Nomadi paperoni. Clan a Ladispoli aveva accumulato 30 mln di euro
Controllavano il business del turismo sulla costa nord del Lazio e all'estero
Nomadi ricchi come banchieri svizzeri, tanto da aver accumulato un patrimonio da oltre 30 milioni di euro.
La scoperta a Ladispoli, dove la Direzione investigativa antimafia di Roma e i carabinieri del comando provinciale della Capitale, in collaborazione con la Guardia di finanza, stanno eseguendo nel territorio di Ladispoli (Roma) e Cerveteri (Roma), un sequestro di beni per 30 milioni di euro nei confronti di 5 famiglie di etnia Sinti,
Legate da stretti vincoli familiari e con numerosi precedenti penali - secondo gli investigatori - avevano "dato vita ad un'associazione per delinquere attiva sia nel Lazio che in note località' turistiche del territorio nazionale e estero".
Chi sono le famiglie
La misura è stata emessa dal Tribunale di Roma - Sezione Misure di Prevenzione - Presidente Guglielmo MUNTONI, su proposta del Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, Nunzio Antonio FERLA, nei confronti dei capifamiglia CAVAZZA Mosè (cl. 88), FE’ Massimo (cl. 88), BACICALUPI Daniele (cl. 73), FUSSER Antonio (cl. 67), FUSSER Remo (cl. 77), i quali risultano tutti sconosciuti al fisco.
Si tratta in sostanza di tre ceppi familiari di origine SINTI che si sono successivamente fusi in un unico gruppo familiare stanziatosi definitivamente a Cerveteri (RM) fin dagli anni ‘80.
Il patrimonio
Il valore dei beni oggetto di sequestro ammonta a oltre 30 milioni di euro, che riguarda, in particolare, 23 immobili, tra cui 9 ville di lusso (alcune con piscina e campo di calcetto annessi), terreni agricoli, ditte individuali, società, numerosi veicoli e conti correnti.
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