Roma
Peciola - Onorato, finisce in tribunale. Preso a sediate in Comune: la denuncia
"Ci ha messo un attimo a prendere una poltrona e a buttarmela addosso con violenza per poi mettermi anche le mani al collo, tanto che Fabrizio Panecaldo, capogruppo Pd, urlava: "Toglieteglielo di dosso altrimenti lo strozza", visto che io non ho opposto resistenza". Scene da wrestling consumate nella sala delle Bandiere in Campidoglio. Questo il dietro le quinte di una giornata di ordinaria follia raccontata da Alessandro Onorato, il capogruppo della lista Marchini che ha rimediato un dito rotto in uno scontro fisico con il collega vendoliano Gianluca Peciola.
Ad Onorato non sono bastate le scuse "social" offerte su Facebook dallo sfidante e il capogruppo della lista Marchini ha deciso di denunciare alle autorità giudiziarie il capogruppo di Sel in Campidoglio, "non solo per avermi scagliato addosso una poltrona durante la riunione dei capigruppo in Campidoglio, procurandomi la frattura scomposta di un dito e un futuro intervento, ma soprattutto perché non si è nemmeno degnato di chiedermi scusa e di ammettere le sue gravi colpe".
Infatti se sul suo profilo Facebooko il vendoliano ha ammesso di aver contribuito a scrivere una brutta pagina della politica lasciando un augurio di pronta guarigione a Onorato, nelle note stampa di un tragico giovedì di violenza scorrevano le accuse e contro accuse tra i due duellanti venuti allo scontro fisico dopo una seduta tesissima di un consiglio comunale chiuso anzitempo mentre esplodeva in aula la rabbia dei lavoratori della società Multiservizi che rischiano di perdere lavoro.
"Ha cercato di accusare me di una tentata aggressione per provare a salvarsi la faccia, vista la gravità dell'accaduto - commenta Alessandro Onorato - Lo dimostra il fatto che ha scelto di giustificarsi con un messaggio postato sul suo profilo Facebook in cui compaiono "scuse" che io non ho mai ricevuto, e una versione del fatti a dir poco fantasiosa con la quale vorrebbe far credere di avermi aggredito per difendere la consigliera Azuni da non si sa quale minaccia.
Tutto questo solo perché mi ero permesso di indignarmi e di perdere la pazienza gridando alla consigliera Azuni e a una maggioranza cinica e immobile di vergognarsi per l'indecente trattamento riservato ai lavoratori di "RomaMultiservizi". La mia indignazione VERBALE, sia chiaro, si è scatenata quando tre lavoratrici gravemente malate - che da due giorni dormivano in aula per tentare di difendere il loro posto di lavoro - erano svenute perché era stato dato ordine di bloccare l'arrivo di acqua e cibo ed io pretendevo di sapere chi avesse dato tali ignobili disposizioni. La mia insistenza ha scatenato la violenza di Peciola".
Sono sconcertato e assai stanco del vergognoso "doppiopesismo" che regna da quando Marino è sindaco. Vengo aggredito, ferito e infine - per giunta - minacciato con parole che non volevo diffondere ma a questo punto è necessario riferire: "Tu non sai chi sono io, ti faccio vivere una vita di terrore, a te e alla tua famiglia." (con riferimenti a non meglio specificati "amici dei centri sociali"). Che cosa sarebbe successo a parti invertite?
La dialettica politica e il dibattito possono anche arrivare a toni accesi e sopra le righe, ma quello che si è verificato ieri è inaccettabile e offende il buon nome delle istituzioni. Mi lascia senza parole il fatto che né il sindaco né alcun capogruppo della maggioranza e ancor meno la Presidente dell'Assemblea capitolina abbiano espresso un pensiero di solidarietà nei miei confronti".