Roma
Mafia Capitale, un fiume di contanti per le tangenti. E' in Venezuela la cassaforte di Luca Odevaine
di Fabio Carosi
I protagonisti ci sono, idem per le intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno permesso di ricostruire la più grande storia di malaffare che la Capitale abbia mai conosciuto. Nel puzzle infinito di Mondo di Mezzo 2, ormai conosciuto con il soprannome che fa vergognare Roma di Mafia Capitale 1 e 2, manca solo la prova più importante: è quella del flusso di denaro che Buzzi elargiva a politici e funzionari a piene mani e che Odevaine pretendeva per assicurare "un corretta gestione degli immigrati".
Nel caso di Luca Odevaine sono stati trovati: la sua cassaforte è in Venezuela. Una massa importante di denaro liquido sfuggito ai controlli bancari dell'antiriciclaggio e quindi difficilmente tracciabile. Per tutti tranne che per Luca Odevaine, il compassato re dei migranti, lo stesso con il quale Ignazio Marino, al tavolo del Ministero, trattò l'aumento della quota destinata a Roma da 250 a 2581, aveva trovato il modo per sistemare i suoi conti. E il "metodo Odevaine" è stato intercettato dai militari del Ros. In una conversazione con il collaboratore Marco Bruera, "il bel Luca" maneggia mazzette di banconote e li conta come e meglio di un vecchio cassiere del Poligrafico, spiegando che i versamenti in banca non devono superare i 4500 euro, pena la segnalazione all'Antiriciclaggio: "... mi sa che bisognerà fare poi... la prossima settimana un altro paio di versamenti.... io te li lascio a casa le buste già divise con 4500 e la settimana prossima li vai a versare...". E ancora: "Mi raccomando ti chiedo assoluta riservatezza, dopo di che, m'hanno dato dei soldi che devo versare e poi rimandare in Venezuela". E' una delle tante tranche dei 20 mila euro mensili che percepiva dopo aver addomesticato per 3 anni la gestione dei migranti.
Ancora Odevaine e ancora denaro. Questa volta è la "tangente Cascina" che la Coop versa in ritardo, "perché sono paranoici, perché hanno paura di tutto". Il dialogo stavolta è con Salvatore Buzzi e lascia intendere che tra i due ci sia un coinvolgimento anche per la gestione del business del Cara siciliano di Mineo. Prosegue Odevaine: ".. perché non vogliono neanche lontanamente che possa risultare qualche collegamento tra me e loro", ragione per cui si apre un problema che verrà risolto col sistema Odevaine: ".. Alla fine dice te li diamo in contanti, io non è che mi va tanto.. poi.. di . tocca fare tutti stì impicci, stì giri, ste cose".
Dunque il contante è il problema di Odevaine che riceve, meno per Salvatore Buzzi che invece paga. E questo perché da sempre il sistema delle Coop è una macchina infernale per la gestione del denaro. La maggior parte degli stipendi, infatti, viene pagata in contanti e questo sia per l'irrisorietà degli importi che per evitare l'aggravio delle spese bancarie per i lavoratori. Dunque, anche per l'antiriciclaggio, era assolutamente normale che Salvatore Buzzi avesse nelle sue disponibilità grandi quantità di contante, prelevate e mascherati opportunamente da stipendi. Con tutte quelle banconote ricoprire Roma di mazzette è stato un gioco da ragazzi. Insomma, la liquidità Coop faceva tutti felici e contenti.