Roma
Palazzo dell’ex Provincia, sotto inchiesta 105 persone: “Restituscano 263 mln"
Raggi, Parnasi, Zingaretti ed altre 100 persone tra tecnici e politici sotto inchiesta per il palazzo dell'Ex Provincia di Roma
Ex Provincia, il trasloco nella sede dell’Eur della Città Metropolitana è stata un'operazione “fallimentare”. La procura della corte dei Conti indaga 105 tra tecnici e politici per un “buco” da 263 milioni nel bilancio dell’ex Provincia. Da Nicola Zingaretti a Ignazio Marino, passando per Virginia Raggi e Luca Parnasi: tutti nel mirino della Guardia di Finanza.
Sull'affare che ha portato lo spostamento degli uffici dell'attuale Città Metropolitana all'Eur, in viale Giorgio Ribotta, si accendono i rilettori dei magistrati di viale Mazzini, pronti a sentire una lunga lista dei presunti responsabili. Secondo quanto riportato da "La Repubblica", in primis gli ex presidenti della vecchia Provincia a guida Pd; Enrico Gasbarra da una parte e il neosegretario dei dem, oltre che governatore del Lazio, Nicola Zingaretti dall’altra. E ancora l'ex sindaco Ignazio Marino e l’attuale inquilina del Campidoglio Virginia Raggi, alla guida della Città Metropolitana in quanto primi cittadini di Roma. A loro e a tutti i consiglieri che hanno dato il via libera all’acquisto del palazzo di 32 piani costruito sui terreni di Luca Parnasi, arrestato per corruzione nella vicenda relativa al nuovo Stadio della Roma, la corte dei Conti chiede "l’immediata restituzione in favore dell’ex Provincia di Roma" dei 263 milioni di euro. O comunque di una somma "non inferiore ai 107 milioni".
Ognuno dei 105 a cui è stato notificato l’atto di messa in mora, secondo la ricostruzione del viceprocuratore Massimo Lasalvia, ha la propria fetta di responsabilità. C’è chi era a palazzo Valentini quando si decideva di cercare una nuova sede. Chi ne ha votato l’acquisto, chi ancora oggi in consiglio delibera atti per ripianare un buco milionario. Alla lista dei "presunti responsabili del danno" è infatti possibile aggiungere l’ex commissario Riccardo Carpino, prefetto oggi alla guida del Demanio. Come anche Umberto Postiglione, a sua volta commissario della Provincia, prefetto di Palermo e poi direttore dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati. Segue una lunga lista di politici di ogni colore: ci sono i vecchi sindaci di mezza provincia, consiglieri che poi hanno continuato la carriera in politica.
Alla Camera per il Pd sono finiti Patrizia Prestipino e, nella scorsa legislatura, Roberta Agostini. Per Sel, invece, a Montecitorio c’era Massimo Cervellini. E Marco Silvestroni per FdI. Capitolo senatori: ecco il grillino Emanuele Dessì, ex “incandidabile” poi finito a palazzo Madama nonostante il caso del video che lo ritraeva con Domenico Spada, pugile del clan sinti, e quello della casa popolare affittata per 7,5 euro al mese nel comune di Frascati. Nell’elenco della corte dei Conti anche l’ex senatrice dem Giuseppina Maturani.
Guardando al Campidoglio, spuntano i nomi del presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, e del capogruppo M5S Giuliano Pacetti. Per il Pd, invece, ci sarebbe il consigliere e presidente della commissione Trasparenza Marco Palumbo. Alla Regione, invece, c’è Mauro Alessandri, ex consigliere provinciale e attuale assessore ai Trasporti della Pisana. Il presidente del Consiglio e il suo vice, Daniele Leodori, e l'ex Forza Italia ed attuale gruppo misto Giuseppe Cangemi.
E ancora c'è spazio per Amalia Colaceci, attuale presidente di Cotral, e il suo vecchio collega alla Regione Lazio Michele Civita. Assessore anche in Regione, per lui il 4 aprile potrebbe scattare anche il rinvio a giudizio per il nuovo stadio della Roma. Ultimo ma non ultimo, il nome di Luca Parnasi, sotto inchiesta per Tor di Valle e titolare della torre da 263 milioni che a ogni chiusura di bilancio rischia puntualmente di mandare in default la Città Metropolitana di Roma. Merito di una manovra finanziaria e immobiliare, messa in piedi negli anni del centrosinistra e mai più sanata, per acquistare un palazzo che al momento della stretta di mano peraltro risultava inagibile. Il grattacielo, comprato con l’idea di risparmiare e riunire tutti gli uffici della Provincia mentre era aperto il dibattito sulla abolizione dell'ente, adesso rischia di trasformarsi in un costosissimo grattacapo per l’intero arco politico capitolino.