Roma
Mascherine obbligatorie: Conte salva Zingaretti e De Luca dai ricorsi al Tar
Gialuca Arrighi: " E allarmante la demolizione del diritto a cui stiamo assistendo durante la pandemia"
Mascherine obbligatorie anche all'aperto, alla fine a salvare Zingaretti e De Luca ci pensa il premier conte con il nuovo Dpcm che imporrà l'obbligo con una legge di Stato. E così i Governatori potranno evitare un andirivieni davanti ai giudici del Tar, pronti a bollare le loro ordinanze locali come illegittime.
In particolare il Governo evita la seconda musata al Governatore del Lazio, quella che si andrebbe ad aggiungere alla bocciatura dell'obbligo di vaccino e per gli ultra sessantenni e a quella del “tempario per le visite specialistiche”
E questo perché sulla decisione del Lazio (e prima della Campania tra le grandi regioni) pesa il giudizio dei giuristi. Spiega Gianluca Arrighi, esperto di diritto e scrittore: “L’articolo 85 del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza (decreto regio 18 giugno 1931, n. 773) vieta di comparire in luogo pubblico senza i tratti del viso riconoscibili e prevede per i trasgressori una sanzione fino a 103 euro; questa legge, pertanto, rende giuridicamente illegittime le disposizioni con le quali i presidenti di regione, con una semplice ordinanza, stabiliscono l’obbligo di indossare le mascherine nei luoghi pubblici”.
Secondo il noto scrittore e giurista romano, infatti, soltanto un'altra legge dello Stato, modificando o abrogando l'articolo 85 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza in vigore sin dal 1931, avrebbe potuto obbligare le persone a coprire i propri tratti somatici nei luoghi pubblici. "Ferma restando la necessità di arginare e controllare la diffusione del Covid 19 - ha dichiarato Arrighi - è allarmante la demolizione del diritto a cui stiamo assistendo durante la pandemia. Sono in gioco le libertà fondamentali e le garanzie che il nostro ordinamento giuridico pone a tutela dell'intera collettività."
Ma il fronte del No alle mascherine per decreto regionale e non solo si allaga anche ai Vigili Urbani. Spiega il sindacato dei Vigili Urbani di Roma, Ugl: “Obbligare alla mascherina anche in luoghi aperti e privi di assembramenti, per combattere la quoridiana guerra contro il Covid-19, ricorda l'amara situazione della campagna di Russia, combattuta dai nostri militari con le scarpe di cartone. Non può essere uno "straccetto" sulla bocca e naso la carta vincente in questa delicata battaglia, quando poi anche fior di virologi ritengono inutile, se nn dannoso, l'uso della mascherina protratto nel tempo"
Cosí in una nota Sergio Fabrizi, Segretario Provinciale UGL Polizia Locale, che continua "Si pretende di voler obbligare ad indossarla per ore anche coloro che devono lavorare all'aperto, magari in condizioni di mantenimento della distanza interpersonale. Si pensi agli operai nei cantieri, agli asfaltisti ed agli altri operatori sotto sforzo fisico che devono aggiungere disagio alla respirazione per la mascherina".
Ancora più duro il commento dei caschi bianchi romani, coloro che di fatto, dovrebbero poi curare l'osservanza delle norme, sanzionando pesantemente i cittadini in caso di inottemperanza "Si tratta di una norma difficile da comprendere ed ancor più da far comprendere", dichiara il Coordinatore Romano UGL PL Marco Milani "tant'é che che ci vengono segnalate perplessità tra gli stessi operatori, a procedere con le sanzioni ai cittadini in condizioni di non assembramento. Alcune osservazioni che pervengono a questo sindacato, sono anche di natura giuridica, non vorremmo che anche questa ordinanza, una volta cassata dal T.A.R., venga definita una goliardica provocazione".