Roma

Metro al collasso, il Comune sapeva. Il documento riservato su gare, debiti e incidenti

La denuncia all'Anac per le gare mai fatte dall'Atac? E' l'ultimo bluff mediatico dell'assessore uscente Stefano Esposito. Secondo quanto risulta ad affaritaliani.it era da tempo che il sindaco, l'assessore Causi e lo stesso Esposito avevano sul tavolo una relazione dettagliatissima firmata dall'azienda, nella quale si spiegava chiaramente come l'Atac avesse avviato un percorso virtuoso di gestione del dopo-Alemanno, proprio partendo dalle gare e seguendo il principio di ripristino della legalità. La stessa relazione evidenziava il "grave deficit degli investimenti che prima o poi avrebbero avuto come effetto il collasso delle infrastrutture di trasporto.
IN COMUNE TUTTI SAPEVANO che all'atto dell'insediamento dell'Ad Danilo Broggi era stata effettuata un ricognizione complessiva delle gare. Il dato emerso lasciava senza parole: il 95 per cento delle gare era in regime di proroga e quindi i manager uscenti si era ben guardati dall'effettuare i rinnovi, scegliendo la pratica scorretta di continuare a pagare beni e servizi mostrando una certa attenzione disinvolta verso fornitori di "fiducia". Marino, Causi ed Esposito hanno avuto ben chiaro che in appena due anni la situazione era stata ribaltata. Infatti nel periodo luglio 2013-agosto 2015 gli uffici di via Prenestina hanno pubblicato 5327 gare per un valore totale di circa 536 milioni di euro con un ribasso medio - e un risparmio - di circa il 26 per cento. La fotografia che Marino aveva letto sul documento era chiara: tutti gli acquisti erano stati rimessi in gara ad eccezione del servizio di vigilanza, la cui procedura è ancora aperta.
I FURBETTI DEL CAMPIDOGLIO. Invece di denunciare come la gestione Alemanno aveva messo in ginocchio la società e come la stessa Atac aveva rialzato la testa, l'assessore Esposito ha pensato bene di spedire il "dossier risanamento" all'Anac per sfruttare con i soliti tweet e le dichiarazioni a giornali e agenzie di stampa, prendendosi il merito di aver denunciato il malcostume e gettando fango sui due anni di gestione dello stesso sindaco Marino.
ESPOSITO è fuoco amico su Marino. Infatti l'assessore uscente invece di cercare soluzioni ai problemi che lo stesso Comune ha provocato sull'Atac ha avviato una campagna mediatica senza precedenti sui disservizi, ergendosi a capo spirituale dei comitati dei pendolari che da anni combattono per un servizio migliore. Dunque, invece di dare soluzioni ai problemi, cioè di fare l'assessore, si è trasformato nel vendicatore, usando i poveri pendolari come strumenti per valorizzare la sua figura di zorro dei trasporti pubblici.
SMANTELLARE L'ATAC per privatizzarla. Se il sindaco Marino e il primo assessore al Bilancio della giunta Marino avessero voluto portare i libri dell'Atac in Tribunale, l'avrebbero potuto fare già nel luglio del 2013, quando le perdite ammontavano a 655 milioni di euro e quindi con la società tecnicamente in "pre-fallimento". All'epoca il Campidoglio ha scelto la linea "consapevole" di tentare la via del risanamento con una direttiva firmata il 5 agosto che imponeva al management appena insediato di predisporre un piano industriale lacrime e sangue. Quindi tagli alle spese, riduzione dei dirigenti, nuove gare per risparmiare e zero investimenti, poiché se all'Atac non c'era un euro disponibile, il progetto del Campidoglio era quello di evitare il fallimento senza mettere un soldo per ripianare il deficit. E questo è testimoniato anche dall'ultimo contratto di servizio che, invece di essere approvato nel gennaio scorso, è stato firmato ad agosto. Scrive Atac nella relazione ufficiale: "...Solo grazie al recente provvedimento assunto in sede di Bilancio di Roma Capitale, piano investimenti 2015-2017, sono state stanziate risorse dedicate al finanziamento di investimenti, che sono una prima ma parziale risposta rispetto al pesante debito manutentivo accumulato". Dunque, il Comune sapeva bene che tutte le infrastrutture di Atac prima o poi sarebbero collassate ma è corso ai ripari solo ad agosto. Ed Esposito c'era già anche se in vacanza in Sardegna. Così il piano per smantellare l'Atac e offrire su un piatto d'argento ai il sistema di trasporto pubblico. Ma a chi? Ai vecchi amici francesi dell'assessore, la Ratp o alle Ferrovie dello Stato? Un dubbio che tutt'ora non è fugato mentre ciò che è certo è che il paladino della legalità e che giovedì è andato in Procura con il dossier "gare Atac", è lo stesso che ha tentato di condizionare l'azienda, obbligandola  ad acquistare bus con la procedura del full leasing che invece l'azienda aveva giudicato troppo onerosa e contraria perché esternalizzava le attività di manutenzione.
IL FINTO GIALLO DELL'ANAC. La lettera che l'Anac ha spedito all'Atac e che l'assessore Esposito ha anticipato come denuncia, non è altro che lo stesso dossier che l'azienda aveva spedito al Comune quale azionista di maggioranza. Il testo (che si allega) è una missiva standard che invita l'azienda pubblica a fornire tutta la documentazione nei termini previsti dalla legge. Se c'è polvere sotto il tappeto, il Comune sapeva e l'Atac quel tappeto lo aveva alzato: nascondeva la malagestione del passato e l'accondiscendenza vero la Regione Lazio che non aveva onorato i suoi impegni. Da qui anche un'azione legale nei confronti dell'Ente di Nicola Zingaretti.

LA LETTERA DI CANTONE ALL'ATAC