Roma

Rifiuti caos a Roma, FdI: “Tari ridotta di un quarto”. Ama verso il fallimento

Andrea De Priamo, Fdi: “Il caso rifiuti è iniziato ad aprile e non è ancora finito. Sul bilancio dell'Ama ora vogliamo chiarezza"

Al caos rifiuti di Roma si aggiunge ora anche il caos Tari. Arriva la rivoluzione Fratelli d'Italia che oggi presenterà la proposta di delibera per la riduzione del pagamento della tassa sui rifiuti Tari.

Spiega il capogruppo di Fratelli d'Italia al Comune di Roma, Andrea de Priamo: “Chiediamo alla Giunta di far fare una stima all'agenzia dei Pubblici servizi e di calcolare il disservizio da aprile ad oggi e far abbattere il pagamento per quel periodo e dare un segnale a questa amministrazione che questa città è stanca di pagare sena avere nulla”.

Ma qualora dovesse passare la delibera, siete coscienti che l'Ama avrebbe gli introiti da contratto di servizio ridotti di un quarto e rischierebbe il fallimento?

“Noi dobbiamo dare un segnale e poi sui conti dell'Ama questa amministrazione sta facendo il gioco delle tre carte. Noi riteniamo che non si possa pagare per un servizio disservizio e che il Comune si debba assumere le sue responsabilità su quanto è accaduto da aprile ad oggi. E non è detto che l'emergenza sia finita”.

I conti dell'Ama non tornano
E allora un po' di conti. Nel bilancio del Comune la posta riservata all'Ama è pari a 771 milioni e se dovesse passare la delibera l'azienda perderebbe circa 190 milioni di euro da iscrivere come perdita di esercizio, ben al di sopra dei 182 milioni di capitale sociale. Insomma, il prezzo di ridurre la Tari obbligherebbe l'Ama ad avviare le procedure di liquidazione a meno di una ricapitalizzazione da parte del Campidoglio.

Tari alle stelle, il trucco della tributo Tefa al 5%
Ma nel calcolo della Tari del Comune di Roma si nasconde uno scherza targato Pd. Una delle componenti che contribuiscono alla determinazione della Tari è rapprsentata da un tributo destinati al Comune Metropolitano chiama Tefa “Tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente”, la cui percentuale massima prevista dalla legge è pari al 5 per cento. Ebbene, a determinare l'aliquota massima applicabile è stato il “reggente di Ignazio Marino, il vicepresidente Pd Mauro Alessandri, ex sindaco di Monterotondo e attualmente assessore ai Lavori Pubblici della Regione Lazio. Alessandri ha messo la sua firma sulla delibera 46 del 15 giugno 2016 nonostante Virginia Raggi fosse stata già eletta sindaco dell'area Metropolitana e nominata ufficialmente il 26 dello stesso mese. Nell'interregno tra elezione e nomina, l'area Metropolitana targata Pd si è autodecisa l'aliquota più alta. Ovvio che l'M5s non se ne è ami accorto o ha fatto finta di non accorgersene per continuare ad intascare il tributo altissimo.

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