Roma

Pedofilia, zoofilia, malati terminali e incesti gay. Grimsby, un film da ridere per la paura

Da oggi al cinema la fatica di Sacha Baron Cohen

di Marco Zonetti


È bene mettere subito le cose in chiaro: Grimsby – Attenti a quell’altro, ultima fatica cinematografica di Sacha Baron Cohen (Ali G, Borat, Brüno), non è decisamente per tutti i palati. Pedofilia, zoofilia, malattie terminali, incesto gay… non esiste tabù estremo che non venga trattato ampiamente nel film e che non sia oggetto di battute e gag ultrairriverenti che potrebbero turbare non pochi spettatori. E tuttavia, se ci si libera da ogni inibizione, ci si può divertire parecchio.
Accadde una notte di Frank Capra o Susanna di Howard Hawks, pluricelebrati classici del filone “convivenza forzata”, avevano come sfondo una storia d’amore in boccio, mentre cult anni Ottanta come Un biglietto in due o Una poltrona per due esploravano con successo la strada dell’amicizia virile fra personaggi diametralmente opposti, iniziata secoli fa da Cervantes con il suo Don Chisciotte, per citare – si parva licet – un antenato illustre. The Brothers Grimsby – assonanza con i fratelli Grimm che si perde nell’adattamento italiano del titolo – è invece una rocambolesca incursione nel tormentato rapporto tra due fratelli orfani inglesi originari della città di Grimsby, separati da bambini e ritrovatisi in età adulta. Il primo, Nobby (Cohen), è un gaglioffo ultrà di calcio con pancetta, svariati figli e una corpulenta moglie assatanata di sesso, che sfrutta in tutti i modi possibili il sistema previdenziale britannico (una chiara strizzata d’occhio alla serie televisiva Shameless), mentre il secondo, Sebastian (Mark Strong), è un tostissimo e muscoloso agente segreto del MI6, squadra speciale “Gatte da pelare”, un killer spietato al cui confronto James Bond è una scolaretta. Dal momento in cui i due si ricongiungono dopo anni di lontananza, l’agente segreto sarà ovviamente travolto dalla cialtroneria del fratello, finendo implicato in una serie di tragicomiche disavventure sempre più assurde, politicamente scorrettissime e ai limiti del pornografico (come già Cohen ci aveva abituati nelle sue opere precedenti, una su tutte Borat).
Il film, diretto dal francese Louis Leterrier, vanta scene d’azione stile “sparatutto in prima persona” che non sfigurerebbero in produzioni serie quali la saga di Jason Bourne portata al successo da Matt Damon, e che fanno da divertentissimo contraltare – per chi apprezza, ovviamente – al nonsense dilagante. Grimsby strizza l’occhio a True Lies e alla saga della Pallottola spuntata, emulando le sequenze mozzafiato del primo e superando il secondo nell’audacia delle situazioni, confezionando un prodotto curato nei particolari. Prodotto senz’altro ambizioso che, tuttavia, per qualcuno potrebbe risultare un ibrido indigesto, com’è accaduto negli Usa e in Inghilterra dove il film non ha riscosso il successo sperato.
Impreziosito da un cameo della più bella che mai Penelope Cruz, Grimsby – Attenti a quell’altro è un film che senz’altro non scontenta i fans di Sacha Baron Cohen e che, se affrontato senza attendersi una comicità alla Woody Allen o alla fratelli Cohen (già che siamo in tema), si lascia guardare e strappa anche parecchie risate. La più liberatoria? Quella che in USA ha messo in imbarazzo i produttori del film e che prende pesantemente di mira un noto candidato alle presidenziali americane. Una gag che basta a sottolineare la valenza “scapigliata” di quel geniale monello che è Sacha Baron Cohen e che, a detta di molti spettatori all’uscita della proiezione, vale da sola il prezzo del biglietto.