Roma

Rifiuti caos e Tari alle stelle: Raggi e Zingaretti aspettano il commissario

Virginia Raggi e Nicola Zingaretti, vertici istituzionali che parlano lingue diverse: il commissario soluzione allo scaricabarile sull'emergenza rifiuti

di Donato Robilotta

Non solo a Roma e nel Lazio siamo all’emergenza rifiuti, con i dati che dicono che nella Capitale si paga una delle tariffe più alte nonostante il pessimo servizio, ma Zingaretti e la Raggi continuano a fare a scaricabarile.

Zingaretti continua a dire che la Raggi deve indicare il sito della discarica subito e la Capitale deve poter chiudere il ciclo dei rifiuti all’interno dei suoi confini, anche perché il 31 dicembre chiude la discarica di Colleferro. La Raggi, vista la chiusura momentanea del sito di Colleferro, intima a Zingaretti di indicargli subito il sito dove portare i rifiuti.

Una situazione davvero imbarazzante per dei vertici istituzionali che parlano lingue diverse solo per non affrontare il problema. Insomma una maionese impazzita che rischia di far deflagrare la situazione e mi porta a dire che se non si nomina adesso un commissario ai rifiuti quando? La Raggi ha le sue gravi responsabilità nel dire no a tutto, ma anche ammettendo che indicasse oggi un sito ci vuole del tempo per essere pronto. Nel frattempo dove dovrebbero andare i rifiuti di Roma?

Così come è evidente che la posizione di chiudere il sito di Colleferro a fine anno, cosa che secondo me non avverrà, è una decisione politica presa per compiacere il sindaco del Pd che lo ha promesso in vista della imminente campagna elettorale, dal momento che la discarica è stata ampliata da poco tempo per accogliere circa 1 milione di metri cubi di rifiuti e non credo che per quel periodo possa essere piena.

Insomma scappano dalle loro responsabilità così come i consiglieri regionali che, riunitosi mercoledì in sessione straordinaria per parlare di rifiuti, non hanno saputo e voluto indicare nessuna soluzione. Con l’assessore Valeriani che, dopo aver dichiarato che Colleferro deve chiudere e che il Campidoglio deve indicare la discarica, ha chiesto che l’Ama rifacesse la gara Europea per portare i rifiuti all’estero. Ecco la soluzione, che è sempre la stessa di quando fu chiusa Malagrotta, portare i rifiuti all’estero, tanto pagano i romani. Subito attaccato e smentito dall’attuale Presidente di Ama. Omettendo di dire che di recente l’amministrazione regionale dopo aver fatto pensare ad un esito positivo ha dato parere negativo al sito di pian dell’Olmo, al confine tra il XV Municipio e Riano, dopo la furente protesta del Pd locale

Valeriani ha poi annunciato che il piano rifiuti ha finito la fase di vas e a giorni approderà in commissione, ma quel piano avendo come base i dati del 2017 è sfasato rispetto ad oggi e soprattutto prevede di far scomparire i rifiuti con la bacchetta magica, con la previsione della diminuzione dal 3 al 7% della produzione dei rifiuti e della raccolta differenziata addirittura all’80%, oltre la soglia europea. I dati del 2018 ci dicono invece che rispetto al 2017 la produzione dei rifiuti è aumentata, tanto che a Roma la produzione pro capite arriva a 605 kg/ab invece che dei 587 Kg/ab. del 2017, e la raccolta differenziata ha subito uno stop.

Occorre sfatare il mito della raccolta differenziata, intanto perché per farla bene e pulita, visto che dal Veneto rimandano in dietro quella di Roma, bisogna utilizzare il porta a porta che costa tantissimo e poi non risolve il problema, tanto che nelle grandi aree metropolitane del nord è ferma da tempo. In ogni caso pensare di aumentare la raccolta differenziata senza avere costruito impianti per l'umido è una follia.

Oggi Roma produce da sola oltre 350.000 t/a di organico a fronte dell'unico impianto di Maccarese che può lavorarne al massimo 30.000. E dei due impianti programmati da Ama per un totale massimo di 120.000 t/a, e dunque già oggi insufficienti, non c'è traccia. Nel Lazio quando raggiungeremo il 65% di Rd avremmo un fabbisogno pari a 750.000 t/a di organico a fronte di una capacità impiantistica autorizzata ad oggi ma non in funzione pari a 250.000 t/a.

Mancano anche i Tmb perché quelli autorizzati e presenti nel vecchio piano non sono stati tutti costruiti e alcuni presenti sono stati chiusi, come quello di Salaria, Ama, e di Albano. Valeriani non dice che proprio su Albano sta andando in onda un teatrino tutto interno al Pd come partito di lotta e di governo. Infatti gli uffici della Regione hanno dato il via libera, per legge, al rinnovo dovuto dell'aia al Tmb, in fase di ristrutturazione dopo l’incendio, con annessa discarica di servizio mentre il sindaco del Pd, legato al segretario regionale, fa fuoco e fiamme e minaccia l'assessore e gli uffici di ricorso al Tar. Valeriani non dice che a Guidonia è pronto un Tmb che può lavorare sia l’indifferenziato che l’umido ed è bloccato solo da un cavillo delle Belle Arti. Qui il sindaco dei 5 stelle guida la protesta contro la possibile apertura mentre porta l’indifferenziato di Guidonia ad Avezzano e l’umido in parte ad Aprilia e in parte nel Veneto.

Massimiliano Valeriani, così come Nicola Zingaretti, sostiene che non è ideologicamente contrario alla termovalorizzazione ma dice no perché non è più conveniente dato che l'Ue avrebbe “fissato il decommissioning di questi impianti al 2030”. Intanto se il no ai termovalorizzatori fosse legato a questioni economiche e non ideologiche dovrebbe spiegare allora perché ha chiuso il termovalorizzatore di Colleferro, di proprietà della Regione.

L’Unione Europea non vieta affatto gli inceneritori, le direttive impongono il decommissioning per gli impianti vecchi e fuori norma. La direttiva sull’economia circolare in materia di gestione rifiuti prevede che al 2035 debbano essere raggiunti i seguenti obiettivi: 65% di riciclo, 10% massimo di rifiuti in discarica e dunque il 25% di valorizzazione energetica. Tanto è vero che negli altri paesi europei non stanno tornando indietro rispetto alla termovalorizzazione. Solo per fare un esempio, a fronte dei 39 termovalorizzatori presenti in Italia , in Germania ne hanno 96, in Francia 126. Al centro di Vienna, in Austria, c’è un moderno termovalorizzatore dove abbiamo portato i rifiuti di Roma. A Copenaghen, Danimarca, nel cuore dell’Europa verde, hanno aperto di recente una pista da sci su un moderno termovalorizzatore. In Inghilterra hanno deciso di costruire una decina di impianti. Hanno fatto male i conti questi paesi o forse sbaglia chi da noi blocca gli impianti e preferisce mandare in giro per il mondo i rifiuti di Roma causando tra l’altro gravi danni ambientali. Sa bene Valeriani che a Roma e nel Lazio mancano gli impianti, tanto che Zingaretti lo scrive nelle delibere con le quali firma accordi con le altre Regioni come le Marche e l’Abruzzo. Regioni che si prendono i rifiuti di Roma per trattarli nei loro impianti ma impongono poi che una volta lavorati vengano sversati nelle discariche del Lazio.

Nel Lazio c’è solo un termovalorizzatore, quello di S. Vittore, che può lavorare al massimo 350 mila t/a di rifiuti, a fronte dei quattro previsti dal Dpcm del 2016 del Governo Renzi , che calcolava un fabbisogno di incenerimento di circa 800 mila t/a. Gli stessi impianti previsti e autorizzati dal piano regionale del 2012, ancora in vigore, considerando la raccolta differenziata al 65%: S. Vittore, Colleferro, Malagrotta, Albano. Quello di Colleferro è stato chiuso da Zingaretti, quello di Malagrotta è pronto ma non viene dato l'ok dalla Regione all'entrata in funzione, quello di Albano è stato cancellato con la motivazione che l'aia sarebbe scaduta. Cosa non vera perché l'aia si è rinnovata per legge, come per il Tmb. Ad Albano ci sono tutti i pezzi del termovalorizzatore che giacciono sul sito, mentre noi portiamo i rifiuti nei termovalorizzatori del nord e all'estero.

Ad oggi il termovalorizzatore di Acea di S. Vittore è stato raddoppiato ed ha una capacità autorizzata pari a 360.000 t/a, che non corrisponde però alla capacità vera, perché l'impianto non può essere sempre mandato al massimo e delle tre linee una viene mantenuta libera per le manutenzioni. Anche Zingaretti sa che serve almeno un altro impianto tanto che di recente in una audizione in commissione sui rifiuti in Parlamento ha fatto capire che si potrebbe raddoppiare S Vittore.

L’amministratore di Acea qualche settimana fa ha annunciato che se serve l’impianto di S. Vittore può essere aumentato, dopo aver affermato il contrario questa estate, e avrebbe avviato anche una interlocuzione con la Pisana. E che c’è bisogno di un termovalorizzatore l’ha capito bene A2A che ha presentato una proposta di costruire un impianto a Tarquinia con la Regione che blatera ma da inizio alla conferenza di servizio. Anche qui montano le proteste ma nel caos di programmazione e in mancanza di decisione politica i privati si infilano nelle contraddizioni, tanto che richieste di altri impianti in particolare di compostaggio arrivano a macchie di leopardo senza un quadro di insieme e senza una seria programmazione territoriale.

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