una certa data il momento fondativo e il movente di un unico sodalizio criminoso" che ha di fatto sancito la fusione di due gruppi: quello di Corso Francia che "commetteva reati di strada e che era riconducibile a Carminati e ai suoi sodali" e quello di via Pomona "che faceva reati di palazzo ed era da riferire a Buzzi e ai suoi collaboratori". A segnare l'unione di questi due gruppi, "più violento il primo e più ancillare il secondo", le difficoltà di Buzzi legate al passaggio da un'amministrazione comunale di sinistra a una di destra e l'esigenza di Carminati di ampliare i propri affari.
Dopo Birriitteri, anche il pg Mariella De Masellis ha chiesto ai giudici della sesta sezione penale di confermare la sentenza di appello su Mafia Capitale dichiarando inammissibili i ricorsi presentati dagli imputati.
"La sentenza di appello di Mafia Capitale, ben motivata e priva di contraddittorietà, ha dato un quadro devastato dell'amministrazione capitolina che ne è uscita inevitabilmente a pezzi con conseguenti danni funzionali e di immagine e per tutti i cittadini di cui l'ente è il rappresentante esponenziale". E' un passaggio dell'intervento dell'avvocato Enrico Maggiore che, nella veste di parte civile per conto del Comune di Roma, ha chiesto ai giudici della sesta sezione penale della Cassazione di confermare le condanne emesse in appello. "I membri del sodalizio criminoso - ha aggiunto - hanno piegato la funzione dell'ente attraverso la corruzione di funzionari ed esponenti politici al raggiungimento di propri fini personali".