Roma

Ostia, estate finita per il Battistini: sequestro di beni per autoriciclaggio

Le due sorelle dello stabilimento di Ostia Battistini accusate dalla Finanza di appropriazione indebita e autoriciclaggio. Versavano incassi si conti personali

Clelia e Silvana Taraborrelli, le due sorelle titolari dello storico stabilimento di Ostia, Battistini, accusate di appropriazione indebita e autoricilaggio. Prendevano parte degli incassi e li versavano sui loro conti personali.

L'hanno chiamata operazione “Black Sand”, è quella che ha portato il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di finanza a mettere a fuoco l'ipotesi di reato di appropriazione indebita e autoriciclaggio a carico di due sorelle di 73 anni, e 68 anni titolari del Battistini, lo stabilimento sul litorale di Ostia e che a maggio ha celebrato, anche con una Messa in spiaggia, il primo centenario.

I militari hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale procura della Repubblica, per un importo complessivo pari a 851.000 euro.

Nello specifico, le articolate indagini condotte dagli specialisti delle Fiamme Gialle – coordinate dalla procura della Repubblica capitolina – sono partite con l'approfondimento investigativo su alcune transazioni finanziarie ritenute anomale e che hanno consentito di appurare che le due sorelle, nella loro rispettiva veste di amministratore di diritto e co-amministratore di fatto della società, a partire dal 2012 avevano effettuato ingenti e ingiustificati versamenti di denaro contante sui propri rapporti bancari personali, per un ammontare di oltre 1,2 milioni di euro. 

Gli approfondimenti investigativi delle Fiamme Gialle hanno portato a dimostrare - riferisce un comunicato - che tali somme erano frutto di un collaudato meccanismo di sottrazione di proventi in nero derivanti dallo svolgimento dell’attività dello stabilimento balneare, che venivano distratti dall’attività aziendale per essere destinati a scopi personali, sicuramente difformi da quelli statutari. In particolare, è stato accertato che buona parte della provvista così accumulata, per l’importo appunto di 851mila euro, è stata autoriciclata attraverso l’accensione di polizze assicurative, operazioni queste idonee a ottenere un concreto effetto dissimulatorio della provenienza illecita delle somme impiegate. I provvedimenti eseguiti sono quindi l’epilogo -di un complesso iter investigativo che "dimostra ancora una volta la costante azione della Guardia di finanza finalizzata alla ricerca e repressione di più gravi e insidiosi crimini di natura economico–finanziaria e all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati".